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Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 26 giu 2012, 22:41
da warner
Bisognerebbe conoscere bene il caso,io so che in caso di trasferimento di una ditta questa richiesta deve essere notificata per iscritto al dipendente,dopo 3 avvisi se si persiste nel rifiutare si puo' essere licenziati.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 26 giu 2012, 22:45
da mastro
Certo, io portavo il caso solo come esempio, per sottolineare che non è solo la Fiat che licenzia gli operai, Warner, qui stanno chiudendo tutte le grandi aziende. C'è evidentemente un problema.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 00:03
da warner
certamente si,pero' c'e' anche tanta speculazione,vedi i vari Rossignolo....Indesit sta delocalizzando dopo avere appena comprato attrezzature con fondi statali...Vedi Paolo Villaggio ha descritto alla perfezione il sistema anni fa...

Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 01:45
da mimmo bt328
ciao
Bisognerebbe conoscere bene il caso,
come sempre in tutte le cose
io so che in caso di trasferimento di una ditta questa richiesta deve essere notificata per iscritto al dipendente,dopo 3 avvisi se si persiste nel rifiutare si puo' essere licenziati.
dipende dai contratti di categoria. Nel mio, per esempio, vige l'obbligo di accettazione entro una certa distanza dal luogo di residenza. Superata tale distanza il dipendente ha facoltà di rifiutare il trasferimento.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 01:53
da mimmo bt328
ciao
ma ha fatto fallimento e licenziato tutti solo per una causa?
conosco un caso simile, sono cose che succedono.
Non sempre è il titolare a sfruttare il dipendente, ci sono anche casi di dipendenti che sfruttano situazioni particolari per trarne beneficio a discapito altrui. E l'impreditore ci rimette l'azienda... se va bene. Altrimenti ci rimette anche casa e salute. Talvolta perde pure il matrimonio.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 02:15
da mimmo bt328
ciao
Appunto vogliamo importare il modello Giapponese?Ovvio che ci sia piu' produzione,con gli orari che si svoglono,sai che le aziende in Giappone hanno le camere per i dipendenti?In pratica vivono per lavorare.
allora possiamo dire che stiamo molto bene e che non abbiamo molto da lamentarci
perche' non importiamo invece,ammortizzatori sociali,premi di produzione,come si e' fatto in USA ed in germania?
negli USA non c'è sanità pubblica, negli USA tutti i dipendenti hanno contratti a termine, le aziende hanno grandissima libertà di licenziamento, non esiste la cassa integrazione... non credo che gli americani stiano molto meglio, anzi.
In pratica negli Stati Uniti TUTTI i dipendenti sono "precari", come piace dire a voi.
Mentre in Germania, dettomi da un cliente che ha lavorato alla Volkswagen di Wolfsburg, sono proprio i sindacati a denunciare all'azienda i dipendenti scansafatiche in quanto si tratta di gentaglia che danneggia i lavoratori. In Italia succede l'esatto opposto: più sono scansafatiche e più sono protetti dai sindacati. E questo non ho bisogno che me lo dicano gli altri: l'ho visto tantissime volte.
ma come possiamo battere la concorrenza di persone che appunto non conoscono diritti,vivono solo per lavorare?
sicuramente non facendo i signori senza lavoro. Se la nostra concorrenza è quella abbiamo solo due possibilità: adeguarci (nel miglior modo possibile) o soccombere. Se continuiamo su questa strada siamo diretti all'autodistruzione.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 03:08
da mimmo bt328
ciao
ufficializzata l'installazione del 3.0 6V MJII della VM Motori sul Jeep Grand Cherokee anche per il mercato USA.
Contemporaneamente al prossimo restyling, dal 2014 il motore turbodiesel italiano sbarcherà oltre oceano nelle versioni da 190cv e da 240cv.
Sarà abbinato ad un cambio ZF ad 8 rapporti. Ovviamente automatico. Sarà realizzato direttamente dalla Chrysler su licenza ZF.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 10:15
da Suzu600
Se lavori per grandi marche come hai citato (mercedes) e fallisci per 200 milioni di lire vuol dire che l'azienda non era un granchè........Poi probabilmente la ditta è stata condannata anche perchè non ha fatto le cose legalmente..........Comunque ad oggi le aziende che chiudono in Italia sono circa 1600 al giorno, quindi qualcosa di marcio esiste...........
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 13:44
da Elettriko
Stiamo andando giù per la china , e non abbiamo molte alternative : come giustamente di Mimmo ( a mio avviso ) o ci adeguiamo o torniamo tutti a coltivare i campi.
Guardiamo in faccia la realtà.
Non è più come una volta dove ogni azienda faceva riferimento al proprio territorio.
Oggi c'è la globalizzazione , e quindi dobbiamo rapportarci anche alle altre realtà : ci sono molti paesi dove produrre costa meno , e le aziende se vogliono sopravvivere devono portare le loro produzioni la dove costa meno.
A noi rimane una sola scelta : adeguare i nostri costi o cedere il lavoro ad altri.
Quello che fa rabbia è che in Italia le aziende sono talmente cariche di burocrazia , tasse ed altri impedimenti che anche volendo non riescono a mantenere competitività ;
Lo stato invece di cercare di ridurre la pressione fiscale e snellire la parte burocratica continua ad aggiungere tasse e balzelli;
I lavoratori hanno già dato tanto e non vogliono cedere ancora ;
I sindacati continuano a ragionare con la mentalità del 68 , facendo barricate ed opponendosi ad ogni alternativa.
Il risultato : le aziende chiudono o spostano le produzioni , e gli operai si trovano senza lavoro , e la china diventa sempre più ripida.
Re: Futuro Fiat - n.2
Inviato: 27 giu 2012, 14:03
da warner
mimmo bt328 Scritto:
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> ciao
>
> Appunto vogliamo importare il modello
> Giapponese?Ovvio che ci sia piu' produzione,con
> gli orari che si svoglono,sai che le aziende in
> Giappone hanno le camere per i dipendenti?In
> pratica vivono per lavorare.
> allora possiamo dire che stiamo molto bene e che
> non abbiamo molto da lamentarci
>
> perche' non importiamo invece,ammortizzatori
> sociali,premi di produzione,come si e' fatto in
> USA ed in germania?
> negli USA non c'è sanità pubblica, negli USA
> tutti i dipendenti hanno contratti a termine, le
> aziende hanno grandissima libertà di
> licenziamento, non esiste la cassa integrazione...
> non credo che gli americani stiano molto meglio,
> anzi.
> In pratica negli Stati Uniti TUTTI i dipendenti
> sono "precari", come piace dire a voi.
> Mentre in Germania, dettomi da un cliente che ha
> lavorato alla Volkswagen di Wolfsburg, sono
> proprio i sindacati a denunciare all'azienda i
> dipendenti scansafatiche in quanto si tratta di
> gentaglia che danneggia i lavoratori. In Italia
> succede l'esatto opposto: più sono scansafatiche
> e più sono protetti dai sindacati. E questo non
> ho bisogno che me lo dicano gli altri: l'ho visto
> tantissime volte.
>
> ma come possiamo battere la concorrenza di persone
> che appunto non conoscono diritti,vivono solo per
> lavorare?
> sicuramente non facendo i signori senza lavoro. Se
> la nostra concorrenza è quella abbiamo solo due
> possibilità: adeguarci (nel miglior modo
> possibile) o soccombere. Se continuiamo su questa
> strada siamo diretti all'autodistruzione.
Stiamo molto bene e non abbiamo da lamentarci...Se lo dici tu...Che paragoni fai non lo so,voglio vedere se ti obbligassero a fare 12 ore al giorno domeniche comprese e non ti dessero ferie....Non fare sempre tutto facile...
I sindacati in germania denunciano gli scansafatiche....benissimo,solo che qui' il 90% di questi ultimi sono i raccomandati protetti dai padroni( e ne ho visti a iosa fidati)
Facciamo i signori senza lavoro?Mah...non so tu dove vivi io ho un sacco di amici e conoscenti che non riescono ad arrivare a fine mese...
In USA vero primo della riforma di Obama non esisteva sanita' publica,ma le assicurazioni che qui' sono inefficenti,potessi cancellarmi da inps ed inail mi gestirei un fondo personale,non esiste cassa integrazione vero,ma le agenzie per il lavoro funzionano molto meglio che da noi,si occupano seriamente di ricollocare nel piu' breve tempo possibile,ed i sussidi,come in Francia e Germania esistono non come da noi...Qui' le aziende vogliono l'uovo la gallina ed il pulcino,questo e' il problema reale.