Autobianchi Primula, A111, A112, Y10

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Gallo Pierluigi
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Autobianchi Primula, A111, A112, Y10

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ALa Primula fu la prima auto del gruppo Fiat a sperimentare la trazione anteriore. Il suo compito, quasi si trattasse di una vettura da laboratorio, era quello di "sdoganare" questo tipo di soluzione tecnica, mal vista nel Gruppo Fiat. L'ostracismo era dovuto ad un episodio verificatosi negli anni trenta. Giovanni Agnelli, il nonno del celebre Avvocato, amava testare di persona i prototipi dei futuri modelli della Casa, sedendo accanto ai piloti durante le sessioni di collaudo. Mentre testava un prototipo di vettura a trazione anteriore, questa (probabilmente per un guasto tecnico) uscì di strada incendiandosi. Non vi furono conseguenze fisiche per pilota e passeggero, ma da quel giorno la trazione anteriore venne bandita.

All'inizio degli anni sessanta, tuttavia, Dante Giacosa (capo-progettista Fiat), riuscì a convincere i vertici della casa a sperimentare nuovamente una soluzione tecnica che, su automobili di piccola e media taglia, dava vantaggi indubitabili. Nessuno però se la sentì di utilizzare il marchio Fiat per questa sperimentazione, preferendo il "collaterale" Autobianchi. Utilizzando un nuovo pianale e sistemando in posizione anteriore trasversale il noto 4 cilindri in linea 1221cc a carburatore della 1100 D, nacque nel 1964 la Primula a trazione anteriore.

Caratterizzata da una vezzosa linea a due volumi con pinne posteriori (ispirata a quella delle Austin 1100 di Pininfarina), la Primula poteva essere scelta in configurazione berlina o coupé.

La berlina poteva avere il pratico (ma poco di moda all'epoca...faceva tanto "vettura da lavoro") portellone posteriore o un semplice cofano bagagli (dunque poteva essere scelta nelle versioni a 2, 3, 4 o 5 porte), mentre la coupé (caratterizzata da una parte inferiore della carrozzeria analoga a quella della berlina e da un padiglione più basso e rastremato) era solo a 2 porte. Il portellone posteriore, poco apprezzato in Italia, fu invece molto gradito in Francia caso raro, dato che le vetture italiane non erano particolarmente apprezzate oltralpe), dove vetture come la "Citroen Ami 6 e Ami 8" o la "Renault 4" erano assai amate proprio per la comodità di carico.

Grazie ai 59cv (64 sulla coupé) del motore la nuova Autobianchi (caratterizzata anche da finiture pretenziose) aveva buone prestazioni, supportate da una tenuta di strada eccellente (merito della trazione anteriore e delle sospensioni anteriori a ruote indipendenti McPherson, altra novità per la Casa).


[size=x-large][center]L'evoluzione[/center][/size]
Nel 1968 la Primula venne ristilizzata. Sulla berlina cambiarono la mascherina anteriore e gli interni, mentre la coupé ottenne anche una coda completamente ridisegnata e priva delle caratteristiche pinne (che rimasero, invece, sulla berlina).

Dal punto di vista tecnico, invece, la novità più importante era data dall'adozione dei motori della Fiat 124. La berlina venne equipaggiata col 1197cc da 65cv della 124 base, mentre la coupé (ora denominata Coupé S) ottenne il 1438cc da 75cv della 124 Special.

La linea della coupé, che nella parte posteriore sembrava "incompleta", piacque meno di quella della serie precedente, nonostante il miglioramento delle prestazioni e delle finiture.

La produzione terminò nel 1970. Sul mercato c'era, ormai da 2 anni, la sua erede spirituale, l'A111. Lo stabilimento di Desio "sfornò" 74.858 esemplari dal 1964 al 1970.

Dalla Primula derivò anche il furgone Fiat 238.


[size=x-large][center]Caratteristiche Tecniche[/center][/size]

Versioni
Berlina 2, 3 4 e 5 porte (1964 - 1968)
Coupé (1964 - 1968)
Berlina 65C 2, 3, 4 e 5 porte (1968-1970)
Coupé S (1968-70)

Motorizzazioni
[center]1200 Berlina (1964 - 1968)[/center]

Origine motore: Fiat 1100 D
Architettura: 4 cilindri in linea
Cilindrata totale: 1221cc
Alimentazione: 1 carburatore monocorpo
Distribuzione: 1 albero a camme laterale, 2 valvole per cilindro
Potenza massima: 59cv a 5600 giri/minuto
Coppia massima: 9,5 kgm a 3200 giri/minuto
Raffreddamento: ad acqua
Lubrificazione: forzata
[center]1200 Coupé (1965 - 1968)[/center]:

Alimentazione: 1 carburatore a doppio corpo
Potenza massima: 65cv a 5400 giri/minuto
Coppia massima: 9.6 kgm a 3100 giri/minuto
[center]1200 65 C Berlina 1968 - 1970[/center]

Origine motore: Fiat 124
Cilindrata totale: 1197cc
Potenza massima: 65cv a 5600 giri/minuto
Coppia massima: 8,9 kgm a 3400 giri/minuto
[center]1400 S Coupé[/center]

Cilindrata totale: 1438cc
Potenza massima: 75cv a 5800 giri/minuto
Coppia massima: 11,1 kgm a 4000 giri/minuto

Telaio
Sospensioni anteriori: a ruote indipendenti schema McPherson, con molle elicoidali
Sospensioni posteriori: ad assale rigido con balestre semiellittiche
Ammortizzatori: idraulici telescopici
Freni (anteriori/posteriori): dischi/dischi(senza servofreno)
Sterzo: a vite e settore

Trasmissione
Trazione: anteriore
trasmissione: manuale a 4 rapporti

Carrozzeria
Tipologia: Berlina a 2 volumi 2,3.4.5 porte e 4 posti, oppure coupé 2 volumi 2 porte
Scocca: autoportante



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FONTE:WIKIPEDIA - AUTOBIANCHI.ORG

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[center][b]Gallo Pierluigi - Moderatore sez. "Delta e Prisma"-"Stratos"-"Rally 037"-"Delta Integrale/S4"-"Altri Marchi"[/b] 

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Le Lancia di casa:[url=http://ladeltadipierluigi.jimdo.com/passione-lancia/lybra-story/la-mia-lybra-1-9-jtd/]Lybra 1.9 JTD Berlina[/url]-[url=http://ladeltadipierluigi.jimdo.com/passione-lancia/delta-story/la-mia-delta-1-3-lx-acquisto/]Delta 1.3 LX-[url=http://ladeltadipierluigi.jimdo.com/passione-lancia/prisma-story/la-mia-prisma-1300-acquisto/]Prisma 1300[/url]-[url=http://ladeltadipierluigi.jimdo.com/passione-lancia/y-story/la-nostra-y-1-2-vanity/]Y 1.2 Vanity(Fabiana)[/url]-[url=http://ladeltadipierluigi.jimdo.com/passione-lancia/k-story/la-k-jtd-dei-miei-suoceri/]K 2.4 JTD(ex dei suoceri...)[/url]
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Gallo Pierluigi
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Autobianchi A111

Messaggio da leggere da Gallo Pierluigi »

La A111 è un'autovettura prodotta dall'Autobianchi tra il 1968 ed il 1972.





[size=x-large][center]Il contesto storico[/center][/size]
Dante Giacosa avrebbe voluto, per rimpiazzare la vetusta Fiat 1300, una moderna vettura di classe media dotata di trazione anteriore. I risultati della sperimentazione condotti, a partire dal 1964, con l'Autobianchi Primula erano stati, del resto, decisamente buoni, sia in termini di comportamento stradale che di sfruttamento dello spazio interno (grazie alla possibilità di collocare trasversalmente il motore e di evitare che l'albero di trasmissione attraversasse l'intero corpo vettura). Con queste intenzioni Giacosa avviò il progetto 123, ma l'ostracismo del management Fiat costrinse l'ufficio tecnico ad accantonare il progetto e a concentrarsi sulla più tradizionale 124 a trazione posteriore. Il progetto 123, tuttavia, non venne buttato, ma servì da base per lo sviluppo di una nuova berlina a trazione anteriore, da vendere con marchio Autobianchi come erede della Primula. Nel 1967 infatti, mentre procedevano gli studi per la realizzazione della futura A112, la direzione dell'Autobianchi riteneva di dover sostituire la "Primula" con una vettura a carrozzeria a tre volumi. Fu scelto dunque di recuperare il modello di stile eseguito per la "123" e di ritoccarlo per utilizzare anche componenti destinati ad altre vetture del gruppo.


[center]La nascita e l'evoluzione[/center]
La "A111" (nome commerciale della nuova berlina) aveva una meccanica con elementi al passo con i tempi (motore anteriore trasversale, sospensioni anteriori a ruote indipendenti, ammortizzatore di sterzo, impianto frenante a dischi sulle quattro ruote e servofreno, ventola radiatore elettrica) ed elementi convenzionali (retrotreno ad assale rigido con molle a balestra e cambio a soli 4 rapporti). Molto tradizionale la linea (una berlina a 3 volumi dalle forme decisamente squadrate), che mescolava elementi d'ispirazione 124 a soluzioni che anticipavano la 128 (a cui somigliava parecchio).

Il Pianale era quello della Primula ma adottava soluzioni al passo coi tempi come i freni a disco sulle quattro ruote ed un motore di cilindrata 1400.

Molto curate, invece, le finiture interne con sedili in panno, inserti in legno su plancia e pannelli porta e pavimento in moquette.

La A111 era mossa da un 4 cilindri con albero a camme laterale di 1438cc da 78cv (era lo stesso della Fiat 124 Special) accoppiato ad un cambio manuale a quattro marce per una velocità massima di circa 155 km/h.

Non ebbe grande successo commerciale, per via del prezzo non troppo competitivo e della concorrenza interna, prima della Fiat 124 (che aveva un prezzo inferiore), poi anche della Fiat 128.

Nel 1970 subì qualche lieve ritocco (gruppi ottici posteriori sdoppiati, varie migliorie agli interni, plancia ritoccata, volante della Fiat 125) ed uscì di listino nel 1972, senza essere sostituita da altri modelli con lo stesso marchio, allorché la Fiat decise di attribuire il ruolo di vettura di classe alla Lancia Beta.


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Gallo Pierluigi
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Autobianchi A112, Y10

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L'A112 è un autovettura prodotta dall'Autobianchi, in serie ed allestimenti diversi, dal 1969 al 1986.


[center]Storia[/center]
Nella seconda metà degli anni '60 la Fiat si trovava a dover affrontare la preoccupante penetrazione nel mercato italiano della "Mini" che, dopo aggirato l'ostacolo dei dazi doganali con la costruzione della vettura presso gli stabilimenti della Innocenti, riscuoteva un notevole successo di vendite tra i giovani e, soprattutto, tra l'utenza femminile.

In quel settore di mercato, la Fiat che disponeva dell'obsoleto modello "850", non era certo in grado di rivaleggiare per immagine e concezione tecnica con la rivoluzionaria utilitaria anglo-italiana e, pertanto, Dante Giacosa decise di proporre, attraverso la controllata Autobianchi, una vettura di piccole dimensioni, dall'aspetto elegante e dotata della moderna trazione anteriore.

Secondo la filosofia di Giacosa, come già avvenuto per la "A111", non si trattava solamente di proporre un nuovo modello, ma anche di realizzare una sperimentazione su larga scala delle soluzioni e delle componenti meccaniche che sarebbero poi state utilizzate sulla "127", in via di realizzazione.

Nacque così il progetto "X1/2", sviluppato come "sperimentazione sul campo" dell' "X1/4" (la futura e fortunata Fiat 127)

Per la carrozzeria, in un primo tempo, fu assegnato l'incarico di progettare il modello di forma a Giorgetto Giugiaro, ma il prototipo scaturito non venne giudicato adatto ai gusti dell'utenza femminile ed il compito passò al Centro Stile Fiat. Per inciso, il progetto bocciato verrà utilizzato, tredici anni dopo, per la "Panda".

L'Autobianchi A 112 venne presentata, nel 1969, al Salone di Torino, ottenendo entusiastici consensi, in particolare tra le categorie d'utenza verso le quali era indirizzata.

Il successo di vendite fu immediato e talmente consistente che per alcuni anni la produzione, nonostante i continui ampliamenti delle linee di montaggio, non riuscì a soddisfare una domanda corposa ed in costante crescita, costringendo gli aspiranti proprietari del nuovo modello a snervanti attese che, in molti casi, superavano i dodici mesi.

Oltre all'aspetto gradevole ed alla brillantezza delle prestazioni, anche i contenuti costi di acquisto e d'esercizio, contribuirono a farne una delle automobili più diffuse e apprezzate da utenti di ogni fascia d'età.

Nella sua lunga carriera la "A112" subì molti restyling e miglioramenti, che diedero vita a ben 7 serie.

ai modelli di serie, vennero realizzate alcune versioni estremamente rare - prototipi o modelli unici - sui quali si hanno pochissimi dati. Ne sono esempi la "Cabarth", con meccanica Abarth e carrozzeria cabriolet a 2 posti, la A112 Pininfarina del 1972, la A112 Felber ed altri costruiti per competizione.

Nei primi anni Ottanta, la commercializzazione in Svezia venne affidata alla Saab, che la propose come "Saab Lancia A112"


[center]Prima serie[/center]
Al momento dell'inizio della commercializzazione (ottobre 1969) l'A112 era disponibile in un'unica versione, spinta dal Fiat 100, un 4 cilindri in linea con albero a camme di 903cc da 44cv. Accoppiato ad un cambio manuale a 4 rapporti, il brillante aste e bilancieri Fiat (proveniva dalla 850 e sarà utilizzato anche dalla 127), spingeva l'utilitaria di Desio a 135km/h con consumi abbastanza contenuti (in media 6,9 litri ogni 100km). L'impianto frenante era di tipo misto, così come anche sulle serie successive, ma privo di servofreno e con freno a mano inusualmente sulle ruote anteriori. Il comportamento stradale era assai gradevole, per brillantezza, maneggevolezza e tenuta di strada.

L'allestimento prevedeva sedili in skai e plancia con strumentazione circolare, mentre il bagagliaio aveva una capienza di 180 litri, ampliabili ribaltando lo schienale posteriore.

Visto il successo ottenuto e le ottime doti stradali, la Casa decise, nel 1971 di ampliarne la gamma con l'introduzione delle versioni E ed Abarth. La prima presentava finiture più curate, verniciatura del tetto in colore contrastante (proprio come sulla Mini!) e dotazione più ricca, mentre la seconda era una vera e propria versione sportiva realizzata dall'atelier di Carlo Abarth.

L'A112 Abarth, che sarà anche l'ultimo modello sviluppato con un certo grado d'autonomia dall'Abarth (che proprio quell'anno venne assorbita dalla Fiat), era equipaggiata con un esclusivo 4 cilindri monoalbero, sempre ad aste e bilancieri . 982cc da 58cv, che garantiva ampi margini d'elaborazione. A causa delle maggiori prestazioni fornite dal motore, l'impianto frenante venne potenziato e completato dal servofreno. La caratterizzazione estetica della carrozzeria, offerta solo nel colore rosso con cofano motore, passaruota, sottoporta e fascia posteriore tra i gruppi ottici in nero opaco e marchietti Abarth (il famoso scorpione) sulle fiancate, era molto marcata, così come quella degli interni (sedili anteriori anatomici con poggiatesta, volante sportivo e strumentazione completa di contagiri, termometro olio e manometro olio). Col tempo, grazie anche ai numerosi trofei monomarca, la A112 Abarth divenne un'autentica "palestra" per futuri piloti.
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[center]Seconda serie[/center]
Nel marzo del 1973 vennero apportate alcune leggere modifiche che, comunque, fecero parlare di seconda serie. All'esterno si notavano nuovi paraurti in plastica nera con inserti cromati (anziché metallici con profilo in gomma), una diversa mascherina con "maglia" differente e nuovi cerchi ruota, mentre all'interno vennero apportate varie migliorie a plancia e sedili. L'eredità della A112 E, venne raccolta dalla Elegant con motore potenziato a 47cv e finiture più curate, mentre la versione base, ora denominata Normale conservava il propulsore a 44cv e i paraurti in metallo con fascia in gomma. Il modello a subire i maggiori mutamenti estetici fu, però, la Abarth, che ora poteva essere ordinata anche in versione monocolore (in caso di bicolore le parti verniciate in nero opaco si riducevano al solo cofano motore). All'interno, inoltre, presentava nuovi sedili con rivestimento in tessuto a scacchi, mentre dalle fiancate scomparivano gli "scorpioni". Non vi furono, invece, novità tecniche.
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[center]Terza Serie[/center]
La terza serie, presentata alla fine del 1974, differiva dalla precedente per i gruppi ottici posteriori ridisegnati (con luce di retromarcia integrata su Elegant e Abarth), griglia di sfogo sul montante posteriore più ampia ed una differente conformazione dei pannelli interni posteriori che, garantendo maggior spazio trasversale, consentivano l'omologazione per 5 persone (prima era per 4). Sulla Normale i paraurti, sempre metallici, divennero neri opachi (e privi di fascia in gomma). La gamma Abarth, per la quale sono rese disponibili anche nuove tinte (blu elettrico e verde brillante, oltre al rosso) in caso di verniciatura bicolore, si ampliò con l'introduzione della versione 70 HP, spinta da un 4 cilindri di 1049cc da 70cv. La versione di 982cc rimase in listino col nome 58 HP. Nel luglio del 1975 la potenza della Normale venne ridotta a 42cv, mentre nel 1976 venne tolta di listino la Abarth 58 HP.
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[center]Quarta Serie[/center]
Col restyling del 1977 nacque la quarta serie. Questa volta le modifiche furono tali che aveva, effettivamente, senso parlare di nuova serie: basti pensare che, ad esempio, il padiglione venne alzato di 2 cm (sopra la linea dei gocciolatoi) per migliorare l'abitabilità in altezza e che gli interni (plancia, sedili, pannelli) vennero completamente ridisegnati. All'esterno cambiarono anche la mascherina (più ampia ed in plastica nera), i gruppi ottici posteriori (di nuovo disegno) e la grigli di sfogo sui montanti posteriori (ampliata). Le versioni Elegant e Abarth adottarono anche nuovi paraurti integrali in plastica nera e fascioni protettivi laterali nello stesso materiale (sulla Normale rimasero invece due paraurti metallici sottili verniciati di nero opaco). La sportiva Abarth, invariata nella meccanica, era riconoscibile per lo spoiler sotto al paraurti anteriore e per la vistosa "gobba" sul cofano motore (che inglobava anche un'ampia presa d'aria e i marchietti Abarth). La Elegant, infine, adottò un motore di cilindrata maggiorata a 965cc da 48cv (sulla Normale rimaneva il 903cc da 42cv). Tutta la gamma venne dotata di servofreno.
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[center]Quinta serie[/center]
Nel 1979 venne presentata la quinta serie con modifiche estetiche e, su alcune versioni, finalmente il cambio a 5 marce. La carrozzeria venne "addobbata" con una nuova e più elaborata mascherina, paraurti (in plastica su tutte le versioni) ridisegnati, fascioni laterali in plastica raccordati ai paraurti tramite "codolini passaruota" dello stesso materiale, nuovi gruppi ottici posteriori inseriti in una cornice di plastica nera (in cui era alloggiata anche la targa), frecce laterali ridisegnate e arretrate, inedite targhette laterali con l'identificazione della versione, specchietto esterno più grande, mentre gli interni subirono solo modifiche di dettaglio. Nella gamma comparvero 2 nuovi allestimenti: Junior e Elite. La prima, equipaggiata dal noto 903cc da 42cv abbinato al cambio a 4 marce, sostituiva la Normale alla base della gamma, mentre la seconda, equipaggiata con la variante di 965cc del 4 cilindri Fiat abbinato ad una trasmissione manuale a 5 rapporti, s'inseriva, per finiture ed equipaggiamento, un gradino sopra alla Elegant (per la quale divenne disponibile, a richiesta, il cambio a 5 marce). L'adozione di serie della 5° marcia fu l'unica novità tecnica per la Abarth, che adottò anche i cerchi in lega leggera ed i fendinebbia. A richiesta, tutte le versioni, potevano essere equipaggiate con tergilunotto, mentre per la Junior era disponibile anche un tetto apribile panoramico in tela.
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[center]Sesta serie[/center]
L'eccessiva "plastificazione" della quinta serie, che aveva tolto parte dell'originaria eleganza, venne corretta con al sesta serie del 1982. All'esterno fu operata una semplificazione delle sovrastrutture plastiche (mascherina dal design meno elaborato, gruppi ottici ridisegnati e privi di cornice in plastica, fascioni più sottili, eliminazione dei codolini di raccordo e paraurti dal design più pulito), mentre gli interni vennero completamente rinnovati. La Abarth conservò i codolini per allargare i parafanghi. Accanto agli allestimenti già disponibili (Junior, Elegant, Elite e Abarth), comparve il lussuoso LX, con meccanica della Elite e finiture ancora più curate (interni in velluto, vetri atermici, finestrini anteriori azionabili elettricamente, tergilunotto, poggiatesta anteriori).
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[center]Settima serie[/center]
La settima serie del 1984 presentava solo alcuni ritocchi minimi all'estetica ed un miglioramento dell'equipaggiamento. Il paraurti anteriore venne predisposto per il montaggio dei fendinebbia (di serie sulle Abarth e a richiesta sulle altre. Su tutte le versioni, tranne la "Junior", la targa venne spostata sul paraurti ed i gruppi ottici vennero uniti da una vistosa fascia in materiale riflettente (catadiottro) riportante il logo Autobianchi e il nome dell'allestimento. Su tutte (escluso la Junior, che conservava i coprimozzi ridotti, e la Abarth, che aveva le ruote in lega) i copricerchi divennero integrali.

La Abarth, inoltre, venne addobbata da una strip adesiva laterale (posta sopra il fascione) con la sigla identificativa del modello.
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[center]Ottava serie (o "serie unificata")[/center]
Nel 1985, con la nascita della Y10, la gamma venne ridotta al solo modello Junior (che perse la sigla identificativa).

Le caratteristiche rimasero sostanzialmente invariate rispetto alla settima serie. La gamma restò in listino fino al 1986, fino alla sostituzione completa con la Y10.


[center]La A112 Abarth[/center]

La A112 Abarth nacque per competere con la Mini Cooper, prodotta in Italia dall'Innocenti. Carlo Abarth, originariamente, presentò, di propria iniziativa, nel 1970 un prototipo di A112 dotata di soluzioni tecniche care all'atelier, come il motore con testata radiale di 982cc e potenza di ben 107cv. La Fiat, proprietaria dell'Autobianchi, non sposò il progetto, ma l'interesse suscitato dal prototipo indusse i vertici della Casa a prendere in considerazione l'idea di un'A112 sportiva. L'incarico di sviluppare un modello sportivo, ma accessibile anche ad una clientela giovane, venne, ovviamente, affidato alla Abarth. Partendo dal classico 4 cilindri di 982cc, già montato sulle versione elaborate dalla casa dello scorpione di Fiat 600 ed 850, vennero sperimentate varie soluzioni (come la testata radiale) che , grazie al miglior raffreddamento, consentiva una potenza di 74cv.

Alla fine, per motivi di costi, venne scelta una semplice evoluzione del 903cc di serie, che grazie ad un incremento di cilindrata a 982cc, ad un nuovo carburatore Weber a doppio corpo, ad un albero a camme ridisegnato, ad un nuovo albero motore ed un rapporto di compressione incrementato, erogava 58cv (contro gli originari 44cv). Ovviamente adeguata alle maggiori prestazioni (150 km/h, contro i 135 della versione standard), l'intera meccanica (assetto rivisto, freni potenziati, servofreno). Quando venne lanciata la A112 Abarth prima serie (Salone dell'Automobile di Torino del 1971), la Abarth era già stata acquisita dalla Fiat.

Nel corso degli anni subì poche evoluzioni tecniche e molti restyling estetici. Le principali novità tecniche furono l'adozione di un nuovo motore 1049cc da 70cv, (da non confondere con la succesisva elaborazione del Fiat Brasile, usato sulla Fiat 127 Sport). Cambiavano albero motore, albero a camme, carburatore e rapporto di compressione (1975), e del cambio manuale a 5 marce (1979).

Ad alimentare il successo della A112 Abarth contribuirono sia la partecipazione alle gare di Rally (dove la piccola Autobianchi vinse nella propria categoria, grazie alla straordinaria agilità) e, soprattutto, il Campionato Autobianchi, una competizione stagionale per sole A112, che tra il 1977 ed il 1984 , funse da palestra per molti futuri piloti, come Attilio Bettega (vincitore della stagione 1977), Fabrizio Tabaton (1978), Franco Cunico (1979), Michele Cinotto (1980) e Pietro Corredig (1984).

Molte sono le A112 che ancora oggi partecipano alle cronoscalate nazionali, in particolare nella classe E3 A1150, dove si confrontano aspramente con le Fiat 127 Sport, e nelle gare storiche CSAI.


[center]Caratteristiche Tecniche[/center]
anni di produzione : 1969 - 1986
numeri produzione : 1.254.178 esemplari
versioni:
[center]I serie 1969 - 1973[/center]
normale - 903cc., 44 CV. - fin dal 1969
E - allestimento più lussuoso - 903cc., 44 CV. - 1971 - 1973
Abarth - 982cc. 58 CV. - 1971 - 1973
[center]II serie 1973 - 1974[/center]
Normale - 903cc., 47 CV.
E - 903cc., 47 CV.
Abarth - 982cc. 58 CV.
[center]III serie 1974 - 1977[/center]
Normale - 903cc., 47 CV, abbassati a 42 nel 1975.
E - 903cc., 47 CV.
Abarth - 982cc. 58 CV. disponibile fino all'inizio del 1976, oppure 1050cc., 70CV.
[center]IV serie 1977 - 1979[/center]
normale - 903cc., 42 CV
E - 965cc., 48CV.
Abarth - 1050cc., 70CV.
[center]V serie 1979 - 1982[/center]
Junior - 903cc., 42 CV
Elegant - 965cc., 48CV.
Elite - 965cc., 48CV.
Abarth - 1050cc., 70CV.
[center]VI serie 1982 - 1984[/center]
Junior - 903cc., 42 CV
Elite - 965cc., 48CV.
LX - 965cc., 48CV.
Abarth - 1050cc., 70CV.
[center]VII serie 1984 - 1985[/center]
Junior - 903cc., 42CV.
Elite - 965cc., 48CV.
LX - 965cc., 48CV.
Abarth - 1050cc., 70CV.
[center]VIII serie 1985 - 1986 (chiamata anche "serie unificata")[/center]
versione unica "A112" - 903cc., 42CV.
motorizzazione: Fiat 127, 903cc. per tutti gli anni di produzione, affiancato in seguito dal 965cc.per i modelli E, Elegant, Elite, LX.
carrozzeria originale Autobianchi, 3 porte. Omologata per 4 persone fino alla seconda serie, per 5 dalla terza serie in poi.





FONTE:WIKIPEDIA - AUTOBIANCHI.ORG

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Gallo Pierluigi
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Autobianchi Y10

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La Autobianchi Y10 è un'autovettura utilitaria italiana prodotta dal 1985 al 1995 ed è l'ultimo modello prodotto con il marchio "Autobianchi". Sul mercato estero, venne anche commercializzata con il marchio Lancia.

[center]Caratteristiche[/center]
L'Autobianchi Y10 debutta ufficialmente al Salone di Ginevra, nel marzo 1985. La nuova utilitaria ha l'impegnativo compito di sostituire degnamente l'A112 che da quindici anni è presente con successo sulla scena nazionale ed internazionale del mercato automobilistico.

Per rendere meno evidente l'enorme differenza formale fra i due modelli, in seno al Gruppo Fiat – Lancia (l'Alfa Romeo sarebbe stata acquisita dal gruppo torinese soltanto l'anno successivo) viene stabilito che l'A112 resti in listino, parallelamente alla Y10, fin quasi alla fine del 1986. A mettere in comune la Y10 all'A112 c’è solo il marchio, la tipologia strettamente utilitaria delle due automobili e la stessa ambizione di proporsi come automobile “di classe” da città, per questo molto attente a soddisfare le pretese non soltanto di un pubblico femminile sempre più esigente, ma anche di tutti coloro che vedono l'automobile utilitaria non soltanto come una “scatola” con cui destreggiarsi il più abilmente possibile in mezzo al traffico cittadino, ma come qualcosa di appagante, in termini di design, prestazioni e comfort.


[center]Il design[/center]
La più importante novità nel design che colpisce il pubblico e la stampa è soprattutto la coda tronca, caratterizzata dal portellone con verniciatura in nero satinato, indipendentemente dal colore scelto per la carrozzeria (ma sarà disponibile, seppure come optional, la verniciatura del portellone nella tinta prescelta per la carrozzeria). La linea della piccola scocca, marcatamente a cuneo, è molto aerodinamica (CX di 0,31), grazie al cofano motore accentuatamente inclinato, al parabrezza curvo e anch’esso parecchio inclinato, ai finestrini laterali a filo con la carrozzeria, all'assenza di gocciolatoi laterali, alle maniglie porta incassate ed alla lieve rastrematura del tetto verso la coda. Tutte queste caratteristiche, uniche per un'utilitaria del 1985, sono a merito del Centro Stile Fiat, a quei tempi guidato dall'ing. Vittorio Ghidella. La definizione del progetto Y10 ha richiesto più di 3 anni di studi. Era necessario che questa macchina avesse una identità ben precisa da collocare inequivocabilmente sotto il marchio Lancia. Gli incarichi originariamente furono affidati a Pininfarina,a Giorgetto Giugiaro e allo stesso centro stile Fiat. Furono eseguiti centinaia di disegni,bozze e modelli in scala reale iniziati già dal 1980;alla fine venne prescelto e sviluppato il progetto del Centro Stile Fiat che meglio rispondeva al tema proposto:studiare una vettura destinata ad una particolare utenza "selezionata e d'élite";una vera e propria Ammiraglia in miniatura desiderata dalle donne tanto quanto una borsetta firmata e,dagli uomini come il loro profumo preferito. Ad ogni personalità corrisponde inequivocabilmente un modello:dalle sportive Turbo e Gt i.e alle fascinose Avenue ed Ego con interni in pelle Frau,passando per i modelli intermedi e le serie speciali.

Anteriormente, i fari rotondi dell'A112 sono soltanto un ricordo: ora ci sono gruppi ottici rettangolari, che, insieme alla semplice ed elegante griglia, delimitano lo sviluppo del cofano motore, dando al frontale della vettura una immagine molto “tecnica”, anche se un po' comune alla sorella più economica Panda, totalmente diverse però per la coda. Il parabrezza, ora dotato di guarnizione in resina siliconica, è ampio, inclinato e caratterizzato da un tergicristallo monospazzola, soluzione funzionale e pratica. La fiancata, dal disegno molto pulito, è caratterizzata da una linea di cintura che parte dalla base del cofano motore, a metà indicatore di direzione, e tende a salire a mano a mano che ci si avvicina alla coda, delimitando inferiormente le due luci laterali. Assente, sulla superficie della fiancata, un qualunque tipo di nervatura, anche soltanto un profilo di abbellimento e di protezione: soluzione che rende la linea della Y10 molto particolare dal punto di vista del design.

La Y10 è proposta solo con carrozzeria a tre porte,piuttosto ampie, rendendo così l'accesso in auto agevole anche ai passeggeri posteriori. Il ruolo da protagonista spetta, come già accennato, al portellone posteriore piano e quasi verticale, incernierato in modo da rendere più pratico possibile l'accesso al vano bagagli, arretrando il punto di rotazione undici centimetri verso il centro del tetto, consentendo un'agevole apertura. I gruppi ottici posteriori sono rimasti, come sulle ultime A112, a sviluppo orizzontale; gli scudi paraurti, dalla forma avvolgente, sono realizzati in resina.


[center]Dimensioni[/center]
Nel complesso le dimensioni sono molto contenute:

Lunghezza di 3.39 metri
Larghezza di 1.51 metri
Altezza di 1.43 metri
Passo di 2.16 metri

[size=x-large][center]Prima serie[/center][/size]

L'abitacolo
L'abitacolo presenta rivestimenti in moquette sul pavimento, di serie su tutte le versioni; rivestimenti in tessuto per i sedili e nelle versioni top di gamma rivestimenti di Alcantara su plancia, sedili e pannelli porta: la versione "Ego" della seconda serie proporrà i sedili in vera pelle; inoltre, per personalizzare ed arricchire ulteriormente la propria Y10, sono disponibili in listino optional, quali vetri elettrici, chiusura centralizzata, divanetto posteriore sdoppiato, vetri posteriori apribili a compasso elettricamente (soluzione rivoluzionaria per quei tempi e altresì rara anche su vetture di ultima generazione: ad oggi, ci sono ancora vetture in produzione con questi accessori a pagamento), tetto apribile in cristallo ad azionamento manuale, sistema di climatizzazione interna con comandi elettronici e visualizzazione a LED, di impostazione simile a quello già adottato sulla Fiat Regata. La plancia, di impostazione moderna ed a sviluppo orizzontale, può offrire a richiesta una strumentazione analogica, arricchita con econometro, indicatori supplementari e Control System con largo uso di LED oppure, sempre come optional ma ad un costo decisamente maggiore, una sofisticata strumentazione digitale optoelettronica Solid State, comprendente fra l'altro Control System, computer di bordo e contagiri, che include anche i vetri ed i finestrini a compasso elettrici e la climatizzazione elettronica, per standardizzare la realizzazione degli impianti elettrici a poche e definite varianti. Quest'ultima strumentazione, rarissima proprio per la sua complessità ed il suo costo al pubblico, fu a suo tempo antesignana non soltanto per la miriade di informazioni utili che forniva al conducente, ma anche per la sua illuminazione di colore blu, che sarà tanto in voga vent’anni più tardi.

La dotazione di serie della versione di ingresso, la Fire, prevede i fari allo iodio, il lunotto termico, il tergilavalunotto, gli appoggiatesta anteriori fissi, i vetri posteriori a compasso manuali e le cinture di sicurezza anteriori. L'accessibilità all'abitacolo è giudicata agevole, la visibilità è ottima in tutte le direzioni, il bagagliaio tuttavia è un po’ troppo sacrificato, almeno rispetto alle “cugine” Panda e Uno.


La gamma 1985

Y10 Fire
Dotata del nuovo quattro cilindri Fire (Fully Integrated Robotized Engine), con cilindrata di 999 cc e potenza massima di 45 CV a 5000 giri/minuto, un motore molto elastico, poco rumoroso e dai bassi consumi, che le consente di superare i 145 Km/h e di accelerare da 0 a 100 Km/h in 16 secondi.


Y10 Touring

Mossa da un motore di 1049 cc, con potenza massima di 56 CV a 5.850 giri/minuto e coppia massima di 81,4 Nm a 3.000 giri/minuto, sviluppato partendo dal quattro cilindri monoalbero, prodotto in Brasile, che equipaggiava la Fiat 127. Questa versione, esternamente, è identica alla Fire, targhetta posteriore a parte; mentre nell'abitacolo si notano i rivestimenti in Alcantara al posto dei rivestimenti in tessuto. La Touring è piuttosto vivace, con una velocità massima di 155 Km/h ed un'accelerazione da 0 a 100 Km/h di 14,5 secondi.


Y10 Turbo

Un utente che apprezza la guida sportiva, nella Y10 Turbo troverà la realizzazione di tutti i suoi desideri. Monta lo stesso motore della Touring, dotato però di turbocompressore IHI con intercooler, con una potenza massima di 84 CV a 5.750 giri/minuto e coppia massima di 122,6 Nm a 2.750 giri/minuto. Rispetto al 1050 "aspirato" della Touring,si distingue per le valvole di scarico al sodio,i segmenti speciali,i collettori ad alta resistenza,la pompa carburante elettrica e l'accensione elettronica "Digiplex".Vanta di un sistema di sovralimentazione da "formula 1" in miniatura dotato di intercooler,valvola bypass e valvola termostatica. Questa pepata versione raggiunge i 180 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 9,5 secondi; è riconoscibile esternamente per la presenza di un bordino rosso sui paraurti, per la fascia adesiva alla base della fiancata con la scritta Turbo, per il terminale di scarico in metallo lucido di dimensioni maggiori e per i paraurti stessi, di disegno specifico e di maggiori dimensioni rispetto alle sorelle “tranquille”; internamente è possibile notare un inedito volante dal disegno più sportivo come anche i sedili dalla profilatura avvolgente e la strumentazione analogica più completa già di serie,ma arricchibile con sovraprezzo con il Check Control o strumentazione "solid state".

Tutte e tre le versioni sono dotate di cambio a cinque marce. La Y10 ricalca, nella disposizione dei principali organi meccanici, la maggioranza delle vetture della sua epoca: trazione anteriore, motore anteriore trasversale; per ciò che riguarda le sospensioni, presenta uno schema McPherson all'avantreno e retrotreno ad assale rigido “a omega”.


Le aspettative
L'attenzione e l'interesse dimostrati dal pubblico internazionale al Salone di Ginevra, fanno ben sperare al Gruppo Fiat – Lancia che la nuova Y10 incontrerà il gusto del pubblico, ma le vendite dei primi mesi stentano a decollare. La vera doccia fredda, che frena l'entusiasmo dei primi potenziali clienti Y10 sono i listini, giudicati eccessivamente alti: evidentemente le persone disposte a spendere di più per avere un'utilitaria un po' più ricercata nel 1985 sono ancora poche.

Il Gruppo Fiat - Lancia corre ai ripari; dopo una revisione di listini ed allestimenti, nel gennaio del 1986 presenta già la nuova gamma.

La campagna pubblicitaria punta sulla filosofia originale della vettura e sui contenuti tecnici.Perché la Y10 è un'auto innovativa che offre prestazioni eccezionali e una serie di soluzioni inedite nella sua categoria. E' nata cosi' "La città del futuro" e, grazie alla Donna Robot che le fa da madrina muovendosi con sinuosità tutta femminile,la Y10 diventa un'auto assolutamente inconfondibile caratterizzata dalla sua moderintà.


[center]La gamma 1986[/center]

Y 10 Fire

La nuova versione d'ingresso, la Fire, ha ora una dotazione di serie più scarna, a cui tuttavia corrisponde un prezzo più basso, quantificabile in un milione di lire; esternamente questa versione è riconoscibile grazie alla griglia anteriore di aspetto più povero, dotata cioè di una cornice verniciata in nero opaco e la griglia nera (contrariamente alla Fire ’85 che presentava una cornice di acciaio inossidabile lucido e una griglia, uguale per tutte le versioni, con baffature cromate), ai gruppi ottici posteriori semplificati ed asimmetrici, con un solo faro di retromarcia posto a destra e un solo faro di retronebbia posto a sinistra. All'interno sono stati mantenuti i rivestimenti in tessuto e viene introdotta una nuova plancia, anch’essa adeguatamente impoverita con l'assenza degli sportelli su vani e cassetti.


Y 10 Fire LX

Tra la Fire e la Touring trova posto ora una nuova versione, la Fire LX. In sostanza, si tratta della versione Fire ‘85, e si differenzia dalla nuova versione base, oltre che per la targhetta posteriore, per la plancia, di aspetto più ricco e qui dotata degli sportellini a chiusura di vani e cassetti, rivestiti in Alcantara.

La Touring e la Turbo, invariate, offrono ora di serie i vetri elettrici, la chiusura centralizzata e l'orologio digitale.

Tutte le Y10 (Fire, Fire LX, Touring e Turbo) hanno ora a richiesta il volante regolabile in altezza. Le vendite finalmente decollano, nonostante la delusione degli acquirenti dei primissimi esemplari, per niente contenti di veder i prezzi di listino calare notevolmente a pochi mesi dal debutto.


Y 10 4WD

Alla fine dello stesso anno, nell'ottobre del 1986, la gamma si amplia ulteriormente, debutta infatti la Y10 4WD, versione a trazione integrale inseribile, equipaggiata col Fire da 999 cc, con potenza incrementata fino a raggiungere i 50 CV a 5500 giri/minuto. Può tranquillamente essere definita una vera e propria SUV ante litteram per l'esclusività del design, delle finiture e dei contenuti a livello meccanico. La trazione integrale può essere inserita mediante un tasto posto sul cruscotto, ed un complesso e modernissimo sistema elettropneumatico che permette, a trazione integrale disinserita, di lasciare fermi albero di trasmissione e semiassi posteriori, La trazione si inserisce semplicemente premendo il pulsante, a motore acceso e vettura ferma o comunque con velocità inferiore a 55 Km/h; qualora la trazione venisse inserita oltre questa velocità, la trazione si inserirebbe solamente rallentando sotto i 55 km/h; inoltre per evitare che accumuli di ghiaccio, fango o neve blocchino il sistema di attuatori di comando della trasmissione, essa si inserisce automaticamente spegnendo il motore. E’ facile riconoscere la 4WD grazie ai grossi fascioni laterali in materiale plastico, ai cerchi ruota di disegno specifico senza alcun coprimozzo e ai paraspruzzi anteriori e posteriori; a distinguerla ulteriormente ci pensano le scritte identificative sul portellone, sulle protezioni laterali e sui paraspruzzi di serie. Nell'abitacolo sono stati adottati rivestimenti inediti ed il volante, di disegno più esclusivo, della Turbo. Fa parte della dotazione di serie anche lo specchietto esterno destro, ma sono optional il tergilavafari, la strumentazione con Control System e contagiri, il tetto apribile, i vetri elettrici, la chiusura centralizzata, il sedile posteriore sdoppiato ed il volante regolabile in altezza. La Y10 4WD raggiunge la velocità massima di 145 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 17,4 secondi.

È interessante vedere come, con un ventaglio di versioni disponibili a listino e la possibilità quasi infinita di eventuali personalizzazioni, la Y10 vada alla ricerca di una clientela la più possibile diversificata e varia.


La collocazione nel mercato
Nel biennio 1987-88 la piccola Autobianchi diviene sempre più un prodotto maturo, con una precisa collocazione sul mercato, ambita da una clientela molto varia e dalle istanze molto varie. Essa raccoglie ormai i successi attesi, ma fa comunque parlare di sé in occasione di eventi fino a quel momento inconsueti nel mondo dell'automobile: la presentazione delle “serie speciali”: versioni particolarmente arricchite ed esclusive, con caratteristiche e dettagli a sé stanti, cioè non disponibili sulle vetture comuni, ancora una volta a sottolineare la varietà degli utenti Y10. Vent’anni dopo, le versioni speciali legate ad un marchio, non necessariamente del campo automobilistico, sono sotto gli occhi di tutti e fanno ormai parte, in pianta stabile, della stragrande maggioranza dei listini: in quegli anni la Y10 diffuse un concetto nuovo anche nel modo di offrire l'automobile: un vero e proprio oggetto “alla moda”al limite dello "snob", legato allo stile di vita del periodo, da esibire come vero e proprio “status symbol” o come oggetto di appartenenza ad un gruppo.


La Y10 Fila

La prima versione speciale, a debuttare nel febbraio del 1987, è la Y10 Fila, un modello destinato principalmente ad un pubblico giovane e dinamico, firmata dall'omonima azienda biellese di articoli sportivi e per il tempo libero. Derivata meccanicamente dalla Y10 Fire (gamma 1986), di cui mantiene inalterata la dotazione di accessori, si fa riconoscere con molta facilità per il fatto di essere interamente verniciata di bianco: non soltanto la carrozzeria, ma anche il portellone, i paraurti, la griglia anteriore e le coppe ruota. Ad interrompere la monotonia ci pensano le strisce adesive in nero e azzurro, che corrono lungo la linea di cintura e culminano, verso il portellone, col famoso marchio; all'interno i sedili ed i pannelli porta sono stati rivestiti di tessuto azzurro, e il logo Fila è stato inserito sugli schienali dei sedili anteriori. Il successo di questa prima versione speciale, premiata soprattutto dai giovanissimi, non si fa attendere, al punto che, nel marzo del 1988, essa viene affiancata dalla seconda versione, denominata Fila 2: la carrozzeria è ora verniciata in nero, questa volta ad esclusione delle coppe ruota, dei paraurti e della griglia anteriore; la striscia che corre lungo la fiancata è stavolta bianca e rossa, così come negli interni è la coloritura del tessuto ad essere differente, non più in azzurro ma in rosso.


Le Martini e le Missoni

Nel frattempo, visto il successo dell'iniziativa, hanno visto la luce altre due versioni speciali, la Martini e la Missoni. La Y10 Martini segue di pochi mesi la prima edizione della Fila, ed arriva nelle concessionarie nel giugno del 1987. Realizzata per celebrare il sodalizio sportivo con la Martini & Rossi, con cui da anni la Lancia riscuote successi nel mondo delle corse con la sua impareggiabile Delta, la Y10 Martini deriva dalla Turbo ed è disponibile, anche in questo caso, nel solo colore bianco, utilizzato anche per i copricerchi (disponibili come optional i cerchi in lega) mentre i paraurti sono quelli, più avvolgenti e ribassati, della Turbo, non verniciati. La fiancata è percorsa da una striscia con i colori vincenti della Squadra Corse Martini, colori utilizzati anche per i tessuti dei sedili e dei pannelli porta.

Con l'arrivo dell'autunno, nell'ottobre 1987, arriva la Y10 Missoni, versione derivata dalla Fire LX e firmata dal noto stilista Ottavio Missoni (che apparirà anche in uno spot televisivo accanto alla sua creazione), che ha scelto per la carrozzeria un esclusivo ed unico Blu Memphis metallizzato (portellone nero), intonato con i tessuti interni, realizzati in Alcantara nocciola per plancia e pannelli porte, mentre per i sedili adotta un tessuto “Missonato” in velluto a strisce; la moquette è coordinata col colore esterno, e per rendere riconoscibile questa versione, nella parte finale della fiancata, a metà fra la nervatura ed il finestrino posteriore, viene applicato un adesivo del marchio Missoni.

Come si può facilmente intuire, le versioni speciali sono decisamente orientate ciascuna verso una propria specifica clientela, cercando di accontentare i più giovani con una versione allegra ed economica come la Fila; un pubblico decisamente più sportivo e maturo con la Martini, ed un pubblico femminile “alla moda” con la versione “pret a porter” Missoni.


[center]Seconda serie[/center]
Nel febbraio del 1989 l'Autobianchi presenta la seconda serie della Y10, caratterizzata da leggeri ma importanti ritocchi estetici ed all'abitacolo, ed interessata da importanti modifiche nelle motorizzazioni: in conseguenza, nasce la nuova gamma: “Il privilegio di evolversi, restando sé stessi” Così come recita la sua pubblicità televisiva di lancio.

Tutti i modelli hanno ora coppe ruota di nuovo disegno (4WD esclusa), indicatori di direzione anteriori bianchi, gruppi ottici posteriori (simmetrici ed ora uguali per tutte le versioni), realizzati in bicolore: doppia luce di retromarcia di color fumé, doppio proiettore retronebbia di colore rosso, luci di posizione e stop (a doppio filamento) in rosso ed indicatori di direzione fumé. Scompaiono gli indicatori giallo ambra e con essi una moda fino ad allora imperante in campo automobilistico.

La Fire ha ora una nuova griglia radiatore, di aspetto non più povero, abbellita con la cornice esterna in acciaio inox che dal 1986 era stata retaggio delle versioni top di gamma, ma con la griglia a tinta unica, cioè priva delle baffature cromate. Nell'abitacolo è stato modificato lo schienale del divanetto posteriore, a vantaggio della capacità di carico del bagagliaio, rendendolo più verticale e meno imbottito; sono stati modificati i pannelli porta, che ora includono nella parte inferiore i pulsanti degli alzacristalli elettrici anteriori (optional su Fire) e la predisposizione per gli altoparlanti; la plancia resta però del tipo più economico, cioè priva degli sportelli su vani e cassetti. Nuovi sono anche i tessuti di rivestimento dei sedili.

Tutti i nuovi modelli hanno la strumentazione con una nuova grafica, anch’essa assai meno “anni ‘80” e, Fire esclusa, il volante regolabile in altezza. L'impianto di climatizzazione interna prevede ora di serie anche la funzione di ricircolo manuale oppure, a richiesta, un nuovo sistema di climatizzazione digitale, stavolta con regolazione elettronica della temperatura mediante display e funzione “auto” per il mantenimento costante della temperatura impostata.

Della precedente gamma comprendente la Fire, la Fire LX, la Touring, la Turbo e le serie speciali, sopravvive soltanto la versione Fire mentre tutte le altre versioni escono di produzione e con esse anche il motore da 1050 cc, sia nella versioni aspirata (Touring) sia nella turbocompressa (Turbo). Tale motore è sostituito ora dal Fire di 1108 cc, che ha debuttato nel 1988 al lancio della Fiat Tipo e che, nel caso della Y10, è dotato di iniezione elettronica Single Point; caratterizzato da una potenza massima di 56 CV a 5500 giri/minuto e da una coppia massima di 88 Nm a 3000 giri/minuto, equipaggia l'inedita Fire LX i.e., che raggiunge i 156 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 13.9 secondi.


I nuovi motori a iniezione elettronica

GT I.E

Se la scomparsa del motore 1.050 turbo, per motivi di omologazione antinquinamento in alcuni paesi europei (Svizzera, Austria e Germania) ha causato molti rimpianti, il nuovo motore aspirato di 1301 cc, ad iniezione elettronica Multi Point, di produzione brasiliana e derivato dal precedente 1050, è il degno sostituto, ed è in grado di sfoderare una potenza massima di 78 CV a 5750 giri/minuto ed una coppia massima di 100 Nm a 3250 giri/minuto. Questo nuovo 1300 equipaggia la inedita versione GT i.e., nata per sostituire e non rimpiangere la Turbo, in grado di raggiungere i 178 Km/h ed accelerare da 0 a 100 Km/h in 11,5 secondi,promettendo un comfort ed una fluidità di marcia sconosciuta sul modello sovralimentato. Con l'abolizione del Turbo, logicamente anche le prestazioni ne risentono negativamente, però tutto sommato la Gt i.e risulta molto più "sfruttabile" diventando una vera e propria "Granturismo tuttofare". La GT i.e. è caratterizzata dal bordino rosso che incornicia la griglia anteriore, da una striscia adesiva, con sigla d'identificazione, che percorre tutto il bordo inferiore della fiancata, dalle inedite coppe ruota (cerchi in lega optional) e il terminale di scarico cromato; internamente si presenta anch’essa come la LX i.e., con tipologie di rivestimento diverse. La strumentazione è come anche per la precedente Turbo, più completa e d'intonazione sportiveggiante.


4WD I.E

La 4WD cambia denominazione, diventando 4WD i.e., e cambia motore, passando dal Fire 1000 al Fire 1100 ad iniezione elettronica Single Point della LX i.e. Grazie al nuovo motore la 4WD raggiunge i 151 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 15 secondi. La 4WD i.e. mantiene infine inalterato l'aspetto esteriore, conservando i massicci fascioni laterali della versione precedente, ed i cerchioni di disegno specifico.


FIRE LX I.E

La nuova Y10 Fire LX i.e. si riconosce esternamente per la fascia inferiore del paraurti verniciata nello stesso colore della carrozzeria, per la striscia adesiva, con sigla d'identificazione, che percorre tutto il bordo inferiore della fiancata e per il terminale di scarico cromato; internamente, sedili in tessuto oppure, a richiesta, selleria in Alcantara. Plancia e pannelli porte sono rivestiti di serie in Alcantara.

Nel dicembre dello stesso anno, a confermare la posizione di leadership raggiunta a livello tecnologico dalla piccola Autobianchi, debutta la Y10 Selectronic, versione dotata di trasmissione automatica ECVT: Electronic Continuously Variable Transmission. Mossa dal motore Fire 1.100 ad iniezione Single Point della LX i.e., la Selectronic ha un cambio automatico a variazione continua dei rapporti, con frizione elettromagnetica (e non idraulica come sulla Fiat Uno Selecta); derivante, come allestimento, dalla LX i.e., la Selectronic raggiunge la velocità massima di 150 Km/h ed accelera da 0 a 100 Km/h in 15 secondi.

Pochi mesi più tardi, nel marzo del 1990, debutta la gamma delle Y10 catalizzate: per ogni versione c’è la corrispondente catalizzata, ad eccezione della Fire a carburatore, che rimane saldamente in vetta alle preferenze da parte del pubblico, premiata proprio per la sua economia di esercizio.

Il motore 1.100, ora denominato “Europa” in ossequio alle direttive CEE, raggiunge in versione ecologica, la potenza massima di 50 CV (37 KW), quanto basta per permettere alla LX i.e. di toccare i 150 Km/h, alla Selectronic di raggiungere i 145 Km/h ed alla 4WD i.e. di sfiorare i 142 Km/h. La versione catalizzata della GT i.e. ha ora un motore di 1297 cc, con potenza massima di 72 CV (53 KW), che le consente una velocità massima di 172 Km/h. Un anno più tardi debutterà anche la Fire i.e.. Rinnovata nei contenuti e divenuta una delle cittadine più apprezzate, la Y10 vive un vero e proprio momento di gloria e nel biennio 1991/92 la sua gamma si arricchisce di nuove versioni esclusive.


La Gamma

Y 10 Mia

serie speciale del “nuovo corso” ad affrontare il giudizio del pubblico, nel luglio del 1991, è la Y10 Mia. Si tratta di una versione in perfetto “vecchio stile Lancia”, elegante ma sobria, che non deriva, come accadeva nelle serie precedente, da allestimenti esistenti, ma costituisce una vera e propria voce di listino a sé stante, che si pone parallelamente alle versioni Fire ed LX i.e., dalle quali utilizza le motorizzazioni, 1.000 Fire carburatore e 1.100 Europa. La Y10 Mia si distingue dalle serie speciali che l'hanno preceduta perché introduce un nuovo concetto di scegliere e di vivere la “serie speciale”: essa cioè non è più una versione esclusiva, con colore ed allestimento unico, ma un vero e proprio modello a sé stante, con la possibilità, per l'utenza, di scegliere non solo eventuali optional, ma anche per la possibilità di scegliere fra tre diverse tinte metallescenti (una esclusiva tipologia di vernice metallizzata con pigmenti fotocangianti) di carrozzeria, eleganti e scure, come il blu Madras, il verde Derby o il black Mica, per la possibilità di personalizzare la coloritura di plancia, pannelli porta e selleria con la scelta di diverse tonalità di Alcantara (beige tortora, beige cammello, azzurro turchese e rosso carminio) da abbinare a piacere al colore esterno, senza cioè schemi predefiniti, ed infine la possibilità di scegliere fra le due motorizzazioni disponibili, sia cioè con motore Fire 1.0 a carburatore, sia Fire 1.1 “Europa” catalizzato. La dotazione di serie comprende anche i vetri elettrici anteriori, la chiusura centralizzata di tutte e tre le porte ed il volante regolabile in altezza. Sono disponibili, come optional, il tetto apribile, (denominato "Control System") e il retrovisore esterno destro, mentre sono di serie gli pneumatici maggiorati (155/13), con cerchio in acciaio e copricerchio di derivazione GT, decisamente più elegante. In breve tempo la Y10 Mia sfiora il 40% degli ordini totali della produzione 1991-92.


Y 10 Ego

Due mesi più tardi, a settembre del 1991, nasce la Ego, versione basata sulla Fire LX i.e. catalizzata, è disponibile unicamente con carrozzeria di colore Black Mica (compreso il portellone), ha selleria interamente rivestita in pelle “Poltrona Frau” di tonalità “Rosso Bulgaro” (così come la plancia, la leva del cambio, i pannelli porta ed il volante), ha poggiatesta anteriori sellati e non schiumati e pneumatici maggiorati. Disponibili a richiesta il tetto apribile, i cerchi in lega e la strumentazione con Control System, contagiri e indicatori supplementari. Il prezzo elevato di questa versione e la sua tiratura limitata, hanno fatto sì che la maggior parte degli esemplari prodotti siano stati venduti in paesi economicamente ricchi come Svizzera, Austria, Germania, Lussemburgo e Belgio.


Y 10 Avenue

All'inizio del 1992, sull'onda del successo della versione speciale “Mia”, fa il suo ingresso nelle concessionarie la Y10 Avenue, vero e proprio “canto del cigno” delle Y10 “Fanaloni”; mossa dal Fire 1100 “Europa” da 50 CV, è caratterizzata da quattro inedite tinte di carrozzeria (tre metallescenti e una metallizzata), ha portellone posteriore in tinta coordinata con la carrozzeria “tono su tono” e rivestimenti interni in Alcantara di disegno specifico, con poggiatesta anteriori imbottiti e cadenini abbinati alla tinta della carrozzeria. Disponibile esclusivamente catalizzata, la Avenue può però essere ordinata anche in allestimento Selectronic con cambio automatico.


[center]Terza serie[/center]

La terza serie del modello fece la sua apparizione sul mercato nel 1992, contemporaneamente alla chiusura dello stabilimento dell'Autobianchi di Desio, la produzione venne spostata presso lo stabilimento Alfa Romeo di Arese. (In realtà per un certo periodo sino al 1991, la vettura fu prodotta anche a Mirafiori)

Le motorizzazioni con cui poteva essere acquistata erano rimaste due, da 1108 e da 1297 cc, entrambi con iniezione elettronica, in grado di erogare, a seconda del tipo, potenze comprese tra i 51 e i 74 cv. Modifiche sostanziali, per quanto non immediatamente visibili, riguardarono anche le sospensioni, spesso criticate nelle versioni precedenti, e l'impianto frenante.

Gli interni furono completamente rivisti, in particolare per quanto riguarda la strumentazione e per la presenza di un impianto migliorato di climatizzazione, il condizionatore diventa di serie sulla versione Igloo. All'esterno le modifiche riguardano nuovi specchietti retrovisori, dei nuovi cerchi e un generale ammorbidimento delle linee grazie ai nuovi gruppi ottici anteriori e posteriori, pur senza snaturare completamente lo stile della versione originale.

Le versioni erano:

1.1 i.e.
1.1 Elite
1.1 Avenue
Seletronic, dotata di cambio automatico
1.3 Elite
4WD
Mia (gamma colori di "gusto femminile" e portellone in tinta con la carrozzeria)
Junior
Igloo
Ville
Sestriers
Questo modello venne sostituito nei listini Lancia dalla Y,prodotta nei nuovi stabilimenti di Melfi, che ne richiama in parte lo stile, uscita di produzione nel 2003 è stata a sua volta sostituita dalla Lancia Ypsilon.

La Y10 è sempre stata venduta in Italia con il marchio Autobianchi fino al 1995, anno in cui fu sospesa la produzione; la Y10 è stata l'ultima vettura del glorioso marchio Autobianchi. All'estero è sempre stata presentata con il marchio Lancia tranne che in Francia e Giappone dove ha mantenuto il logo Autobianchi, tuttora esistono siti di appassionati Giapponesi che posseggono Y10.


Dati tecnici
anni di produzione: 1985 - 1995
versioni:
I serie 1985 - 1989

fire - 999cc., 45 CV. - 1985 -
touring - 1049cc., 55CV. - 1985 -
turbo - 1049cc., 85CV. versione turbo - 1985 -
fire LX - 999cc., 45 CV. versione più lussuosa del fire - 1986 -
4WD - 999cc., 50 CV. - quattro ruote motrici - 1986 -
Fila - 999cc., 45 CV. colore bianco o nero. - 1987 -
Martini - turbo 1049cc., 85CV. livrea rally Lancia - 1987-1988 -
Missoni - 999cc., 45 CV. con logo e interni Missoni - 1988 -
1.3 i.e. - 1297cc., 72 CV. - sigla "injection" mercati austria e svizzera con catalizzatore - 1988 -
II serie - 1989 - 1992

Fire - 999cc., 45 CV. - 1989 -
Fire i.e. LX - 1108cc., 54 CV., iniezione elettronica - 1989 -
4WD - 1108cc., 57 CV.quattro ruote motrici - 1989 -
1.3 i.e. GT - 1301cc., 76CV. - 1989 -
LX selectronic - versione con cambio automatico a variazione continua - 1990 -
Mia - 999cc., 45CV. - 1108cc., 50CV. - 1991
Ego - 1108cc., 57CV. - 1991 -
Fire i.e. (base) catalitica Europa - 1108cc. marmitta catalitica - 1991 -
Fire i.e. LX cat Europa - 1108cc., 51 CV., iniezione elettronica e marmitta catalitica - 1991 -
1.3 i.e. GT cat Europa - 1297cc., 72CV. - marmitta catalitica - 1991 -
Avenue - 1108cc. marmitta catalitica, Interni in Alcantara e portellone stesso colore della carrozzeria, ma tono più scuro. - 1992 -
III serie 1992 - 1995

1.1 i.e. - 1108cc., 51CV. - 1992 -
1.1. Elite - 1108cc., 51CV. - 1992 -
1.1. Avenue - 1108cc., 51CV.- Interni in Alcantara e portellone stesso colore della carrozzeria, ma tono più scuro. - 1992 -
4WD - 1108cc., 51CV.quattro ruote motrici - 1992 -
1.3 Elite - 1297cc., 72CV. - dal 1992 al 1994 -
Igloo - 1108cc., 51CV. con condizionatore di serie - 1994 -
Junior - 1108cc., 51CV. - 1994 -
Mia - 1108cc., 51CV.con portellone posteriore a chiazze come la tappezzeria interna. - 1994 -
Selectronic - 1108cc., 51CV.- con cambio automatico - 1994 -
III serie MY 95 1995

Junior - 1108cc., 54CV. - 1995
Igloo - 1108cc., 54CV. - 1995
Sestrieres (4WD) - 1108cc., 54CV. - 1995
Ville (selectronic) - 1108cc., 54CV. - 1995
Nel dicembre 1995 esce di produzione l'ultima delle Autobianchi, una Y10 terza serie MY 95.


Normativa antinquinamento
Tutte le versioni della MY 95, ad esclusione della 1300 ormai uscita di produzione, hanno motorizzazione Euro II.



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FONTE:WIKIPEDIA - AUTOBIANCHI.ORG

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[center][b]Gallo Pierluigi - Moderatore sez. "Delta e Prisma"-"Stratos"-"Rally 037"-"Delta Integrale/S4"-"Altri Marchi"[/b] 

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