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Lettera di MARIA LANCIA, sul fratello VINCENZO
Di Vincenzo Lancia industriale, costruttore, e non sempre fortunato corridore, molti hanno parlato e scritto dopo la sua morte. Altri l’hanno ricordato gentiluomo benefico e bonario, amante della musica di Wagner, e amico dei poveri, specialmente se suoi compaesani, smarriti per il mondo.Nessuno ha scritto di lui ragazzo, di lui giovane animoso e dinamico, di lui spesso perduto in sogni irraggiungibili, in desideri di irraggiungibili lontananze.Io, che l’ebbi compagno d’infanzia, lo rivedo indisciplinato sbarazzino a Torino, più assiduo frequentatore dei viali e delle piazze che non della scuola elementare “Niccolò-Tommaseo” alla quale era iscritto, quasi sempre indossante vestiti di tela, ma avvolto d’inverno in un poco elegante mantello, pur assai elegantemente portato.E pure lo rivedo rientrare accompagnato dai vigili, grondante acqua dopo un pericoloso bagno nel Po, sorridente e beato sotto le trepidanti sgridate paterne, sempre minacciato di collegio, e finalmente in collegio rinchiuso a Varallo.E lo vedo fabbricare mulini, di e notte risonanti nel paterno torrente della Montà; lo rivedo festeggiare, con il vecchio cannone ideato e fatto fondere da suo padre, la estiva sagra del nostro Fobello, sempre in moto, sempre sognando e facendo vivere cose nuove e nuovi disegni.E pur lo ricordo sul nostro terrazzo, luogo di risa e di giochi, dinanzi a un’enorme scodella di latte, in copiose merende, o appollaiato su un faggio gigantesco nel bosco soprastante la casa; e triste, all’autunno, tornarsene in città a riprendere gli studi, salvo a scordare di presentarsi agli esami.Tale fu Vincenzo Lancia, fino ai vent’ anni, o poco più.Dopo, ahimé! quasi subito dopo, una ben dura fatica l’attendeva, e ancor lo ricordo, quando si incendiò la sua prima fabbrica in via Petrarca, mordersi per il dolore le mani, e, disperato, piangere come un bimbo.Dopo, si, dopo venne anche il successo e venne la gioia di vedere le sue vetture veloci e stimate correre per il mondo; ma sempre quei giorni non più tornanti dell’infanzia gli risero e piansero in cuore ; senza posa, eterno fanciullo incontentabile, cercò ed insegui qualcosa di più alto e lontano, qualcosa che sempre, ma invano, sorride agli spiriti umani più eletti.Ed ora, noi siamo grati a quanti ancora lo ricordano, grati soprattutto a quanti continuano con amore, coraggio e successo, la sua opera, si che la memoria di lui e il nostro nome vivano a lungo e con onore per le sempre più vaste e numerose vie del mondo.
Maria Lancia