Una Delta fresca di stampa Part II
Inviato: 05 feb 2009, 11:28
Riassunto del post precedente: Tonizzo è stato a Cremona con la Delta, che gli ha fatto anche da redazione al freddo e al gelo. Adesso ha rimesso in moto e, fendinebbia accesi, riprende la marcia...
E così eccomi qua in mezzo a un nebbione che si taglia con il coltello. Il classico nebbione che ricorda molto Totò e Peppino quando il vicino gli dice: "A Milano, quando c'è la nebbia non si vede". Bòn, mi aggiro a fendinebbia/retronebbia e fari accesi attorno alla Fiera, ci sono delle deviazioni, passo accanto alla stazione e penso che molto probabilmente finirò intrappolato nel manto bianco. Poi, all'improvviso il miracolo: un cartello mi indica la strada giusta e vado a prendere l'A21.
Piano piano prendo la rampa, mi muovo verso Torino e gradualmente accelero, cambiando a meno di 3000 giri. Pare di viaggiare con il cambio automatico, tanta è la souplesse della coppia e la ripresa, frenata anche dal climatizzatore che intanto pompa aria a tutta birra per tenere i 18 gradi interni. Radio accesa (e tutto sommato la Delta ha un impianto audio decente, anche se qui ho letto molte critiche), rotta verso Sanremo sperando che la nebbia si diradi. 70 all'ora, mi tengo sulla destra e come sempre accade ecco gli "eroi" della serata che, alla guida di camion, SUV, vetture tedesche varie ed eventuali sorpassano ad almeno 110/120 all'ora. Come diceva Einstein? Ah, sì: "Due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana. Beh, ho dubbi solo sull'universo".
E andiamo avanti, mentre attorno le luci si affievoliscono e la pianura Padana si apre nella sua vastità. E' come essere ancora nella pancia della mamma, tutt'attorno è ovatta che attutisce i rumori e si mostra come qualcosa che impregna e protegge. Eppure è nebbia, e il rischio - specialmente ora che non siamo più in colonna e sono solo in mezzo alla campagna - è quello di incappare in qualche mezzo fermo a luci spente o comunque poco visibile. Poco prima di Piacenza, ecco il classico camion fermo con l'emergenza in funzione, ma non c'è nessuno, lo vedo prima e mi sposto nella carreggiata a sinistra.
I km continuano a sgranarsi e mi rendo sempre più conto che pur essendo sostanzialmente la stessa macchina, Dedra e Delta hanno due caratteri diversi. La Dedra era snob e strafottente, camminava impettita e se ne impipava nonostante tutto: questa no, questa è più scanzonata e lievemente "sportiva" rispetto a sua sorella. Anche se il DNA Lancia, tutto sommato, resta quello.
Il Po, piacenza, ancora la vastità della pianura che va verso Stradella, ancora nebbia. Avanti, quando sei così nella vita come nei viaggi (e la vita è un viaggio), l'unica cosa che puoi fare è andare avanti, avanti ancora. Fino a quando, dopo aver rallentato e infilato la rampa in mezzo alla nebbia, spunta l'A7, Tortona e siamo finalmente fuori dalla nebbia dopo aver percorso 120 km nel muro bianco. La diramazione, il raccordo ed ecco l'A26, giù dal Turchino in un cielo pieno di stelle. E di vento forte che accompagna l'arrivo.
E così eccomi qua in mezzo a un nebbione che si taglia con il coltello. Il classico nebbione che ricorda molto Totò e Peppino quando il vicino gli dice: "A Milano, quando c'è la nebbia non si vede". Bòn, mi aggiro a fendinebbia/retronebbia e fari accesi attorno alla Fiera, ci sono delle deviazioni, passo accanto alla stazione e penso che molto probabilmente finirò intrappolato nel manto bianco. Poi, all'improvviso il miracolo: un cartello mi indica la strada giusta e vado a prendere l'A21.
Piano piano prendo la rampa, mi muovo verso Torino e gradualmente accelero, cambiando a meno di 3000 giri. Pare di viaggiare con il cambio automatico, tanta è la souplesse della coppia e la ripresa, frenata anche dal climatizzatore che intanto pompa aria a tutta birra per tenere i 18 gradi interni. Radio accesa (e tutto sommato la Delta ha un impianto audio decente, anche se qui ho letto molte critiche), rotta verso Sanremo sperando che la nebbia si diradi. 70 all'ora, mi tengo sulla destra e come sempre accade ecco gli "eroi" della serata che, alla guida di camion, SUV, vetture tedesche varie ed eventuali sorpassano ad almeno 110/120 all'ora. Come diceva Einstein? Ah, sì: "Due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana. Beh, ho dubbi solo sull'universo".
E andiamo avanti, mentre attorno le luci si affievoliscono e la pianura Padana si apre nella sua vastità. E' come essere ancora nella pancia della mamma, tutt'attorno è ovatta che attutisce i rumori e si mostra come qualcosa che impregna e protegge. Eppure è nebbia, e il rischio - specialmente ora che non siamo più in colonna e sono solo in mezzo alla campagna - è quello di incappare in qualche mezzo fermo a luci spente o comunque poco visibile. Poco prima di Piacenza, ecco il classico camion fermo con l'emergenza in funzione, ma non c'è nessuno, lo vedo prima e mi sposto nella carreggiata a sinistra.
I km continuano a sgranarsi e mi rendo sempre più conto che pur essendo sostanzialmente la stessa macchina, Dedra e Delta hanno due caratteri diversi. La Dedra era snob e strafottente, camminava impettita e se ne impipava nonostante tutto: questa no, questa è più scanzonata e lievemente "sportiva" rispetto a sua sorella. Anche se il DNA Lancia, tutto sommato, resta quello.
Il Po, piacenza, ancora la vastità della pianura che va verso Stradella, ancora nebbia. Avanti, quando sei così nella vita come nei viaggi (e la vita è un viaggio), l'unica cosa che puoi fare è andare avanti, avanti ancora. Fino a quando, dopo aver rallentato e infilato la rampa in mezzo alla nebbia, spunta l'A7, Tortona e siamo finalmente fuori dalla nebbia dopo aver percorso 120 km nel muro bianco. La diramazione, il raccordo ed ecco l'A26, giù dal Turchino in un cielo pieno di stelle. E di vento forte che accompagna l'arrivo.