Autobianchi Bianchina, Stellina, Giardiniera e veicoli commerciali

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Gallo Pierluigi
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Autobianchi Bianchina, Stellina, Giardiniera e veicoli commerciali

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Presentata al pubblico il 16 settembre 1957 al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la Bianchina nacque come versione raffinata della Fiat 500 rivolta, prevalentemente, al pubblico femminile.

Derivata meccanicamente della 500, la Bianchina adottava, inizialmente, un'unica vezzosa carrozzeria a 3 volumi, definita Trasformabile, dotata di pinne, abbondanti cromature e tetto apribile integrale in tela. Comune con la più piccola delle Fiat anche il motore, il noto bicilindrico raffreddato ad aria di 479cc da 15cv.

Visto il buon successo (nei primi mesi addirittura superiore a quello della spartana 500), l'Autobianchi decise d'ampliarne la gamma e migliorarne le caratteristiche. Nel 1959 la potenza del motore crebbe a 17cv, mentre nel 1960 vennero lanciate le versioni cabriolet e Panoramica. La prima era un vera e propria vettura scoperta con capote in tela (la Trasformabile aveva un ampio tetto apribile in tela e motore maggiorato a 499cc (21cv), ma i montanti laterali erano fissi), mentre la seconda una giardinetta con motore a sogliola di 499cc (22cv) e passo allungato, derivata dalla 500 Giardiniera della Fiat. Dallo stesso anno la Trasformabile, che adottava il motore di cilindrata incrementata a 499cc (18cv) venne resa disponibile anche in versione Special con verniciatura bicolore e motore potenziato a 21cv.

Nel 1962 la Trasformabile venne sostituita dalla Berlina 4 posti, vale a dire una versione berlina con tetto chiuso e 4 posti. Il motore ed il telaio (a passo corto) erano i medesimi della Trasformabile. A differenza delle altre versioni in listino (Panoramica e Cabriolet), disponibili in allestimento unico, la Berlina poteva essere scelta in versione base (con motore da 18cv) oppure Special. Quest'ultima, meglio rifinita ed equipaggiata, era riconoscibile per la verniciatura bicolore (col tetto in tinta contrastante) ed il motore da 21cv. Lo stesso tutte le versioni adottarono un pianale scavato in corrispondenza della zona piedi dei passeggeri, per migliorare l'abitabilità.

Nel 1965, oltre ad un lievissimo restyling (fregio anteriore, plancia ridisegnata con inserto in finto legno e qualche altro dettaglio degli interni rivisto), che interessò tutte le versioni, le varianti Berlina 4 posti e Cabriolet adottarono il motore tipo F, ottimizzato in varie componenti.

Nel 1969 tutte le Bianchina uscirono di produzione, rimpiazzate dalla più moderna A112.


[center][size=x-large]Le Bianchina prodotte[/size][/center]
Le varianti della Bianchina prodotte sono state:

Trasformabile: fu la prima versione a esordire nel 1957 e l'unica ad esser prodotta nei primi anni (cioè fino all'arrivo, nel 1960, delle Panoramica e Cabriolet). Caratterizzata dalle porte incernierate dietro, la Trasformabile era una piccola tre volumi 2 posti dotata di un ampio tetto apribile in tela che inglobava anche il lunotto (in plexiglas). A livello estetico questa versione era riconoscibile per il montante posteriore arrotondato e i tre listelli cromati dietro alla portiera. Venne prodotta fino al 1962.
Berlina 4 posti: fu l'ultima versione ad esser introdotta nella gamma nel 1962. La logica della 4 posti va vista nel contesto del pensiero dell'automobilista italiano degli anni '60, che considerava le familiari (oggi station wagon) come vetture "da lavoro". Sull'onda di queste considerazioni l'Autobianchi, accanto alla Panoramica (avvantaggiata dal passo lungo), inserì nella gamma la Berlina 4 posti. Realizzata come versione chiusa della Cabriolet (quindi a passo corto), alla quale venne aggiunto un tetto metallico dalle forme piuttosto squadrate (per garantire una certa abitabilità posteriore), questa versione fu la meno apprezzata dal pubblico (che la soprannominò subito Televisore per via della caratteristica forma del lunotto posteriore, praticamente verticale, inserito in un "pagodina" protettiva). In effetti era la Bianchina meno equilibrata esteticamente. Venne prodotta fino al 1969.
Panoramica: basata sulla meccanica della Fiat 500 Giardiniera, era senz'altro la versione che richiese il maggior sforzo tecnico: passo allungato di 10cm, motore a sogliola ruotato di 90°. Pratica (grazie al portellone posteriore e al buon vano bagagli), abitabile e non priva di un certa eleganza, la Panoramica venne prodotta fino al 1969, anche nella versione Decapottabile (dotata di ampio tetto apribile in tela).
Cabriolet: era senz'altro la versione più "frivola" della piccola Autobianchi e, come tale, era arricchita da un maggior numero di cromature e profili lucidi. Attualmente è la versione più rara (circa 3150 esemplari prodotti) e più ricercata dagli appassionati. La meccanica era identica a quella della Trasformabile e della Berlina. Dal 1960 oltre alla capote in tela poteva essere montato, in inverno, un più protettivo hard top. La produzione cessò nel 1969.
Furgoncino: sulla base della Panoramica venne realizzata una versione furgonata, disponibile in 2 varianti: tetto basso e tetto alto. Queste due versioni erano sostanzialmente differenti fra loro: la prima conservava la carrozzeria della Panoramica (con le opportune modifiche, come l'eliminazione dei finestrini posteriori e dei sedili dietro), la seconda condivideva con il modello d'origine solo la parte anteriore della carrozzeria, mentre la parte posteriore, "furgonata", aveva un disegno specifico (soluzione che la Fiat avrebbe riproposto negli anni '70 con il Fiorino).
La produzione di entrambi i furgoncini fu parallela a quella della Panoramica.




L'elenco completo delle varianti prodotte dal 1957 al 1969 è:


Trasformabile 1ª serie (1957-59): 479,5cc - 15,0cv
Trasformabile 2ª serie (1959-60): 479,5cc - 16,5cv
Trasformabile 3ª serie (1960-62): 499,5cc - 17,5cv
Trasformabile 3ª serie Special (1960-62): 499cc - 21,0cv
Cabriolet D (1960-65): 499,5cc - 21cv
Cabriolet F (1965.69): 499,5cc - 21cv
Panoramica (1960-69): 499,5cc - 22,0cv
Panoramica Decapottabile (1960-69): 499,5cc - 22,0cv
Berlina 4 posti D (1962-65): 499,5cc - 17,5cv
Berlina 4 posti F (1965-69): 499,5cc - 18,0cv
Berlina 4 posti D Special (1965-69): 499,5cc - 21,0cv
Berlina 4 posti F Special (1965-69): 499,5cc - 21,0cv
Furgoncino tetto normale (1960-69): 499,5cc - 22,0cv
Furgoncino tetto alto (1960-69): 499,5cc - 22,0cv




[center][size=x-large]La Bianchina nel cinema[/size][/center]
Una Bianchina Berlina 4 posti di colore bianco fu scelta come autovettura del rag Ugo Fantozzi nell'omonima serie di film. Non è certo se la partecipazione, durata per tutto il ciclo della saga cinematografica dello "sfortunato" ragioniere (iniziata nel 1975 e conclusasi nel 1999), abbia giovato all'immagine dell'utilitaria di Desio. Se da un lato l'ha fatta conoscere alle generazioni successive, dall'altro le ha fatto assumere un'immagine "ridicola" che, in origine, il modello, pensato come versione snob della Fiat 500, non aveva.


[center][size=x-large]Scheda tecnica[/size][/center]
MOTORE
Posizione: posteriore verticale (Berlina, Cabriolet e Trasformabile); posteriore orizzontale (Panoramica e Furgoncino)
Architettura: 2 verticali in linea (Berlina, Cabriolet e Trasformabile); 2 cilindri orizzontali in linea (Panoramica e Furgoncino)
Cilindrata totale: 479cc (1957-60); 499,5 cc (1960-69)
Potenza:
15cv (Trasformabile 1957-59)
16,5cv (Trasformabile 1959-60)
17,5cv (Berlina e Trasformabile 1960-62)
18cv (Berlina 1962-65)
21cv (Cabriolet, Trasformabile Special, Berlina Special e, dal 1965, Berlina standard)
22cv (Panoramica, Furgoncino).
Distribuzione: 1 albero a camme laterale, valvole in testa con aste e bilanceri.
Alimentazione: 1 carburatore monocorpo.
Raffreddamento: ad aria con ventilatore centrifugo.
TRASMISSIONE
Trazione: posteriore.
Frizione: monodisco a secco
cambio: maunale a 4 marce (1ª e 2ª non sincronizzate).
CORPO VETTURA
Tipo: monoscocca in lamiera d'acciaio
Sospensioni: anteriori a ruote indipendenti, balestra trasversale, molloni elicoidali; posteriori a ruote indipendenti, balestra trasversale, molloni elicoidali.
Pneumatici: 125x12
Ammortizzatori: idraulici telescopici.
Freni: a tamburo sulle 4 ruote.
Sterzo: vite e settore elicoidale
DIMENSIONI E MASSE
Peso:
530 kg (Berlina)
535 kg (Cabriolet)
510 kg (Trasformabile)
585 kg (Panoramica)
Passo:
1.840 mm
1.940 mm (Panoramica e Furgoncino)
Carreggiate: anteriore, 1.121 mm; posteriore, 1.135 mm
Altezza: 1.320 mm
Lunghezza massima:
3.02 0mm (Berlina e Cabriolet)
2.985 mm (Trasformabile)
3.225 mm (Panoramica)
Larghezza massima: 1.340 mm
PRESTAZIONI
Velocità massima:
90 km/h (versioni con motore da 15 o 16,5cv)
95 km/h (Panoramica e versioni con motore da 17,5 o 18cv)
oltre 105 km/h (versioni con motore da 21cv)
Consumo medio (litri/100 km): da 4,5 a 4,9 (secondo la potenza massima).



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Autobianchi Bianchina Cabriolet 3ª Serie

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Autobianchi Bianchina berlina






FONTE:WIKIPEDIA

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Gallo Pierluigi
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Autobianchi Stellina

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La Stellina fu la prima autovettura italiana di serie costruita in vetroresina; il primo pregio evidente fu l'inattacabilità della ruggine (data l'allora ignoranza in materia di zincatura, o altri metodi di prevenzione, le autovetture erano spesso soggette a corrosione), il peso leggero e la facilità di costruzione (data anche la derivazione di un esemplare economico e popolare come la Fiat 600).

Il telaio era del tipo cosiddetto "scatolato" in acciaio, con i pezzi di vetroresina applicati alle varie guide. Il primo difetto era, paradossalmente, la difficoltà nel riparare l'autovettura, con, principalmente, ancora una diffidenza da parte degli italiani alla "plastica", e ad una rete di riparazioni non organizzatissima, ma che comunque (lì dove fu venduta la vettura) rifornita dei macchinai necessari. Con queste basi (da notare che ci sarà anche la Bianchina Cabriolet), parecchi sconsigliarono l'acquisto di un'auto che aveva un valore comunque grandioso, dal punto di vista stilistico ed anche meccanico, dato che esplorava una filosofia nuova in campo automobilistica, ma che, come le grandi rivoluzioni, verrà capita solo tempo dopo. Il prezzo era poi proibitivo, tanto da direzionare il marketing a signore (tipicamente femminile la seconda auto dell'epoca, ed era anche il target di produzione Autobianchi) ricche e facoltose; infatti la vetroresina non trovò successo fra gli italiani che si aspettavano di più da una autovettura che costava ben 993.000 lire (prezzo riferito alla Stellina 800).

La produzione era comunque standardizzata come tutte le spider dell'epoca: tetto in tela (non presente l'HardTop; sebbene alcuni prototipi siano stati effettivamente messi in commercio) con lunotto in plastica, colori lucidi contrastanti con l'interno, interni curati in pelle (skai per l'esattezza), di colore marrone o nero (disponibile solo sul rosso; altri colori non erano disponibili neanche a richiesta). Tra i (pochi) optional: radio, pneumatici a fascia (fianco) bianca, portapacchi in tubi cromati (alcuni, di produzione artigianale, con staffe di decoro in legno), marmitta Abarth (quest'ultimo non ufficiale, ma quasi sempre offerto data la fama, e anche data la conformazione sportiveggiante della vettura), ruote Borrani a raggi (ufficiali; altri tipi di ruote in lega, e cioè tutte quelle costruite per la Fiat 600, erano oridnabili). La prima serie fu prodotta in 343 esemplari. Per prima serie s'intendono i primi esemplari (comunque la maggior parte, dato il minimo, ma numeroso, rispetto alla produzione numerica, successo iniziale) che avevano la meccanica completamente derivata dalla 600D, quindi con motore da 767 cm3.

Dopo due anni, visto il calo delle vendite, si pensò che lo scarso successo fosse dovuto alla scarsa potenza (per il tipo di vettura) dovuta ai 29 cavalli (norme CUNA). Allora l'Autobianchi cercò di adeguare la Stellina, presentando quella che ufficiosamente sarebbe la seconda serie, in quanto non avrebbe soppiantato la produzione della 750, e fu prodotta in circa 200 esemplari: la Stellina 800. Come ci suggerisce il nome, la modifica stava nell'elaborazione del motore, con un incremento lieve della cilindrata a 792 cm3. Comunque l'800 cm3 aumentò la potenza della vettura ad appena 31,5 cv (sempre CUNA, quindi misure ottimistiche). Non molto se considerato che, in casa Fiat, la concorrenza interna (sia per tipologia di vettura, anche se non cosi rivoluzionaria dal punto di vista costruttivo, per cilindrata e per derivazione "popolare") si stava avvicinando con la Fiat 850 Spider (49 cv Din), marchiata Fiat e prodotta dalla Bertone (dinque favorita dal marchio, dato che la FIAT favoriva le vetture con il proprio marchio).


[center][size=x-large]Nota tecnica[/size][/center]
Nonostante le modifiche, la Stellina e la Stellina 800 erano identiche. Avevano anche il motore marchiato comunque 100D.000, dato la mancanza di dati ufficiali sul motore da 800 cc, di cui non si sa il tipo; cioè quindi come il precedente e, dunque, quello della 600D; tuttavia l'aumento di cilindrata sta nell'alesaggio a 63mm. Il motore guadagnò soprattutto potenza ai basso-medi regimi, aumentando la velocità massima, data la leggerezza della carrozzeria, di 10 km/h (125). Il telaio, data l'appartenenza del marchio alla Fiat, era marchiato esattamente come il Fiat 100 (ovvero quello della 600), con in aggiunta la 'B' di Bianchi. A titolo di curiosità, anche la Bianchina, che proveniva dal progetto 110 (quello dalle Fiat 500), adottava la stessa logica di marchiatura, ovvero aggiungendo la B, avendo 110B. Quindi con l'avvento della Fiat 500D, si ha il 110DB, con conseguente confusione col suddetto 100DB. Comunque nello stesso periodo fu introdotta la Stellina 800, con il telaio marchiato 100DB/1 per non creare confusione.


[center][size=x-large]Produzione[/size][/center]
La Stellina in totale fu prodotta in soli 502 esemplari. La ruggine comunque affligge i pianali di lamiera, ed è il motivo per cui sia una macchina molto difficile da trovare oggigiorno. Non se ne ha una stima di esemplari sopravvissuti.


[center][size=x-large]Caratteristiche tecniche[/size][/center]
anni di produzione: 1963 - 1965
motorizzazione: Fiat 600 D, posteriore 4 cilindri raffreddato ad acqua, 29 CV, cilindrata 767 cc; aste e bilancieri.
meccanica: Cambio a 4 marce più retromarcia, freni a tamburo, sospensioni a ruote indipendenti
carrozzeria: in vetroresina

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Gallo Pierluigi
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Autobianchi Giardiniera

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L' Autobianchi Giardiniera non era altro che la versione costruita dall'Autobianchi dellaFiat 500 Giardiniera, il cui assemblaggio venne trasferito alla casa di Desio a partire dal 1966.

Rispetto all'originaria versione Fiat, lanciata nel 1960 er corrispondente, in termini di allestimento, alla versione D della 500 berlina, non vi erano modifiche. Inizialmente la vettura conservò persino il marchio Fiat, com'era logico del resto: l'Autobianchi assemblava anche una parte della produzione delle 500 D sulle linee della Bianchina (che derivava dalla piccola Fiat).

Nel 1968, in occasione del lancio della serie F della 500 la Giardiniera assunse il marchio Autobianchi. Oltre alle specifiche della F, escluse le modifiche alle portiere che, a differenza della berlina, rimarranno sempre con apertura "a vento" (cioè incernierate dietro), la Giardiniera adottò griglie di aspirazione dell'aria (quelle sui montanti posteriori) nere (anzichè color acciaio) e lo specchietto retrovisore esterno.

Ovviamente cambiò anche fregio frontale, che divenne più grande, ma privo dei due baffi orizzontali che incorporavano il logo Fiat.

Oltre alle porte "a vento" una caratteristica peculiare della Giardiniera era il portellone posteriore, che includeva nache una porzione di tetto, incernierato sul lato sinistro. Entrambe queste "particolarità" verranno conservate fino al termine della produzione (1977).


Inizialmente la Giardiniera venne prodotta assieme alla sua derivata più snob ed elegante, la Bianchina Panoramica, che uscì di listino nel1969.

Accanto alla versione "promiscua" c'era la variante commerciale furgonata, caratterizzata dall'ampio vano di carico (ottenuto con l'abolizione del sedile posterire), dall'eliminazione dei vetri posteriori (sostituiti con lamierati) e dell'assenza del tetto apribile di tela (presente fino a fine produzione sulla versione civile.

Nel 1972 l'allestimento divenne simile a quello della 500 R berlina.

La Giardiniera venne tolta dal mercato nel 1977, 2 anni dopo la berlina.


Al termine della produzione non venne sostituita da alcun altro modello direttamente (sebbeno fossero stati approntati alcuni prototipi di 126 station wagon, poi scartati). Forse per praticità e abitabilità sua erede indiretta può essere considerata la prima generazione della Panda.

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Autobianchi Visconteo,Estense e Scaligero

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[center][size=x-large]VISCONTEO[/size][/center]

L'Autobianchi Visconteo è un autocarro prodotto dall'Autobianchi dal 1952 al 1959.

La prima produzione è dell'azienda meccanica milanese Cabi Cattaneo, la quale vendette il brevetto alla Bianchi per la produzione seriale. Quando quest'ultima confluì nell'Autobianchi nel 1955, il modello continuò ad essere prodotto. È l'ultimo mezzo prodotto dalla Bianchi ed il primo a portare il marchio Autobianchi.

Equipaggiato con le stesse meccaniche del OM Leoncino, verrà prodotto in due serie con cabine notevolmente differenti. La prima semplice, con linee arrotondate. La seconda più squadrata e particolareggiata.

Descritto dalle pubblicità dell'epoca come un autocarro leggero, potente ed economico, aveva la caratteristica precipua di unire una carrozzeria curata ad un motore affidabile. Ebbe un discreto successo anche grazie alla duttilità dei suoi allestimenti.


[center]Serie prodotte[/center]
Come per la maggior parte dei modelli Bianchi ed Autobianchi, la documentazione è assai risicata e di difficile reperimento, inoltre in questo caso, il passaggio fra diverse proprietà rende ancora più difficile uno studio omogeneo dei dati. Trattandosi poi di un autocarro, era evidentemente un mezzo destinato alla facile rottamazione, cosa che rende ancor più difficile il ritrovamento di modelli da analizzare. Le descrizioni che seguono, perciò, potrebbero contenere imprecisioni dettate da queste difficoltà.


[center]Prima serie[/center]
Il Visconteo nacque nel 1952 nella produzione Bianchi. La prima serie montava una cabina arrotondata, utilizzata anche nella seconda serie dello Sforzesco e dal Fiumaro (entrambi modelli Bianchi).

Il telaio tubolare era preso dallo Sforzesco mentre il motore era il medesimo del Leoncino della OM (Officine Meccaniche, azienda del gruppo Fiat con sede a Brescia), un COD (licenza Saurer) a 4 cilindri di 3770cc da 54cv a 2100 giri/min. Il cambio era a 4 marce, munito di riduttore (8+2).


[center]Seconda serie[/center]
La seconda serie del 1954 presentava la medesima meccanica del modello precedente, ma disponeva di una nuova cabina Bianchi, dalle linee più squadrate. Con una portata di 25 quintali, aveva un peso di 5,3 tonnellate.

Nel 1955, quando il modello passò dalla Bianchi all'Autobianchi, lo stemma venne spostato sullo sportello del tappo del radiatore. La scritta Autobianchi che inizialmente era riportata per esteso a caratteri maiuscoli, venne in seguito sostituita dal più noto stemma Autobianchi.

In quell'anno di grande produttività per le officine di Desio (visto il passaggio da Bianchi ad Autobianchi), il nuovo modello di Visconteo venne prodotto con alesaggio maggiorato da 100 a 105mm e cilindrata di 4156cc e 60 cv a 2000giri/min. La portata era di 32 quintali, il peso di 6 tonnellate. Motoristicamente, di fatto, il Visconteo seguiva l'evoluzione del Leoncino.

Il modello del 1956 differì nella sola potenza del motore: 61cv, anziché 60.

Nel 1958 fu prodotto il "Nuovo Visconteo" (chiamato anche Visconteo A 25), con ruote trilex (anziché a disco) e una cabina montata più alta. La portata era di 25 quintali, il peso di 5,5 tonnellate. Il motore era il medesimo del modello precedente, un COD da 61cv.

Il Visconteo uscì di produzione nel 1959, con l'arrivo dell'Estense e dello Scaligero.

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[center]ESTENSE[/center]
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FONTE:WIKIPEDIA

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