"Il silenzio de L'Aquila"
Inviato: 09 apr 2009, 15:15
E' assordante.
E' una esperienza indescrivibile, surreale. Il malessere che ti permea dentro stando in quel luogo.
Con un mio amico abbiamo fatto un task force di 24 ore per raccogliere quanto più materiale possibile da portare ad alcuni amici rimasti chiaramente con poco o nulla. Loro poi avrebbero pensato a smistare il resto ad altre persone sfollate. Abbiamo riempito una Phedra di panni, vestiti, qualche farmaco. E via alla volta di Silvi Marina (Pescara). La cosa buffa di tutta questa faccenda è che....gli sfollati ci hanno offerto da mangiare (tu), con una convivialità ed uno spirito fuori dal comune; ho vissuto gli stati d'animo dei "vecchi", sradicati dalla loro realtà e che vogliono tornare a tutti i costi, anche in questa situazione di criticità; le mogli/madri, tenaci, pragmatiche: vogliamo ricostruire e tornare la; i mariti...forse quelli che hanno subito maggiormente il colpo...nel senso, ho parlato con molti "ex-professionisti", che hanno perso casa e studio, clientela....ma non sono rassegnati, solo proiettati a costruirsi qualcosa al di fuori de L'Aquila. "Fino alle 3.32 ero benestante, non ricco, ma assolutamente benestante. Alle 3.33 sono diventato...boh, non so più nemmeno io cosa sono". Fa effetto sentirselo dire. Percepisci realmente cosa voglia dire questa situazione. Detto questo, giriamo il muso alla Phedra e partiamo alla volta de L'Aquila, per accompagnare un paio di amici a prendere le loro autovetture e degli effetti personali. Arriviamo nei pressi della città...passiamo a pochi km da Onna che vediamo il linea d'aria, sappiamo tutti che oramai non esiste più, ma fa effeto vederla dal vivo. Entriamo a L'Aquila, siamo vicini al centro ma non siamo propriamente dentro: passare per il centro storico, significava creare disagio ai soccorritori e....fare una morbosa passerella. Abbiamo creduto non fosse il caso.
E' la zona "nuova" quella dove ci siamo fermati, vicino il centro, ma molte case sono lesionate, danneggiate, sventrate; fa male, fa veramente male, scansare anche con la macchina mura abbattute e cumuli di macerie. Si scende e....silenzio. Solo silenzio. Non un alito di vento, non un clacson, un miagolio, un bambino che gioca. Nulla, niente. E' questa l'esperienza che mi ha colpito maggiormente, l'assordante silenzio di una città non più viva. Il senso di malessere, il susseguirsi delle scosse che non percepivo razionalmente, che non senti e non vedi, ma ti fanno girare la testa, ti danno la nausea, un senso di vuoto. In un garage, le zie anziane di un amico, incollate al televisore e con le mani giunte. Alle richieste del nipote di lasciare con lui la città susseguivano solo dei secchi NO, e le scuse (tenere) più assurde: "devo dare da mangiare ai cani", non posso lasciare da solo mia sorella (che è in una tendopoli al sicuro), "non mi sento a mio agio a casa di altri". Dopo lunghissime insistenze, si è decisa per partire l'indomani mattina (oggi). Ci siamo salutati, un abbraccio forte e la promessa di rivederci.
Niente, siamo rientrati a Roma in silenzio, circumnavigando L'Aquila le tendopoli, tutte blu, tutte in fila, in un campo, nello spiazzo di un'azienda, bambini che giocavano, adulti in gruppi di tre o quattro persone. Giubetti catarifrangenti, sirene, lampeggianti. Poche macchine in uscita, colonne di automezzi di soccorso in entrata.
Tra noi due in macchina poche chiacchiere, non c'era nulla da dire. Avevamo visto....
Ric
E' una esperienza indescrivibile, surreale. Il malessere che ti permea dentro stando in quel luogo.
Con un mio amico abbiamo fatto un task force di 24 ore per raccogliere quanto più materiale possibile da portare ad alcuni amici rimasti chiaramente con poco o nulla. Loro poi avrebbero pensato a smistare il resto ad altre persone sfollate. Abbiamo riempito una Phedra di panni, vestiti, qualche farmaco. E via alla volta di Silvi Marina (Pescara). La cosa buffa di tutta questa faccenda è che....gli sfollati ci hanno offerto da mangiare (tu), con una convivialità ed uno spirito fuori dal comune; ho vissuto gli stati d'animo dei "vecchi", sradicati dalla loro realtà e che vogliono tornare a tutti i costi, anche in questa situazione di criticità; le mogli/madri, tenaci, pragmatiche: vogliamo ricostruire e tornare la; i mariti...forse quelli che hanno subito maggiormente il colpo...nel senso, ho parlato con molti "ex-professionisti", che hanno perso casa e studio, clientela....ma non sono rassegnati, solo proiettati a costruirsi qualcosa al di fuori de L'Aquila. "Fino alle 3.32 ero benestante, non ricco, ma assolutamente benestante. Alle 3.33 sono diventato...boh, non so più nemmeno io cosa sono". Fa effetto sentirselo dire. Percepisci realmente cosa voglia dire questa situazione. Detto questo, giriamo il muso alla Phedra e partiamo alla volta de L'Aquila, per accompagnare un paio di amici a prendere le loro autovetture e degli effetti personali. Arriviamo nei pressi della città...passiamo a pochi km da Onna che vediamo il linea d'aria, sappiamo tutti che oramai non esiste più, ma fa effeto vederla dal vivo. Entriamo a L'Aquila, siamo vicini al centro ma non siamo propriamente dentro: passare per il centro storico, significava creare disagio ai soccorritori e....fare una morbosa passerella. Abbiamo creduto non fosse il caso.
E' la zona "nuova" quella dove ci siamo fermati, vicino il centro, ma molte case sono lesionate, danneggiate, sventrate; fa male, fa veramente male, scansare anche con la macchina mura abbattute e cumuli di macerie. Si scende e....silenzio. Solo silenzio. Non un alito di vento, non un clacson, un miagolio, un bambino che gioca. Nulla, niente. E' questa l'esperienza che mi ha colpito maggiormente, l'assordante silenzio di una città non più viva. Il senso di malessere, il susseguirsi delle scosse che non percepivo razionalmente, che non senti e non vedi, ma ti fanno girare la testa, ti danno la nausea, un senso di vuoto. In un garage, le zie anziane di un amico, incollate al televisore e con le mani giunte. Alle richieste del nipote di lasciare con lui la città susseguivano solo dei secchi NO, e le scuse (tenere) più assurde: "devo dare da mangiare ai cani", non posso lasciare da solo mia sorella (che è in una tendopoli al sicuro), "non mi sento a mio agio a casa di altri". Dopo lunghissime insistenze, si è decisa per partire l'indomani mattina (oggi). Ci siamo salutati, un abbraccio forte e la promessa di rivederci.
Niente, siamo rientrati a Roma in silenzio, circumnavigando L'Aquila le tendopoli, tutte blu, tutte in fila, in un campo, nello spiazzo di un'azienda, bambini che giocavano, adulti in gruppi di tre o quattro persone. Giubetti catarifrangenti, sirene, lampeggianti. Poche macchine in uscita, colonne di automezzi di soccorso in entrata.
Tra noi due in macchina poche chiacchiere, non c'era nulla da dire. Avevamo visto....
Ric