15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
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EVVIVA LE LANCIA !!!
Jet
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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 un preghiera per Monsù Censin
Evviva
-D

Andrea Oristano
Lancia Lybra 1.9 JTD SW LX 2004 Navi - Tel - Cruise - Sensori di parcheggiohttp://www.facebook.com/aacquas?ref=tn_tnmn
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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Monsù Censin , ci pensi lei da lassù alla sua creatura , che quelli che ci dovrebbero pensare qui hanno le idee un pò confuse...... 

Lancia Lybra SW 1.9 Jtd LX 2004 - Lancia Ypsilon 1.2 8v 2006

Preferirei spingere la mia Lancia, piuttosto che guidare un'Audi...
www.elettriko.altervista.org

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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Si esatto, confuso è dire poco, è come un treno che è deragliato, e non lo si vuole più mettere sui binari.
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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Bravo Jet per esserti ricordato dell'importante ricorrenza.
Requiescat in pace!
Pierpaolo Bottino
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Pierpaolo Bottino
Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Grazie caro Pierpaolo.
Spero sempre che ci sia qualcun altro più competente di me a farlo ma evidentemente ...
Comunque sempre meglio che nessuno.
Ciao.
EVVIVA LE LANCIA !!!
Jet
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Comunque sempre meglio che nessuno.
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Jet
Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Scusate la mia enorme ignoranza ma di che stiamo parlando???????
Gianni
Il mezzo del futuro sarà quello del passato e non a 4 ruote ma a 4 zampe
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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Gianni era l'anniversario della scomparsa di Vincenzo Lancia
Questa è una bella lettera della sorella.
Lettera di MARIA LANCIA, sul fratello VINCENZO
Di Vincenzo Lancia industriale, costruttore, e non sempre fortunato corridore, molti hanno parlato e scritto dopo la sua morte. Altri l’hanno ricordato gentiluomo benefico e bonario, amante della musica di Wagner, e amico dei poveri, specialmente se suoi compaesani, smarriti per il mondo.Nessuno ha scritto di lui ragazzo, di lui giovane animoso e dinamico, di lui spesso perduto in sogni irraggiungibili, in desideri di irraggiungibili lontananze.Io, che l’ebbi compagno d’infanzia, lo rivedo indisciplinato sbarazzino a Torino, più assiduo frequentatore dei viali e delle piazze che non della scuola elementare “Niccolò-Tommaseo” alla quale era iscritto, quasi sempre indossante vestiti di tela, ma avvolto d’inverno in un poco elegante mantello, pur assai elegantemente portato.E pure lo rivedo rientrare accompagnato dai vigili, grondante acqua dopo un pericoloso bagno nel Po, sorridente e beato sotto le trepidanti sgridate paterne, sempre minacciato di collegio, e finalmente in collegio rinchiuso a Varallo.E lo vedo fabbricare mulini, di e notte risonanti nel paterno torrente della Montà; lo rivedo festeggiare, con il vecchio cannone ideato e fatto fondere da suo padre, la estiva sagra del nostro Fobello, sempre in moto, sempre sognando e facendo vivere cose nuove e nuovi disegni.E pur lo ricordo sul nostro terrazzo, luogo di risa e di giochi, dinanzi a un’enorme scodella di latte, in copiose merende, o appollaiato su un faggio gigantesco nel bosco soprastante la casa; e triste, all’autunno, tornarsene in città a riprendere gli studi, salvo a scordare di presentarsi agli esami.Tale fu Vincenzo Lancia, fino ai vent’ anni, o poco più.Dopo, ahimé! quasi subito dopo, una ben dura fatica l’attendeva, e ancor lo ricordo, quando si incendiò la sua prima fabbrica in via Petrarca, mordersi per il dolore le mani, e, disperato, piangere come un bimbo.Dopo, si, dopo venne anche il successo e venne la gioia di vedere le sue vetture veloci e stimate correre per il mondo; ma sempre quei giorni non più tornanti dell’infanzia gli risero e piansero in cuore ; senza posa, eterno fanciullo incontentabile, cercò ed insegui qualcosa di più alto e lontano, qualcosa che sempre, ma invano, sorride agli spiriti umani più eletti.Ed ora, noi siamo grati a quanti ancora lo ricordano, grati soprattutto a quanti continuano con amore, coraggio e successo, la sua opera, si che la memoria di lui e il nostro nome vivano a lungo e con onore per le sempre più vaste e numerose vie del mondo.
Maria Lancia
Questa è una bella lettera della sorella.
Lettera di MARIA LANCIA, sul fratello VINCENZO
Di Vincenzo Lancia industriale, costruttore, e non sempre fortunato corridore, molti hanno parlato e scritto dopo la sua morte. Altri l’hanno ricordato gentiluomo benefico e bonario, amante della musica di Wagner, e amico dei poveri, specialmente se suoi compaesani, smarriti per il mondo.Nessuno ha scritto di lui ragazzo, di lui giovane animoso e dinamico, di lui spesso perduto in sogni irraggiungibili, in desideri di irraggiungibili lontananze.Io, che l’ebbi compagno d’infanzia, lo rivedo indisciplinato sbarazzino a Torino, più assiduo frequentatore dei viali e delle piazze che non della scuola elementare “Niccolò-Tommaseo” alla quale era iscritto, quasi sempre indossante vestiti di tela, ma avvolto d’inverno in un poco elegante mantello, pur assai elegantemente portato.E pure lo rivedo rientrare accompagnato dai vigili, grondante acqua dopo un pericoloso bagno nel Po, sorridente e beato sotto le trepidanti sgridate paterne, sempre minacciato di collegio, e finalmente in collegio rinchiuso a Varallo.E lo vedo fabbricare mulini, di e notte risonanti nel paterno torrente della Montà; lo rivedo festeggiare, con il vecchio cannone ideato e fatto fondere da suo padre, la estiva sagra del nostro Fobello, sempre in moto, sempre sognando e facendo vivere cose nuove e nuovi disegni.E pur lo ricordo sul nostro terrazzo, luogo di risa e di giochi, dinanzi a un’enorme scodella di latte, in copiose merende, o appollaiato su un faggio gigantesco nel bosco soprastante la casa; e triste, all’autunno, tornarsene in città a riprendere gli studi, salvo a scordare di presentarsi agli esami.Tale fu Vincenzo Lancia, fino ai vent’ anni, o poco più.Dopo, ahimé! quasi subito dopo, una ben dura fatica l’attendeva, e ancor lo ricordo, quando si incendiò la sua prima fabbrica in via Petrarca, mordersi per il dolore le mani, e, disperato, piangere come un bimbo.Dopo, si, dopo venne anche il successo e venne la gioia di vedere le sue vetture veloci e stimate correre per il mondo; ma sempre quei giorni non più tornanti dell’infanzia gli risero e piansero in cuore ; senza posa, eterno fanciullo incontentabile, cercò ed insegui qualcosa di più alto e lontano, qualcosa che sempre, ma invano, sorride agli spiriti umani più eletti.Ed ora, noi siamo grati a quanti ancora lo ricordano, grati soprattutto a quanti continuano con amore, coraggio e successo, la sua opera, si che la memoria di lui e il nostro nome vivano a lungo e con onore per le sempre più vaste e numerose vie del mondo.
Maria Lancia
Andrea Oristano
Lancia Lybra 1.9 JTD SW LX 2004 Navi - Tel - Cruise - Sensori di parcheggiohttp://www.facebook.com/aacquas?ref=tn_tnmn
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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
Beh , io ancora non ho capito che c'entra Monsù Censin, con il grande Vincenzo Lancia........
Gianni
Il mezzo del futuro sarà quello del passato e non a 4 ruote ma a 4 zampe
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Il mezzo del futuro sarà quello del passato e non a 4 ruote ma a 4 zampe
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Re: 15 febbraio 1937 – 15 febbraio 2013 una preghiera per Monsù Censin
In Piemonte il diminutivo di Vincenzo è Censin e così veniva comunemente chiamato Vincenzo Lancia con l'aggiunta di Monsù (Signore).
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