Quando le onde erano medie, ma anche corte.
Inviato: 17 lug 2009, 14:23
“Rilassàti a 100 all’ora con autoradio Condor!”
Così recitava una vecchia pubblicità, quando andare a 100 all’ora in pieno relax era una prerogativa di poche persone alla guida di auto prestigiose, come l’Aurelia per esempio.
Agli inizi degli anni ’50, in un paese che era uscito stremato dalla guerra, con il 70% della popolazione che non raggiungeva un reddito sufficiente a sfamare la famiglia, pensare di ascoltare le notizie o la musica in automobile non solo era un lusso, ma addirittura un sogno se si pensa che quegli apparecchi costavano più del doppio dello stipendio mensile di un operaio (23.500 lire).
Eppure in questo settore quasi sconosciuto e di nicchia anche l’Italia aveva le sue eccellenze. La prima autoradio della storia fu prodotta dai fratelli Galvin nel 1930, si chiamava Motorola e Motorola diventerà il loro marchio nel 1947. Ma già nel 1933 fu fondata a Roma l’Industria audiotecnica italiana, prima azienda italiana a costruire autoradio, che dopo innumerevoli traversie, compreso lo smantellamento degli impianti dopo l’8 settembre 1943, risorgerà nel dopoguerra con il marchio Autovox.
Dunque sul cruscotto dell’Aurelia, eliminata la placca che ne copriva l’alloggiamento, si poteva installare la magica e pesante scatola piena di valvole, abbinata ad un altoparlante ed all’antenna ovviamente, operazione che richiedeva anche 2 giorni di lavoro.
Sul mercato nazionale l’unico concorrente era la Condor radio-elettromeccanica di Milano e queste due aziende si alternarono sino all’arrivo della tecnologia a transistor e della conseguente diffusione delle marche straniere, nella seconda metà degli anni ’50.
I modelli dedicati alle Aurelia, dalla prima alla quarta serie compresa, erano infatti l’Autovox RA15/L e la Condor S5-A.
Qualche fortunato collezionista ha trovato il ricevitore, questo sarebbe il termine tecnico, già montato in bella vista a fianco del vano portaoggetti, ma quanti di questi ricevitori funzionano?
Il problema principale di questi apparecchi sono infatti le valvole, merce sempre più rara oggigiorno e tutta la tecnologia che sta loro dietro. Per capirci qualcosa di più mi sono rivolto ad un esperto, nonchè collezionista di radio e di valvole, Alessandro De Poi ( http://www.radiomuseum.org/collection/a ... depoi.html ), il quale ha recentemente restaurato proprio l’autoradio di un’Aurelia. Non riproduco qui l’articolo, anche se ne ho avuto l’autorizzazione, per non perdere le interessanti fotografie.
Ecco quindi il link al suo sito:
http://www.depoi.net/2009/restauro-auto ... urelia-b20
Così recitava una vecchia pubblicità, quando andare a 100 all’ora in pieno relax era una prerogativa di poche persone alla guida di auto prestigiose, come l’Aurelia per esempio.
Agli inizi degli anni ’50, in un paese che era uscito stremato dalla guerra, con il 70% della popolazione che non raggiungeva un reddito sufficiente a sfamare la famiglia, pensare di ascoltare le notizie o la musica in automobile non solo era un lusso, ma addirittura un sogno se si pensa che quegli apparecchi costavano più del doppio dello stipendio mensile di un operaio (23.500 lire).
Eppure in questo settore quasi sconosciuto e di nicchia anche l’Italia aveva le sue eccellenze. La prima autoradio della storia fu prodotta dai fratelli Galvin nel 1930, si chiamava Motorola e Motorola diventerà il loro marchio nel 1947. Ma già nel 1933 fu fondata a Roma l’Industria audiotecnica italiana, prima azienda italiana a costruire autoradio, che dopo innumerevoli traversie, compreso lo smantellamento degli impianti dopo l’8 settembre 1943, risorgerà nel dopoguerra con il marchio Autovox.
Dunque sul cruscotto dell’Aurelia, eliminata la placca che ne copriva l’alloggiamento, si poteva installare la magica e pesante scatola piena di valvole, abbinata ad un altoparlante ed all’antenna ovviamente, operazione che richiedeva anche 2 giorni di lavoro.
Sul mercato nazionale l’unico concorrente era la Condor radio-elettromeccanica di Milano e queste due aziende si alternarono sino all’arrivo della tecnologia a transistor e della conseguente diffusione delle marche straniere, nella seconda metà degli anni ’50.
I modelli dedicati alle Aurelia, dalla prima alla quarta serie compresa, erano infatti l’Autovox RA15/L e la Condor S5-A.
Qualche fortunato collezionista ha trovato il ricevitore, questo sarebbe il termine tecnico, già montato in bella vista a fianco del vano portaoggetti, ma quanti di questi ricevitori funzionano?
Il problema principale di questi apparecchi sono infatti le valvole, merce sempre più rara oggigiorno e tutta la tecnologia che sta loro dietro. Per capirci qualcosa di più mi sono rivolto ad un esperto, nonchè collezionista di radio e di valvole, Alessandro De Poi ( http://www.radiomuseum.org/collection/a ... depoi.html ), il quale ha recentemente restaurato proprio l’autoradio di un’Aurelia. Non riproduco qui l’articolo, anche se ne ho avuto l’autorizzazione, per non perdere le interessanti fotografie.
Ecco quindi il link al suo sito:
http://www.depoi.net/2009/restauro-auto ... urelia-b20