Giovedì 18 giugno uscirà in libreria la riedizione del libro "Africa a cronometro" che fu scritto da Egisto Corradi nel 1952. Corradi fu inviato del "Corriere della sera", mentre per "La gazzetta dello sport" partecipò Giovanni Canestrini, entrambi viaggiarono a bordo dei Lancia Beta Viberti. Questa riedizione è stata aggiornata con una corposa appendice, ricca di foto inedite, scritta da me e da Paolo Dal Chiele, storico del marchio VW nonchè admin del forum www.standardbeetle.com.
La prima edizione del rallye Méditerranée-Le Cap è poco nota, io ne scrissi sul forum qui: http://www.viva-lancia.com/lancia_fora/ ... 37,1042727
Per contestualizzare ancora meglio i fatti e soprattutto gli antefatti, abbiamo creato un sito: http://www.africaacronometro.it/wp/ grazie al quale speriamo di aprire un dibattito sui raid africani, spesso sconosciuti in Italia. L'Italia partecipò a 3 edizioni del Rallye, che fu interrotto nel 1961 per motivi politici, con risultati sempre eclatanti. Ma la prima edizione aprì ad una lunga serie di raids, effettuati in più paesi africani, e nel 1979 ispirerà Thierry Sabine ad organizzare la Paris-Dakar, che nel 1992 si prolungherà fino a Città del Capo come nel 1950.
Il libro verrà distribuito in tutte le librerie italiane e sarà disponibile anche sul sito della casa editrice Il Corbaccio: http://www.corbaccio.it/generi/viaggi/a ... 809558.php
Se la vostra libreria di riferimento non avesse più copie disponibili, allora potrete chiederle direttamente all'editore scrivendo a info@corbaccio.it e specificando nell'oggetto il titolo del libro.
Africa a cronometro, il libro.
Africa a cronometro, il libro.
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Re: Africa a cronometro, il libro.
non vorrei sembrasse piaggeria verso il nostro admin, ma mi sembra una bella idea aver riesumato questo diario di bordo di Egisto Corradi, che conferma in pieno la sua leggenda di grande inviato (per la Gazzetta di Parma, poi per il Corriere della Sera e infine per il Giornale di Montanelli). Le sue doti di scrittore appaiono fulminanti nel bel libro che rievoca la sua esperienza come ufficiale della Divisione alpina Julia (ne ebbe una medaglia d’argento al valor militare): “La ritirata di Russia”, pubblicato da Longanesi e rieditato da Mursia.
Anche in questo libro scrittura elegantissima e colpo d'occhio infallibile, leggendolo si capisce come frema in lui l'inviato di razza anche quando sonnecchia sul seggiolino del passeggero. Siamo nel 1950, ancora lontano dalle ribellioni che dieci anni dopo avrebbero incendiato il "continente nero", eppure Corradi fiuta già il pericolo, intuisce il rancore che cova con dieci anni d'anticipo e - pur senza squilli di tromba o indignazioni pronto uso - la stolidezza del colonialismo, anzi dei diversi colonialisti, essendo il comportamento degli europei colà installati molto diverso a seconda delle nazionalità d'origine e - direi - delle classi sociali coinvolte. A Corradi quel sentore di terremoto è chiaro da subito, come negli animali antiveggenti, il reportage dalle miniere del Transvaal e Sudafrica (dove non esita a calarsi 2mila metri sottoterra) lo certifica senza lasciare dubbi. Spira in tutto il libro un clima che mi sembra ormai perduto: automobilismo e signorilità, viaggio a rotta di collo ma buone regole rispettate, un po' come forse è rimasto ancora nella vela o - meglio - in certi vecchi velisti di un'altra generazione. Un'aria della Torino del dopoguerra coi figli della vecchia industria un po' più sulle spine, un po' più avventurosi e con la voglia di scoprire il mondo e competervi (Gianni Lancia, Gatta, Christillin), qualcosa che oggi appare addirittura un'età dell'oro (anche se Corradi e Canestrini scrivono ancora - come tutti del resto - "negri", come nell'Ottocento di Livingstone e Brazzà. Infatti il viaggio dei nostri eroi sarebbe oggi impossibile; si pensi solo alla convulsione che regna nella fascia sahariana rendendone tutti i paesi non più attraversabili.
I due beati Paoli, Giusti e Dal Chiele, sono stati bravissimi a rieditarlo completandolo di note che inquadrano la fase storica/industriale e di accurate descrizioni (e belle fotografie!) dei mezzi. E' raro che l'editoria italiana produca un libro di questa ricchezza e non posso che complimentarmi coi curatori. Egisto Corradi manca purtroppo dal 1990.
Qui un ricordo della figlia Marina: http://www.tempi.it/blog/marina-corradi ... bgIwSjW-UE
e qui un ricordo di Beppe Severgnini: http://www.corriere.it/solferino/severg ... -30/01.spm
Anche in questo libro scrittura elegantissima e colpo d'occhio infallibile, leggendolo si capisce come frema in lui l'inviato di razza anche quando sonnecchia sul seggiolino del passeggero. Siamo nel 1950, ancora lontano dalle ribellioni che dieci anni dopo avrebbero incendiato il "continente nero", eppure Corradi fiuta già il pericolo, intuisce il rancore che cova con dieci anni d'anticipo e - pur senza squilli di tromba o indignazioni pronto uso - la stolidezza del colonialismo, anzi dei diversi colonialisti, essendo il comportamento degli europei colà installati molto diverso a seconda delle nazionalità d'origine e - direi - delle classi sociali coinvolte. A Corradi quel sentore di terremoto è chiaro da subito, come negli animali antiveggenti, il reportage dalle miniere del Transvaal e Sudafrica (dove non esita a calarsi 2mila metri sottoterra) lo certifica senza lasciare dubbi. Spira in tutto il libro un clima che mi sembra ormai perduto: automobilismo e signorilità, viaggio a rotta di collo ma buone regole rispettate, un po' come forse è rimasto ancora nella vela o - meglio - in certi vecchi velisti di un'altra generazione. Un'aria della Torino del dopoguerra coi figli della vecchia industria un po' più sulle spine, un po' più avventurosi e con la voglia di scoprire il mondo e competervi (Gianni Lancia, Gatta, Christillin), qualcosa che oggi appare addirittura un'età dell'oro (anche se Corradi e Canestrini scrivono ancora - come tutti del resto - "negri", come nell'Ottocento di Livingstone e Brazzà. Infatti il viaggio dei nostri eroi sarebbe oggi impossibile; si pensi solo alla convulsione che regna nella fascia sahariana rendendone tutti i paesi non più attraversabili.
I due beati Paoli, Giusti e Dal Chiele, sono stati bravissimi a rieditarlo completandolo di note che inquadrano la fase storica/industriale e di accurate descrizioni (e belle fotografie!) dei mezzi. E' raro che l'editoria italiana produca un libro di questa ricchezza e non posso che complimentarmi coi curatori. Egisto Corradi manca purtroppo dal 1990.
Qui un ricordo della figlia Marina: http://www.tempi.it/blog/marina-corradi ... bgIwSjW-UE
e qui un ricordo di Beppe Severgnini: http://www.corriere.it/solferino/severg ... -30/01.spm
Re: Africa a cronometro, il libro.
Ciao Marco Tullio,
come sempre è un piacere leggerti! Ho acquistato entrambe le edizioni! La nuova a favore dei beati Paoli e la prima, quella del 1952, da affiancare ad un altro libro presente nella mia collezione, si tratta di un taccuino di viaggio di nobile abruzzese che partecipò al rallye Algeri - Città del Capo nel 1959 a bordo di una Alfa Romeo 1900 per altro mai arrivata al traguardo e che in maniera avventurosa proseguì con una Chevrolet fino nel Sudan del sud dove fu abbandonato anche da quest'ultima vettura.
Dal diario di viaggio del Barone Rodolfo Sorricchio di Valforte vengono menzionate le problematiche sociali e gli scontri già in atto nel continente africano in quell'anno. Il resto del taccuino descrive le tappe con qualche disgressione che tocca il sociale. Anche alla fine degli anni 50 il termine "negro" era normalmente usato anche dal nostro Barone, anzi si meravigliava della bravura della servitù dei "boys negri" che lavoravano nelle case dei facoltosi bianchi. Ne elogiava la professionalità, la riservatezza, la compostezza ....
Spero mi arrivi presto il libro Africa a cronometro in questa nuova edizione dell'amico Paolo. Conoscerò così la figura di Corradi e apprenderò altro sul "Continente nero", non ultimo mi terranno compagnia visto che sono obbligato sul divano a causa, ahimè, di un incidente con lo scooter.
A presto
Michele
come sempre è un piacere leggerti! Ho acquistato entrambe le edizioni! La nuova a favore dei beati Paoli e la prima, quella del 1952, da affiancare ad un altro libro presente nella mia collezione, si tratta di un taccuino di viaggio di nobile abruzzese che partecipò al rallye Algeri - Città del Capo nel 1959 a bordo di una Alfa Romeo 1900 per altro mai arrivata al traguardo e che in maniera avventurosa proseguì con una Chevrolet fino nel Sudan del sud dove fu abbandonato anche da quest'ultima vettura.
Dal diario di viaggio del Barone Rodolfo Sorricchio di Valforte vengono menzionate le problematiche sociali e gli scontri già in atto nel continente africano in quell'anno. Il resto del taccuino descrive le tappe con qualche disgressione che tocca il sociale. Anche alla fine degli anni 50 il termine "negro" era normalmente usato anche dal nostro Barone, anzi si meravigliava della bravura della servitù dei "boys negri" che lavoravano nelle case dei facoltosi bianchi. Ne elogiava la professionalità, la riservatezza, la compostezza ....
Spero mi arrivi presto il libro Africa a cronometro in questa nuova edizione dell'amico Paolo. Conoscerò così la figura di Corradi e apprenderò altro sul "Continente nero", non ultimo mi terranno compagnia visto che sono obbligato sul divano a causa, ahimè, di un incidente con lo scooter.
A presto
Michele
Moderatore sezione "Burocrazia e dintorni"
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Re: Africa a cronometro, il libro.
Ciao Michele, auguri di un pronto recupero post-motociclistico (ne so qualcosa anch'io!). Questi resoconti di viaggio sono sempre molto affascinanti, ora cerco di recuperare anch'io il diario di viaggio di Rodolfo Sorricchio di Valforte. Furono molti gli aristocratici italiani che nel secolo scorso promossero viaggi ed esplorazioni non solo a scopo avventuroso e venatorio ma proprio per stimolo geografico e conoscitivo, in piena sintonia con uno spirito "coloniale" non solo finalizzato a sfruttare risorse o risolvere l'esubero di manodopera nella madrepatria. Vere spedizioni antropologiche, in accordo con una scienza che muoveva i suoi primi passi, furono quelle organizzate da Raimondo Franchetti, da Ludovico Nesbitt, da Pietro Savorgnan di Brazzà, da Giovanni Miani o dal vescovo Guglielmo Massaja (gli dedicò un film Goffredo Alessandrini nel 1939, Abuna Messias). Nel 1937 Leonardo Bonzi volle festeggiare le sue nozze con Elisa Lentati in Persia e Afganistan, via Bombay con un'Aprilia che si comportò benissimo (portando i novelli sposi fin davanti ai Buddha di Bamyan distrutti dai talebani nel 2001). Allego il numero de La Manovella (novembre 2011) che racconta l'impresa.
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Re: Africa a cronometro, il libro.
Ricordo a chi parteciperà al Festival della letteratura di Mantova che, giovedì 10 Settembre alle 21.15, Beppe Severgnini ricorderà Egisto Corradi e leggerà due pagine da "Africa a cronometro".