Lo stabilimento di Chivasso.
Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Esatto, era proprio lui.
Fu il classico esempio di persona che andava contro la logica, facendo esattamente l'opposto. Purtroppo in quel periodo il vento tirava dalla parte di Romiti e lui era uno dei suoi delfini. Fu uno anche uno degli ideatori di quel triste baraccone che fu l'Alfa-Lancia industriale.
Fu il classico esempio di persona che andava contro la logica, facendo esattamente l'opposto. Purtroppo in quel periodo il vento tirava dalla parte di Romiti e lui era uno dei suoi delfini. Fu uno anche uno degli ideatori di quel triste baraccone che fu l'Alfa-Lancia industriale.
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Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Intendi il periodo Esagamma, Esadelta e affini?
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Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Ciao Carlo,
PG fa riferimento a un triste periodo , credo dopo il 1986 - anno di acquisizione Alfa - in cui le spa Alfa e Lancia furono fuse per un paio di anni in una entità che di comune non aveva certo il DNA.
Ciao
PG fa riferimento a un triste periodo , credo dopo il 1986 - anno di acquisizione Alfa - in cui le spa Alfa e Lancia furono fuse per un paio di anni in una entità che di comune non aveva certo il DNA.
Ciao
Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Già, il periodo in cui sui libretti si leggeva proprio così, come in quello della mia Thema...


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Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Pierluigi T. Scritto:
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> Ciao Carlo,
>
> PG fa riferimento a un triste periodo , credo dopo
> il 1986 - anno di acquisizione Alfa - in cui le
> spa Alfa e Lancia furono fuse per un paio di anni
> in una entità che di comune non aveva certo il
> DNA.
>
> Ciao
Ah pensavo si riferisse ai camion con la parola industriale.
Certo che ne ha fatto di sbagli Cantarella.
Come mai nessuno si oppose al suo operato?
Interessi economici o cos'altro?
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> Ciao Carlo,
>
> PG fa riferimento a un triste periodo , credo dopo
> il 1986 - anno di acquisizione Alfa - in cui le
> spa Alfa e Lancia furono fuse per un paio di anni
> in una entità che di comune non aveva certo il
> DNA.
>
> Ciao
Ah pensavo si riferisse ai camion con la parola industriale.
Certo che ne ha fatto di sbagli Cantarella.
Come mai nessuno si oppose al suo operato?
Interessi economici o cos'altro?
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Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Per la verità è ancora peggio di quello che sembra: con l'Alfa-Lancia industriale spa, la Lancia morì come società per azioni e scomparve dopo 80 anni esatti di vita. Questi ed altri “giochini di scatole cinesi“ (vedi il caso Cogefar-Impresit-Gemina) servirono a garantire a Romiti ed agli uomini a lui fedeli, delle opportunità di speculare in borsa sul titolo e non solo. Romiti uscì dalla Fiat nel 1998, da presidente, con una lautissima buonuscita, mi pare 105 miliardi dell'epoca. Nel 2000 fu condannato definitivamente in cassazione a 11 mesi di carcere per falso in bilancio relativo al periodo anteriore al 1996. Nel 2002, presidenza Fresco, Cantarella si dimette dalla carica di amministratore delegato, ufficialmente per incomprensioni con i vertici Fiat, anche lui con una ricca buonuscita (40 milioni di euro). Nello stesso anno il tribunale di Torino condanna la Fiat a richiamare 39000 Dedra difettose, alcuni fori nella scocca permettevano ai gas di scarico di ristagnare nell'abitacolo, in seguito alla morte di alcuni automobilisti per patologie tumorali fulminanti. Il difetto era conosciuto fin dal 1991, con lettera ai concessionari, ma fu tenuto da tutti taciuto. Cantarella è stato indagato in quanto amministratore delegato in quel periodo. Nel 2006 il procuratore Guariniello lo rinvia a giudizio per non aver fatto rispettare le normative antinfortunistiche in fabbrica, causando patologie invalidanti a 182 operai di Mirafiori, tra il 1992 ed il 2002. I processi sono ancora in corso. Per concludere: l'Alfa-Lancia industriale scomparve nel 2004. In seguito alla riorganizzazione della Fiat holding, tutti i singoli marchi automobilistici ritornano all'interno del gruppo quotato in borsa, nasce quindi nel 2007 la Lancia automobiles spa.
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Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Dio che schifo di persone.
Solo capaci di mangiare sulla pelle degli altri.
Del fatto della Dedra ne ero a conoscenza anche io. La macchina della morte la chiamavano.
E' grazie a queste persone che la Lancia è morta
Solo capaci di mangiare sulla pelle degli altri.
Del fatto della Dedra ne ero a conoscenza anche io. La macchina della morte la chiamavano.
E' grazie a queste persone che la Lancia è morta
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Re: Lo stabilimento di Chivasso.
A mio opinabile avviso la Lancia non è morta ma si è evoluta ( o involuta, come preferite) seguendo le vicende industriali del nostro paese che l'hanno portata ad essere poco più di un brand di Fiat .
L'interesse per le sue vetture attuali e per l'importanza della sua storia sono la testimonianza che è un Marchio che fa gola ancora a ancora a molti per cui la parola "Fine" non è ancora stata scritta .
L'interesse per le sue vetture attuali e per l'importanza della sua storia sono la testimonianza che è un Marchio che fa gola ancora a ancora a molti per cui la parola "Fine" non è ancora stata scritta .
Re: Lo stabilimento di Chivasso.
Perdonami PG, aiutami a capirci di più perchè qualcosa non mi torna.
PG ha scritto:
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> Per la verità è ancora peggio di quello che
> sembra: con l'Alfa-Lancia industriale spa, la
> Lancia morì come società per azioni e scomparve
> dai listini di borsa dopo 60 anni esatti di vita.
> Tutti questi giochini di scatole cinesi servirono
> a garantire a Romiti ed agli uomini a lui fedeli,
> delle opportunità di speculare in borsa sul
> titolo.
A me non risulta che Lancia prima del 1987 fosse quotata in borsa, potresti per favore darmi una fonte?
> Per concludere: L'Alfa-Lancia industriale
> scomparve dai listini di borsa nel 2004. In
> seguito alla riorganizzazione della Fiat holding,
> tutti i marchi vengono riportati singolarmente a
> P.za Affari, nasce quindi nel 2007 la Lancia
> automobiles spa.
Non mi risulta neppure che Alfa-Lancia Industriale fosse quotatsa sino al 2004 né, tantomeno, che siano in listino a Piazza Affari i singoli marchi oggi (su questo francamente più che "non mi risulta" direi che non sono presenti, è il mio mestiere).
Poiché parli di speculazioni fatte in borsa su titoli che non ricordo lo fossero, considerando la cura con cui illustri ogni tuo gradito intervento, ti chiederei di darmi qualche riferimento, grazie.
Corrado
PG ha scritto:
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> Per la verità è ancora peggio di quello che
> sembra: con l'Alfa-Lancia industriale spa, la
> Lancia morì come società per azioni e scomparve
> dai listini di borsa dopo 60 anni esatti di vita.
> Tutti questi giochini di scatole cinesi servirono
> a garantire a Romiti ed agli uomini a lui fedeli,
> delle opportunità di speculare in borsa sul
> titolo.
A me non risulta che Lancia prima del 1987 fosse quotata in borsa, potresti per favore darmi una fonte?
> Per concludere: L'Alfa-Lancia industriale
> scomparve dai listini di borsa nel 2004. In
> seguito alla riorganizzazione della Fiat holding,
> tutti i marchi vengono riportati singolarmente a
> P.za Affari, nasce quindi nel 2007 la Lancia
> automobiles spa.
Non mi risulta neppure che Alfa-Lancia Industriale fosse quotatsa sino al 2004 né, tantomeno, che siano in listino a Piazza Affari i singoli marchi oggi (su questo francamente più che "non mi risulta" direi che non sono presenti, è il mio mestiere).
Poiché parli di speculazioni fatte in borsa su titoli che non ricordo lo fossero, considerando la cura con cui illustri ogni tuo gradito intervento, ti chiederei di darmi qualche riferimento, grazie.
Corrado
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ALFA-LANCIA - leggiamo Repubblica di allora.....
Ho trovato 3 interessanti articoli di Repubblica dell'epoca che raccontano con le parole di allora dell'entususiasmo del sistema Italia per la nenonata Alfa_lancia. Leggiamoli un po' ....
ALFA - LANCIA PRONTA AL DEBUTTO
Repubblica — 30 dicembre 1986 pagina 40 sezione: ECONOMIA
TORINO - La sua nascita coincide con uno dei momenti più fortunati del mercato automobilistico italiano. L' Alfa Lancia Industriale - è questo il nome della nuova società che diventerà operativa dal 1 gennaio prossimo - dopo essere stato l' avvenimento imprenditoriale di maggior interesse dell' 86 promette di inserirsi a pieno titolo tra le novità più importanti dell' 87 giacchè gli effetti che produrrà avranno riflessi sull' intero panorama europeo dell' industria automobilistica di fascia medio-alta. La sede della società nata dall' acquisto della azienda automobilistica dell' Iri da parte della Fiat sarà Milano. Gli stabilimenti di produzione sono rispettivamente quelli conferiti dalla Lancia (Chivasso, Desio e Verrone) e quelli conferiti dall' Alfa (Arese e Pomigliano d' Arco). I dipendenti attualmente sono 43 mila: 34 mila Alfa di cui seimila in cassa integrazione e 9 mila Lancia. Al termine dell' operazione di ristrutturazione gli addetti dovranno risultare complessivamente 37 mila. Il capitale della società verrà stabilito in sede di consiglio d' amministrazione presumibilmente sulla base dei valori riconosciuti alle due aziende. E' certo che il presidente sarà Vittorio Ghidella e l' amministratore delegato Giuseppe Tramontana: due uomini, rispettivamente di estrazione Fiat e Lancia, che conoscono la complessità della scommessa che hanno accettato e dispongono di sufficiente grinta per giocare le carte contro avversari che si chiamano Mercedes, Volvo, Bmw. Per assicurarsi l' Alfa Romeo la Fiat si è impegnata a investire entro i prossimi sei anni qualcosa come 8 mila miliardi di cui ben cinque destinati al rinnovamento degli impianti e del prodotto (di questi 5 mila miliardi il 75 per cento andrà all' Alfa Romeo sulla quale evidentemente occorrerà effettuare gli interventi più massicci). A pieno regime la nuova società dovrà produrre 620 mila vetture l' anno con un fatturato di 8 mila miliardi ai valori attuali e un utile operativo pari al 5 per cento di questo fatturato. Le auto usciranno dalle catene di montaggio col marchio Alfa (320 mila), Lancia (265 mila), il resto con il marchio Nissan o come veicoli commerciali. La battaglia per la conquista dell' Alfa è durata oltre quattro mesi. La prima mossa almeno sul piano ufficiale venne effettuata dall' americana Ford nel giugno scorso. All' epoca, la Fiat che aveva abbandonato i colloqui con la Finmeccanica, sembrava dare scarso peso all' operazione. Poi però era rientrata pesantemente in gioco ingaggiando col colosso di Detroit una guerra senza quartiere a suon di miliardi. Fino a quando si era assicurata l' azienda dell' Iri. L' atto finale risale al 6 novembre: in quella data la Finmeccanica si pronunciò a favore dell' offerta Fiat e contemporaneamente gli americani uscirono di scena. Subito dopo furono avviate tutte quelle operazioni che progressivamente resero possibile la costituzione della nuova società e si cominciò anche a lavorare alle prime fasi di ristrutturazione che progressivamente dovranno portare all' assetto definitivo di quella che sarà la seconda casa automobilistica italiana dopo la Fiat da cui è controllata totalmente. Per la Fiat la conquista dell' Alfa ha significato non soltanto la possibilità di limitare il potere dell' avversario Ford in termini di vendite ma anche garantirsi l' ingresso massiccio in una fascia di mercato, interno e internazionale, suscettibile di notevole sviluppo. Nota in Italia e all' estero Come un' azienda particolarmente versata nella costruzione di vetture utilitarie, da qualche tempo la Fiat aveva cominciato a sperimentare i limiti di questa sua condizione. Desiderava perciò aprirsi un varco anche nel campo delle vetture di prestigio e aveva cominciato a farlo con la Thema e con la Croma. In un paio d' anni, cifre alla mano, aveva inferto un colpo durissimo alle quote di Bmw, Volvo, Audi e Mercedes sul mercato italiano. Ma si era resa conto anche che poteva fare di più, acquistando l' Alfa Romeo e assicurandosi prestigio internazionale nonchè il mercato di questa azienda. Tutto questo si è verificato in concomitanza con due altri avvenimenti di cui uno legato indirettamente all' industria automobilistica: l' acquisto della proprietà Alfa da parte Fiat è venuto nel pieno d' un autunno caratterizzato da un eccezionale boom delle vendite di auto nel mercato italiano e appena un mese e mezzo dopo l' uscita dei libici dal capitale della multinazionale di Corso Marconi. Ora, analizzando bene la tendenza del mercato, si scopre che l' aumento dei volumi di vendita riguarda anche e soprattutto le vetture di prestigio. E se, come sembra, questo trend continuerà "Alfa Lancia Industriale" avrà il suo ben da fare sin dai primi giorni di vita. - di SALVATORE TROPEA
PARTE LA SFIDA DELL' ALFA - LANCIA
Repubblica — 02 gennaio 1987 pagina 15 sezione: AFFARI & FINANZA
Torino QUELL' ALFA Romeo "Duetto" era una macchia rossa nel sole della West Coast, una silhouette elegante sull' orizzonte prossimo del Pacifico. Al volante c' era Dustin Hoffman, ovvero "Il laureato" di Mike Nichols, il giovane Benjamin Braddock che combatteva la sua battaglia solitaria contro la decadenza di un sogno americano non più kennediano e non ancora nixoniano. Strade levigate come tappeti di biliardo tra San Francisco e Santa Barbara, le note di una memorabile colonna sonora di Paul Simon: la generazione anti-Vietnam degli anni Sessanta. Merito del film? Azzeccato colpo pubblicitario? Quel che è certo è che quell' Alfa furoreggiò assieme alla Spider Fiat 124 carrozzata da Sergio Pininfarina. Diventò quasi un simbolo per milioni di giovani americani e consolidò la fama di una casa automobilistica che per la verità godeva già di un notevole prestigio tra gli intenditori d' oltre oceano. E tra gli intenditori c' era un certo Henry Ford il quale dichiarava di levarsi sempre il cappello al passaggio di un' Alfa. Il "Duetto" dell' Alfa Romeo verrà rilanciato in versione 1988 sul mercato americano. Sarà una delle tante performances sportive con le quali sbarcherà negli Stati Uniti la coppia Alfa-Lancia. Servirà a rinverdire i ricordi di un passato glorioso che promette di tornare ad essere tale e che perciò ha già destato timori e reazioni nei diretti concorrenti della nuova società nata dalla vendita dell' azienda automobilistica dell' Iri alla Fiat. Mercedes, Bmw, Volvo sono in allarme e partono all' attacco mettendo in dubbio la capacità di Alfa-Lancia di stare sui mercati internazionali e insinuando il sospetto di una difficoltà a farsi valere su uno scenario mondiale. Come dire: chi volete che se ne accorga di voi? Ma sanno che non è proprio così. Sanno, per esempio, che "Il laureato" risale al 1967 e che Ford ossequiava il passaggio di un' Alfa ancora prima di quella data, già all' epoca leggendaria in cui Tazio Nuvolari portava al successo i bolidi del Portello. E hanno avuto modo di rendersene conto anche di recente, a meno che non abbiano pensato che la Ford scherzasse quando ha fatto di tutto - senza riuscirci - per battere l' avversaria Fiat. Dunque guerra aperta tra le concorrenti di rango dell' industria automobilistica europea per la conquista di una fetta di mercato che tende a diventare sempre più consistente. E si comincia da oggi, 2 gennaio 1987. Due giorni fa, infatti, è avvenuta la cessione dei beni Alfa Romeo dall' Iri alla Fiat e quando il 7 gennaio riapriranno gli stabilimenti dopo la sosta festiva i lavoratori di Arese e di Pomigliano d' Arco nonchè quelli della Lancia saranno tutti dipendenti della nuova società. Con il 31 dicembre 1986 è nata la nuova Alfa-Lancia il cui presidente è Vittorio Ghidella, amministratore delegato della Fiat-Auto e uomo di punta della impetuosa risalita di Mirafiori. Il numero due sarà Giuseppe Tramontana che avrà l' incarico di amministratore delegato. All' Alfa dal novembre dell' 85, Tramontana ha vissuto da protagonista l' anno decisivo della casa automobilistica dell' Iri. Non ha mai negato la sua convinzione secondo la quale la privatizzazione sarebbe stata un passaggio obbligato per l' Alfa Romeo. "Ma sapevo anche" ha confidato ad alcuni collaboratori "che con una nuova proprietà l' azienda avrebbe potuto ritrovare facilmente forza e prestigio". Da oggi questi due uomini hanno in mano le sorti dell' industria italiana delle vetture di gran classe. Compito non facile a giudicare dagli attacchi che già piovono da parte della concorrenza. Come si muoveranno? Si è parlato di grandi manovre fatte di trasferimenti di uomini e lavorazioni. E' però assai probabile che tutto ciò avvenga secondo ritmi e gradualità assai diverse dal previsto. Si comincerà dal prodotto e dalla rete di vendita. Il che conferma la validità di certe osservazioni delle avversarie. O almeno dimostra che Alfa e Lancia hanno già individuato i punti deboli sui quali intervenire immediatamente. L' obiettivo 620mila vetture è fissato per i primi anni Novanta. Ci si arriverà passando prevalentemente attraverso la produzione Alfa, essendo quella Lancia consolidata sul piano tecnologico e dei volumi. Oggi si producono 220mila Lancia all' anno, tante quante se ne dovranno produrre più o meno a regime pieno della nuova società. Il salto deve compierlo l' Alfa. Comincerà a farlo con la "164" che sarà presentata nel settembre prossimo al Salone Internazionale di Francoforte. In realtà questa vettura è già pronta, ma si preferisce aspettare l' occasione europea per eccellenza. E non a caso. La "164" sarà esibita nel cuore del Vecchio continente nella patria delle sue maggiori avversarie. Con la "75", vettura dalle spiccate caratteristiche Alfa di cui in primavera uscirà una nuova versione, la società disporrà di un prodotto chiave per il breve e medio periodo. La "33" servirà a fare i volumi. La nuova generazione, quella integralmente progettata e realizzata dalla società Alfa-Lancia, nascerà dopo il 1990. Ma prima ancora di quella scadenza si combatterà duramente su diversi fronti con una gamma di prodotti di cui per la prima volta dispone la casa-madre Fiat. Oltre 600mila vetture di fascia medio-alta non sono poche, ma quando si punta su grandi dimensioni di mercato l' obiettivo non è più impossibile. E adesso, veramente, gli spazi su cui si muove Alfa-Lancia non sono quelli nazionali e neppure quelli continentali. Rimane invece il problema dell' organizzazione. L' Alfa, come è noto, è reduce da un periodo di incertezze durato più del necessario. La sua rete di vendita, un tempo solida e affidabilissima, ha risentito di questo stato di cose. Oggi i concessionari Alfa sono in Italia circa 300, tanti quanti sono quelli della Lancia. Come reti di vendita i due marchi opereranno autonomamente, ma è chiaro che per conquistare nuovi spazi di mercato sarà questo un punto sul quale Ghidella e Tramontana dovranno operare energicamente. La rete Alfa deve essere rigenerata con uomini e quattrini, quella Lancia deve essere estesa. L' una e l' altra dovranno conquistare una dimensione mondiale che oggi hanno soltanto in termini di prestigio. Quando Tramontana confessa che "sotto certi aspetti l' Alfa è più conosciuta negli Stati Uniti che in Italia" dice forse una verità. Ma quella vetrina allestita nella Van Nees Street di San Francisco tra i grandi nomi dell' industria automobilistica mondiale non è sufficiente. Per vendere sull' immenso mercato americano la "164" o il nuovo "duetto" ci vuole un dealer solido e presente dappertutto. Ma è assai probabile che Lancia e Alfa pensino oggi al dealer come a un passaggio iniziale verso la creazione di una loro rete autonoma, il giorno in cui negli Stati Uniti si dovesse andare oltre le 60 mila vetture previste all' anno. E con loro un pensiero deve averlo fatto anche la Fiat che non si è mai rassegnata all' idea di non ritornare più negli Stati Uniti dopo il forzoso abbandono dei primi anni Ottanta. La ricostruzione delle reti di vendita Alfa-Lancia partirà comunque dall' Italia, l' Europa sarà la seconda tappa. E' qui che lo scontro sarà più immediato e più duro con la concorrenza. Ma è poi così temibile questa concorrenza? Vittorio Ghidella non sembra esserne convinto. O almeno mostra di non considerarla tale, non foss' altro che per la fiducia che ha nella sua società di ribattere colpo su colpo. Da che cosa deriva questa sua sicurezza? E' semplice. La spiegazione è nella storia degli ultimi cinque anni della Fiat. "La particolare posizione della Fiat in Italia" osserva Ghidella "ha fatto sì che essa generasse per molto tempo prodotti tipicamente italiani. Con la Uno, pur restando su un livello adeguato al mercato interno e alle sue caratteristiche storiche, si è realizzato un prodotto universalmente accettato in Europa. Tant' è che oggi la Uno divide con la Volkswagen il primato europeo di vettura più venduta". La Uno, la Thema, la Croma insomma hanno dato alla Fiat la consapevolezza di essere europea. Con la gamma Alfa-Lancia questo balzo fuori dai confini dell' Italia sarà ulteriormente consolidato. Diventerà una certezza. Una conferma sono le reazioni preoccupate di Mercedes e Bmw. "Certo" dice Ghidella "gli avversari che abbiamo di fronte sono temibili, ma le recenti esperienze ci fanno ritenere di essere sufficientemente preparati per affrontare queste prove". Le innovazioni tecnologiche avranno inizio nella primavera prossima. Il punto d' attacco sarà Arese dove gli impianti, per ammissione dello stesso Ghidella, sono più superati che non a Pomigliano d' Arco. I trasferimenti delle lavorazioni avverranno in concomitanza con la soluzione delle questioni occupazionali. Gli organici saranno, come previsto, ridimensionati, ma non sarà un fatto traumatico e forse neppure tanto massiccio come taluni temono. Per il momento bisogna pensare al prodotto sul quale Ghidella e Tramontana hanno concentrato l' attenzione, protetti alle spalle dalla corazzata Fiat. Perchè in fin dei conti poi il gioco è pur sempre quello delle grandi case automobilistiche al quale Corso Marconi ha finalizzato l' acquisto dell' Alfa. "Tutto sommato" ha confidato ad un amico Romano Prodi "il 1986 per me è stato un buon anno". Ha ragione. Come presidente dell' Iri voleva liberarsi dell' Alfa Romeo e lo ha fatto, riuscendo anche a guadagnarci. Adesso è la Fiat che deve dimostrare di non aver fatto un pessimo affare. E da oggi è al lavoro, sapendo che tra i nemici di Alfa-Lancia non ci sono, come potrebbe sembrare, soltanto Volvo, Bmw, Mercedes, Saab, Audi, ma anche quella Ford che si è vista prima snobbare e poi battere dai torinesi. Il tutto in meno di un anno. - di SALVATORE TROPEA
INIZIA ALL' ALFA LA CURA FIAT
Repubblica — 06 gennaio 1987 pagina 42 sezione: ECONOMIA
TORINO - La Fiat onora la prima cambiale dell' operazione Alfa Lancia con un massiccio investimento di poco inferiore ai 1500 miliardi. La notizia è contenuta in un breve comunicato diffuso ieri da Corso Marconi quasi a voler mettere ordine nella confusa girandola di voce e di indiscrezioni che hanno accompagnato il nascere della nuova società. Si è appreso così che il 2 gennaio scorso sono state completate le operazioni di apporto e di capitalizzazione del gruppo Alfa Lancia interamente controllato da Fiat Auto Spa. Il nuovo gruppo comprende: 1) la società capogruppo Alfa Lancia con sede in Arese e un capitale interamente versato di 1500 miliardi di lire; 2) la Alfa Lancia Industriale, anche questa con sede in Arese e capitale interamente versato di 350 miliardi di lire, che svolgerà funzioni di progettazione, produzione e commercializzazione di autoveicoli Alfa Romeo e Lancia; 3) le altre società operanti nei settori dei veicoli commerciali, della componentistica, finanziario (tra questo l' Arveco, l' Arna, la Spica eccetera). Con riferimento alla dotazione della capogruppo, la nota Fiat fa osservare che "tale capitale, coerentemente con i proponimenti già enunciati all' atto dell' accordo, consente alla capogruppo di iniziare l' attività con una posizione finanziariamente attiva". In altre parole la Fiat ha inteso dimostrare che il progetto di risanamento e di rilancio dell' Alfa Romeo non era soltanto un proposito verbale ma un disegno strategico di cui una dotazione così cospicua di fatto costituisce una prima concreta verifica. I torinesi hanno pubblicizzato ieri questo atto in risposta alle informazioni dei giorni scorsi che avevano contribuito a presentare la nascita di Alfa Lancia sotto un profilo finanziario piuttosto riduttivo. Invece si tratta di una partenza sprint con la quale la Fiat intende fugare ogni dubbio circa il futuro della nuova società e i relativi progetti. Del resto a confermarlo c' è una dotazione la cui entità è a dir poco sorprendente. Con 1500 miliardi di capitale sociale versato Alfa Lancia batte anche la stessa Fiat Auto il cui capitale è di 1400 miliardi e si colloca tra le prime cinque società italiane. Naturalmente se la Fiat ha deciso di compiere questo sforzo c' è una ragione precisa. Intanto va ricordato che di questi 1500 miliardi il 90 per cento è stato versato da Corso Marconi, mentre il restante 10 per cento è frutto dell' accordo con Finmeccanica (una specie di buonuscita concordata). Dove prenderà questi quattrini la Fiat? In parte provengono dagli utili dell' 86 ed entrano come investimenti per l' 87. Per l' anno in corso infatti la multinazionale torinese ha messo in conto investimenti per 3000 miliardi contro i 1600 dell' 86. Perchè lo ha fatto? Come si ricorderà, nel presentare la proposta di acquisto dell' Alfa, Romiti e Ghidella avevano precisato che la Fiat era pronta a impegnare nei prossimi sei-sette anni qualcosa come 8000 miliardi in buona parte derivanti dall' autofinanziamento. S' era detto anche che Alfa Lancia a regime avrebbe dovuto raggiungere un fatturato di 8000 miliardi a valore attuale con un utile operativo pari al 5 per cento dello stesso fatturato. Evidentemente la Fiat ha scelto adesso di forzare i tempi, mettendo la nuova società Alfa Lancia in condizioni di partire senza trascinarsi il peso di antichi oneri. Azzerati i debiti e con un margine di attivo, Alfa Lancia può buttarsi nella mischia che la vede contrapposta a concorrenti agguerriti in un momento di espansione del mercato delle vetture di prestigio. E' questo un aspetto, tutt' altro che secondario, d' una strategia che si svilupperà anche sul fronte sindacale col negoziato il cui inizio è previsto per i prossimi giorni. "Chi aveva qualche dubbio sulle nostre intenzioni adesso avrà modo di ricredersi": è press' a poco questo il commento del presidente di Alfa Lancia Vittorio Ghidella espresso ai collaboratori dopo la capitalizzazione della società. Quasi una sfida in diretta a quegli avversari che avevano interpretato l' acquisto dell' Alfa esclusivamente come un' operazione di sbarramento nei confronti della Ford. Del resto, se la Fiat avesse agito con queste intenzioni si sarebbe potuta limitare a dotare la nuova società di mezzi molto più limitati riservandosi di intervenire in un secondo tempo e sul sicuro. Invece ha scelto quella che viene definita una "strada di non ritorno", il cui primo segnale era stato il conferimento della Lancia. Adesso ha messo dentro anche i soldi. - di SALVATORE TROPEA
ALFA - LANCIA PRONTA AL DEBUTTO
Repubblica — 30 dicembre 1986 pagina 40 sezione: ECONOMIA
TORINO - La sua nascita coincide con uno dei momenti più fortunati del mercato automobilistico italiano. L' Alfa Lancia Industriale - è questo il nome della nuova società che diventerà operativa dal 1 gennaio prossimo - dopo essere stato l' avvenimento imprenditoriale di maggior interesse dell' 86 promette di inserirsi a pieno titolo tra le novità più importanti dell' 87 giacchè gli effetti che produrrà avranno riflessi sull' intero panorama europeo dell' industria automobilistica di fascia medio-alta. La sede della società nata dall' acquisto della azienda automobilistica dell' Iri da parte della Fiat sarà Milano. Gli stabilimenti di produzione sono rispettivamente quelli conferiti dalla Lancia (Chivasso, Desio e Verrone) e quelli conferiti dall' Alfa (Arese e Pomigliano d' Arco). I dipendenti attualmente sono 43 mila: 34 mila Alfa di cui seimila in cassa integrazione e 9 mila Lancia. Al termine dell' operazione di ristrutturazione gli addetti dovranno risultare complessivamente 37 mila. Il capitale della società verrà stabilito in sede di consiglio d' amministrazione presumibilmente sulla base dei valori riconosciuti alle due aziende. E' certo che il presidente sarà Vittorio Ghidella e l' amministratore delegato Giuseppe Tramontana: due uomini, rispettivamente di estrazione Fiat e Lancia, che conoscono la complessità della scommessa che hanno accettato e dispongono di sufficiente grinta per giocare le carte contro avversari che si chiamano Mercedes, Volvo, Bmw. Per assicurarsi l' Alfa Romeo la Fiat si è impegnata a investire entro i prossimi sei anni qualcosa come 8 mila miliardi di cui ben cinque destinati al rinnovamento degli impianti e del prodotto (di questi 5 mila miliardi il 75 per cento andrà all' Alfa Romeo sulla quale evidentemente occorrerà effettuare gli interventi più massicci). A pieno regime la nuova società dovrà produrre 620 mila vetture l' anno con un fatturato di 8 mila miliardi ai valori attuali e un utile operativo pari al 5 per cento di questo fatturato. Le auto usciranno dalle catene di montaggio col marchio Alfa (320 mila), Lancia (265 mila), il resto con il marchio Nissan o come veicoli commerciali. La battaglia per la conquista dell' Alfa è durata oltre quattro mesi. La prima mossa almeno sul piano ufficiale venne effettuata dall' americana Ford nel giugno scorso. All' epoca, la Fiat che aveva abbandonato i colloqui con la Finmeccanica, sembrava dare scarso peso all' operazione. Poi però era rientrata pesantemente in gioco ingaggiando col colosso di Detroit una guerra senza quartiere a suon di miliardi. Fino a quando si era assicurata l' azienda dell' Iri. L' atto finale risale al 6 novembre: in quella data la Finmeccanica si pronunciò a favore dell' offerta Fiat e contemporaneamente gli americani uscirono di scena. Subito dopo furono avviate tutte quelle operazioni che progressivamente resero possibile la costituzione della nuova società e si cominciò anche a lavorare alle prime fasi di ristrutturazione che progressivamente dovranno portare all' assetto definitivo di quella che sarà la seconda casa automobilistica italiana dopo la Fiat da cui è controllata totalmente. Per la Fiat la conquista dell' Alfa ha significato non soltanto la possibilità di limitare il potere dell' avversario Ford in termini di vendite ma anche garantirsi l' ingresso massiccio in una fascia di mercato, interno e internazionale, suscettibile di notevole sviluppo. Nota in Italia e all' estero Come un' azienda particolarmente versata nella costruzione di vetture utilitarie, da qualche tempo la Fiat aveva cominciato a sperimentare i limiti di questa sua condizione. Desiderava perciò aprirsi un varco anche nel campo delle vetture di prestigio e aveva cominciato a farlo con la Thema e con la Croma. In un paio d' anni, cifre alla mano, aveva inferto un colpo durissimo alle quote di Bmw, Volvo, Audi e Mercedes sul mercato italiano. Ma si era resa conto anche che poteva fare di più, acquistando l' Alfa Romeo e assicurandosi prestigio internazionale nonchè il mercato di questa azienda. Tutto questo si è verificato in concomitanza con due altri avvenimenti di cui uno legato indirettamente all' industria automobilistica: l' acquisto della proprietà Alfa da parte Fiat è venuto nel pieno d' un autunno caratterizzato da un eccezionale boom delle vendite di auto nel mercato italiano e appena un mese e mezzo dopo l' uscita dei libici dal capitale della multinazionale di Corso Marconi. Ora, analizzando bene la tendenza del mercato, si scopre che l' aumento dei volumi di vendita riguarda anche e soprattutto le vetture di prestigio. E se, come sembra, questo trend continuerà "Alfa Lancia Industriale" avrà il suo ben da fare sin dai primi giorni di vita. - di SALVATORE TROPEA
PARTE LA SFIDA DELL' ALFA - LANCIA
Repubblica — 02 gennaio 1987 pagina 15 sezione: AFFARI & FINANZA
Torino QUELL' ALFA Romeo "Duetto" era una macchia rossa nel sole della West Coast, una silhouette elegante sull' orizzonte prossimo del Pacifico. Al volante c' era Dustin Hoffman, ovvero "Il laureato" di Mike Nichols, il giovane Benjamin Braddock che combatteva la sua battaglia solitaria contro la decadenza di un sogno americano non più kennediano e non ancora nixoniano. Strade levigate come tappeti di biliardo tra San Francisco e Santa Barbara, le note di una memorabile colonna sonora di Paul Simon: la generazione anti-Vietnam degli anni Sessanta. Merito del film? Azzeccato colpo pubblicitario? Quel che è certo è che quell' Alfa furoreggiò assieme alla Spider Fiat 124 carrozzata da Sergio Pininfarina. Diventò quasi un simbolo per milioni di giovani americani e consolidò la fama di una casa automobilistica che per la verità godeva già di un notevole prestigio tra gli intenditori d' oltre oceano. E tra gli intenditori c' era un certo Henry Ford il quale dichiarava di levarsi sempre il cappello al passaggio di un' Alfa. Il "Duetto" dell' Alfa Romeo verrà rilanciato in versione 1988 sul mercato americano. Sarà una delle tante performances sportive con le quali sbarcherà negli Stati Uniti la coppia Alfa-Lancia. Servirà a rinverdire i ricordi di un passato glorioso che promette di tornare ad essere tale e che perciò ha già destato timori e reazioni nei diretti concorrenti della nuova società nata dalla vendita dell' azienda automobilistica dell' Iri alla Fiat. Mercedes, Bmw, Volvo sono in allarme e partono all' attacco mettendo in dubbio la capacità di Alfa-Lancia di stare sui mercati internazionali e insinuando il sospetto di una difficoltà a farsi valere su uno scenario mondiale. Come dire: chi volete che se ne accorga di voi? Ma sanno che non è proprio così. Sanno, per esempio, che "Il laureato" risale al 1967 e che Ford ossequiava il passaggio di un' Alfa ancora prima di quella data, già all' epoca leggendaria in cui Tazio Nuvolari portava al successo i bolidi del Portello. E hanno avuto modo di rendersene conto anche di recente, a meno che non abbiano pensato che la Ford scherzasse quando ha fatto di tutto - senza riuscirci - per battere l' avversaria Fiat. Dunque guerra aperta tra le concorrenti di rango dell' industria automobilistica europea per la conquista di una fetta di mercato che tende a diventare sempre più consistente. E si comincia da oggi, 2 gennaio 1987. Due giorni fa, infatti, è avvenuta la cessione dei beni Alfa Romeo dall' Iri alla Fiat e quando il 7 gennaio riapriranno gli stabilimenti dopo la sosta festiva i lavoratori di Arese e di Pomigliano d' Arco nonchè quelli della Lancia saranno tutti dipendenti della nuova società. Con il 31 dicembre 1986 è nata la nuova Alfa-Lancia il cui presidente è Vittorio Ghidella, amministratore delegato della Fiat-Auto e uomo di punta della impetuosa risalita di Mirafiori. Il numero due sarà Giuseppe Tramontana che avrà l' incarico di amministratore delegato. All' Alfa dal novembre dell' 85, Tramontana ha vissuto da protagonista l' anno decisivo della casa automobilistica dell' Iri. Non ha mai negato la sua convinzione secondo la quale la privatizzazione sarebbe stata un passaggio obbligato per l' Alfa Romeo. "Ma sapevo anche" ha confidato ad alcuni collaboratori "che con una nuova proprietà l' azienda avrebbe potuto ritrovare facilmente forza e prestigio". Da oggi questi due uomini hanno in mano le sorti dell' industria italiana delle vetture di gran classe. Compito non facile a giudicare dagli attacchi che già piovono da parte della concorrenza. Come si muoveranno? Si è parlato di grandi manovre fatte di trasferimenti di uomini e lavorazioni. E' però assai probabile che tutto ciò avvenga secondo ritmi e gradualità assai diverse dal previsto. Si comincerà dal prodotto e dalla rete di vendita. Il che conferma la validità di certe osservazioni delle avversarie. O almeno dimostra che Alfa e Lancia hanno già individuato i punti deboli sui quali intervenire immediatamente. L' obiettivo 620mila vetture è fissato per i primi anni Novanta. Ci si arriverà passando prevalentemente attraverso la produzione Alfa, essendo quella Lancia consolidata sul piano tecnologico e dei volumi. Oggi si producono 220mila Lancia all' anno, tante quante se ne dovranno produrre più o meno a regime pieno della nuova società. Il salto deve compierlo l' Alfa. Comincerà a farlo con la "164" che sarà presentata nel settembre prossimo al Salone Internazionale di Francoforte. In realtà questa vettura è già pronta, ma si preferisce aspettare l' occasione europea per eccellenza. E non a caso. La "164" sarà esibita nel cuore del Vecchio continente nella patria delle sue maggiori avversarie. Con la "75", vettura dalle spiccate caratteristiche Alfa di cui in primavera uscirà una nuova versione, la società disporrà di un prodotto chiave per il breve e medio periodo. La "33" servirà a fare i volumi. La nuova generazione, quella integralmente progettata e realizzata dalla società Alfa-Lancia, nascerà dopo il 1990. Ma prima ancora di quella scadenza si combatterà duramente su diversi fronti con una gamma di prodotti di cui per la prima volta dispone la casa-madre Fiat. Oltre 600mila vetture di fascia medio-alta non sono poche, ma quando si punta su grandi dimensioni di mercato l' obiettivo non è più impossibile. E adesso, veramente, gli spazi su cui si muove Alfa-Lancia non sono quelli nazionali e neppure quelli continentali. Rimane invece il problema dell' organizzazione. L' Alfa, come è noto, è reduce da un periodo di incertezze durato più del necessario. La sua rete di vendita, un tempo solida e affidabilissima, ha risentito di questo stato di cose. Oggi i concessionari Alfa sono in Italia circa 300, tanti quanti sono quelli della Lancia. Come reti di vendita i due marchi opereranno autonomamente, ma è chiaro che per conquistare nuovi spazi di mercato sarà questo un punto sul quale Ghidella e Tramontana dovranno operare energicamente. La rete Alfa deve essere rigenerata con uomini e quattrini, quella Lancia deve essere estesa. L' una e l' altra dovranno conquistare una dimensione mondiale che oggi hanno soltanto in termini di prestigio. Quando Tramontana confessa che "sotto certi aspetti l' Alfa è più conosciuta negli Stati Uniti che in Italia" dice forse una verità. Ma quella vetrina allestita nella Van Nees Street di San Francisco tra i grandi nomi dell' industria automobilistica mondiale non è sufficiente. Per vendere sull' immenso mercato americano la "164" o il nuovo "duetto" ci vuole un dealer solido e presente dappertutto. Ma è assai probabile che Lancia e Alfa pensino oggi al dealer come a un passaggio iniziale verso la creazione di una loro rete autonoma, il giorno in cui negli Stati Uniti si dovesse andare oltre le 60 mila vetture previste all' anno. E con loro un pensiero deve averlo fatto anche la Fiat che non si è mai rassegnata all' idea di non ritornare più negli Stati Uniti dopo il forzoso abbandono dei primi anni Ottanta. La ricostruzione delle reti di vendita Alfa-Lancia partirà comunque dall' Italia, l' Europa sarà la seconda tappa. E' qui che lo scontro sarà più immediato e più duro con la concorrenza. Ma è poi così temibile questa concorrenza? Vittorio Ghidella non sembra esserne convinto. O almeno mostra di non considerarla tale, non foss' altro che per la fiducia che ha nella sua società di ribattere colpo su colpo. Da che cosa deriva questa sua sicurezza? E' semplice. La spiegazione è nella storia degli ultimi cinque anni della Fiat. "La particolare posizione della Fiat in Italia" osserva Ghidella "ha fatto sì che essa generasse per molto tempo prodotti tipicamente italiani. Con la Uno, pur restando su un livello adeguato al mercato interno e alle sue caratteristiche storiche, si è realizzato un prodotto universalmente accettato in Europa. Tant' è che oggi la Uno divide con la Volkswagen il primato europeo di vettura più venduta". La Uno, la Thema, la Croma insomma hanno dato alla Fiat la consapevolezza di essere europea. Con la gamma Alfa-Lancia questo balzo fuori dai confini dell' Italia sarà ulteriormente consolidato. Diventerà una certezza. Una conferma sono le reazioni preoccupate di Mercedes e Bmw. "Certo" dice Ghidella "gli avversari che abbiamo di fronte sono temibili, ma le recenti esperienze ci fanno ritenere di essere sufficientemente preparati per affrontare queste prove". Le innovazioni tecnologiche avranno inizio nella primavera prossima. Il punto d' attacco sarà Arese dove gli impianti, per ammissione dello stesso Ghidella, sono più superati che non a Pomigliano d' Arco. I trasferimenti delle lavorazioni avverranno in concomitanza con la soluzione delle questioni occupazionali. Gli organici saranno, come previsto, ridimensionati, ma non sarà un fatto traumatico e forse neppure tanto massiccio come taluni temono. Per il momento bisogna pensare al prodotto sul quale Ghidella e Tramontana hanno concentrato l' attenzione, protetti alle spalle dalla corazzata Fiat. Perchè in fin dei conti poi il gioco è pur sempre quello delle grandi case automobilistiche al quale Corso Marconi ha finalizzato l' acquisto dell' Alfa. "Tutto sommato" ha confidato ad un amico Romano Prodi "il 1986 per me è stato un buon anno". Ha ragione. Come presidente dell' Iri voleva liberarsi dell' Alfa Romeo e lo ha fatto, riuscendo anche a guadagnarci. Adesso è la Fiat che deve dimostrare di non aver fatto un pessimo affare. E da oggi è al lavoro, sapendo che tra i nemici di Alfa-Lancia non ci sono, come potrebbe sembrare, soltanto Volvo, Bmw, Mercedes, Saab, Audi, ma anche quella Ford che si è vista prima snobbare e poi battere dai torinesi. Il tutto in meno di un anno. - di SALVATORE TROPEA
INIZIA ALL' ALFA LA CURA FIAT
Repubblica — 06 gennaio 1987 pagina 42 sezione: ECONOMIA
TORINO - La Fiat onora la prima cambiale dell' operazione Alfa Lancia con un massiccio investimento di poco inferiore ai 1500 miliardi. La notizia è contenuta in un breve comunicato diffuso ieri da Corso Marconi quasi a voler mettere ordine nella confusa girandola di voce e di indiscrezioni che hanno accompagnato il nascere della nuova società. Si è appreso così che il 2 gennaio scorso sono state completate le operazioni di apporto e di capitalizzazione del gruppo Alfa Lancia interamente controllato da Fiat Auto Spa. Il nuovo gruppo comprende: 1) la società capogruppo Alfa Lancia con sede in Arese e un capitale interamente versato di 1500 miliardi di lire; 2) la Alfa Lancia Industriale, anche questa con sede in Arese e capitale interamente versato di 350 miliardi di lire, che svolgerà funzioni di progettazione, produzione e commercializzazione di autoveicoli Alfa Romeo e Lancia; 3) le altre società operanti nei settori dei veicoli commerciali, della componentistica, finanziario (tra questo l' Arveco, l' Arna, la Spica eccetera). Con riferimento alla dotazione della capogruppo, la nota Fiat fa osservare che "tale capitale, coerentemente con i proponimenti già enunciati all' atto dell' accordo, consente alla capogruppo di iniziare l' attività con una posizione finanziariamente attiva". In altre parole la Fiat ha inteso dimostrare che il progetto di risanamento e di rilancio dell' Alfa Romeo non era soltanto un proposito verbale ma un disegno strategico di cui una dotazione così cospicua di fatto costituisce una prima concreta verifica. I torinesi hanno pubblicizzato ieri questo atto in risposta alle informazioni dei giorni scorsi che avevano contribuito a presentare la nascita di Alfa Lancia sotto un profilo finanziario piuttosto riduttivo. Invece si tratta di una partenza sprint con la quale la Fiat intende fugare ogni dubbio circa il futuro della nuova società e i relativi progetti. Del resto a confermarlo c' è una dotazione la cui entità è a dir poco sorprendente. Con 1500 miliardi di capitale sociale versato Alfa Lancia batte anche la stessa Fiat Auto il cui capitale è di 1400 miliardi e si colloca tra le prime cinque società italiane. Naturalmente se la Fiat ha deciso di compiere questo sforzo c' è una ragione precisa. Intanto va ricordato che di questi 1500 miliardi il 90 per cento è stato versato da Corso Marconi, mentre il restante 10 per cento è frutto dell' accordo con Finmeccanica (una specie di buonuscita concordata). Dove prenderà questi quattrini la Fiat? In parte provengono dagli utili dell' 86 ed entrano come investimenti per l' 87. Per l' anno in corso infatti la multinazionale torinese ha messo in conto investimenti per 3000 miliardi contro i 1600 dell' 86. Perchè lo ha fatto? Come si ricorderà, nel presentare la proposta di acquisto dell' Alfa, Romiti e Ghidella avevano precisato che la Fiat era pronta a impegnare nei prossimi sei-sette anni qualcosa come 8000 miliardi in buona parte derivanti dall' autofinanziamento. S' era detto anche che Alfa Lancia a regime avrebbe dovuto raggiungere un fatturato di 8000 miliardi a valore attuale con un utile operativo pari al 5 per cento dello stesso fatturato. Evidentemente la Fiat ha scelto adesso di forzare i tempi, mettendo la nuova società Alfa Lancia in condizioni di partire senza trascinarsi il peso di antichi oneri. Azzerati i debiti e con un margine di attivo, Alfa Lancia può buttarsi nella mischia che la vede contrapposta a concorrenti agguerriti in un momento di espansione del mercato delle vetture di prestigio. E' questo un aspetto, tutt' altro che secondario, d' una strategia che si svilupperà anche sul fronte sindacale col negoziato il cui inizio è previsto per i prossimi giorni. "Chi aveva qualche dubbio sulle nostre intenzioni adesso avrà modo di ricredersi": è press' a poco questo il commento del presidente di Alfa Lancia Vittorio Ghidella espresso ai collaboratori dopo la capitalizzazione della società. Quasi una sfida in diretta a quegli avversari che avevano interpretato l' acquisto dell' Alfa esclusivamente come un' operazione di sbarramento nei confronti della Ford. Del resto, se la Fiat avesse agito con queste intenzioni si sarebbe potuta limitare a dotare la nuova società di mezzi molto più limitati riservandosi di intervenire in un secondo tempo e sul sicuro. Invece ha scelto quella che viene definita una "strada di non ritorno", il cui primo segnale era stato il conferimento della Lancia. Adesso ha messo dentro anche i soldi. - di SALVATORE TROPEA