Re: Povera Lancia Beta...
Inviato: 28 ago 2008, 12:00
Grazie.
In realtà sono molto appassionato soprattutto di "storia" della Lancia ed ho curato alcune ricerche sulla vita e l'esperienza di Ettore Zaccone Mina.
Con le cognizioni meccaniche non sono proprio "digiuno"; arrivo, ad esempio, a capire bene cosa ci fosse di davvero innovativo nell' 8V della D50 e nel 4V Fulvia.
E' consuetudine attribuire la D50 a Vittorio Jano. Ma è vero solo in parte. Jano fu solo il supervisore generale di quel progetto. Il motore di quella vettura, invece, venne interamente progettato da Ettore Zaccone Mina che "ideò" i suoi elementi più innovativi:
- gli steli delle valvole letteralmente "annegati" nei condotti dell'acqua (!) per smaltire meglio il calore;
- i bilanceri a "dito" per perfezionare fino allo spasimo la registrazione delle punterie;
- la doppia accensione (due candele per cilindro);
- la scelta della V di 90°
- la "solidarietà" tra motore e telaio; di fatto il motore della D50 era un elemento "portante" del telaio stesso;
- la posizione inclinata del motore per diminuire gli ingombri e per consentire il passaggio "laterale" dell'albero motore in modo da abbassare la posizione del pilota e così il baricentro della vettura
- gli studi sull' applicazione al motore della iniezione meccanica; unica scelta che Zaccone Mina non riuscì ad imporre perchè incontrò la ferrea opposizione di Jano nei confronti dei motori a iniezione;
- la vera "manìa" di Zaccone Mina per la carburazione secondo la formula "un cilindro-un corpo", col montaggio, pertanto, di 4 carburatori doppio corpo (non per nulla, superate le resistenze di Fessia, Zaccone Mina riuscirà a far deliberare la soluzione "un corpo-un cilindro" anche sulla Fulvia, con la creazione della Fulvia 2C a due carburatori doppio corpo).
L'inclinazione del motore - per gli stessi scopi - era in realtà stata "inaugurata" dalla Mercedes nella rivoluzionaria W196 di Formula 1; quella macchina aveva sia il motore inclinato sia l'iniezione meccanica. Zaccone Mina riteneva fantastiche entrambe le soluzioni. Come detto l'impianto dell'iniezione meccanica (che pure progettò e realizzò, costruendo un motore sperimentale monocilindrico che altro non era che 1/8 del D50) non gli fu consentito da Jano. Per il motore inclinato, invece, si accorse che il rendimento termodinamico variava. E non di poco. Zaccone Mina, a differenza di altri progettisti Lancia, non era nè un "cattedratico" nè un "fine teorico", ma studiava e risolveva le cose soprattutto "sperimentando" quelle che, via via, gli sembravano le soluzioni che raggiungevano lo scopo che si era prefisso.
Cosicchè non so dirti se le cognizioni sulla termodinamica dei motori inclinati - che Zaccone intuì e mise in pratica - siano poi state effettivamente riportate su manuali o volumi scritti.
Sta di fatto che il "tallone d'achille" della Mercedes W 196 era proprio il fatto di essere collocato in posizione inclinata ma essere stato progettato e realizzato come se dovesse stare "dritto".
Con problemi che si concentravano soprattutto sull' usura dei lati dei pistoni e delle fasce, sulla messa a punto del motore (le diverse inclinazioni dei clindri della V rendevano le combustioni non uniformi sulle due bancate con vari problemi sulla carburazione, sull'anticipo della distribuzione e sulla messa a punto generale), sulla lubrificazione.
Tutti problemi che Zaccone Mina riuscì a risolvere.
Il famoso giorno del "tuffo" di Ascari nel porto di Montecarlo, le W196 si erano tutte rotte. La D50 stava invece puntando dritta verso la vittoria sotto gli occhi esterrefatti di Alfred Neubauer.
La Fulvia ha il motore inclinato per tutt'altri motivi.
Il problema è che a Zaccone Mina era stato imposto da Fessia di utilizzare la trazione anteriore e gli organi meccanici (cambio, trasmissione, differenziale ecc. ecc.) della Flavia.
Senonchè quello della Flavia era un motore "boxer".
E quindi un motore in cui l'albero motore e la trasmissione si trovavano all'altezza delle bielle di un motore "coricato" e posto, ovviamente, ad una certa distanza da terra. Cioè era un motore in cui la trasmissione era "altissima". Montare un motore longitudinale "dritto" su quegli organi meccanici significava costruire un motore altissimo con una sezione frontale da autocarro. Tenuto conto, oltretutto, del fatto, che Zaccone Mina voleva a tutti costi realizzare un motore BIALBERO IN TESTA (con conseguente necessità di spazio "in alto" per alberi, comando della distribuzione e punterie). Occorreva chiaramente ridurre l'ingombro in altezza.
Zaccone Mina trovò la soluzione - appunto - nell'inclinare di 45 gradi verso destra il motore.
E perchè potesse funzionare correttamente, applicò su quello che doveva essere un "motorino" 1100 per una vettura medio-piccola destinata ad un pubblico di paciosi professionisti eleganti le cognizioni che aveva appreso sulla termodinamica dei motori inclinati.
I "segni" sono evidenti.
I pistoni della Fulvia sono asimmetrici e posti in "controangolo" rispetto all'inclinazione del motore.
Se uno somma l'angolo del cielo del pistone e l'angolo dell'incavo della valvola di aspirazione ottiene ...45! Cioè, nel motore Fulvia, la miscela aria e benzina entra praticamente "verticale" con una differenza tra le bancate di poco più di 12°, cioè esattamente l'angolo di divaricazione della V e quindi della spinta del motore V sull'albero motore.
Non chiedermi cosa significhi questo e a cosa serva, nè quali altri "diavolerie" abbia attuato Zaccone per rendere omogeneo il funzionamento del 4V Fulvia.
Sta di fatto che quel motore, nato 1100 per avvocati e padri di famiglia borghesi, ha raggiunto la soglia dei 100 CV/litro (Fulvia HF 1600 Gruppo IV; 160 Cavalli!) e senza nemmeno l'applicazione di compressori, turbo o volumetrici che dir si voglia, mantenendo due sole valvole per cilindro; in realtà solo perchè era un bialbero in testa concepito e costruito dalla volontà e mentalità di un progettista che aveva
ideato e realizzato il più straordinario motore di Formula 1 degli anni Cinquanta.
Per rispondere anche a Fabio, nel Lampredi, invece, la differenza praticamente non c'è.
E' montato inclinato (ma di pochi gradi) su alcuni modelli Lancia, Fiat e Alfa Romeo ed invece perfettamente "dritto" in altri.
Rispettando, peraltro, con l'inclinazione, sempre le "tolleranze" dei motori "dritti".
Lo scopo dell'inclinazione è - almeno nella Beta berlina, coupè e HPE - quello di consentire di avere l'albero motore in posizione tale da sistemare all'altezza e distanza giusta il cambio trasversale e l'uscita dei semiassi. Lasciando tuttavia lo spazio sufficiente per inserire, davanti, tutta l'alimentazione con i due carburatori doppio corpo.
In realtà sono molto appassionato soprattutto di "storia" della Lancia ed ho curato alcune ricerche sulla vita e l'esperienza di Ettore Zaccone Mina.
Con le cognizioni meccaniche non sono proprio "digiuno"; arrivo, ad esempio, a capire bene cosa ci fosse di davvero innovativo nell' 8V della D50 e nel 4V Fulvia.
E' consuetudine attribuire la D50 a Vittorio Jano. Ma è vero solo in parte. Jano fu solo il supervisore generale di quel progetto. Il motore di quella vettura, invece, venne interamente progettato da Ettore Zaccone Mina che "ideò" i suoi elementi più innovativi:
- gli steli delle valvole letteralmente "annegati" nei condotti dell'acqua (!) per smaltire meglio il calore;
- i bilanceri a "dito" per perfezionare fino allo spasimo la registrazione delle punterie;
- la doppia accensione (due candele per cilindro);
- la scelta della V di 90°
- la "solidarietà" tra motore e telaio; di fatto il motore della D50 era un elemento "portante" del telaio stesso;
- la posizione inclinata del motore per diminuire gli ingombri e per consentire il passaggio "laterale" dell'albero motore in modo da abbassare la posizione del pilota e così il baricentro della vettura
- gli studi sull' applicazione al motore della iniezione meccanica; unica scelta che Zaccone Mina non riuscì ad imporre perchè incontrò la ferrea opposizione di Jano nei confronti dei motori a iniezione;
- la vera "manìa" di Zaccone Mina per la carburazione secondo la formula "un cilindro-un corpo", col montaggio, pertanto, di 4 carburatori doppio corpo (non per nulla, superate le resistenze di Fessia, Zaccone Mina riuscirà a far deliberare la soluzione "un corpo-un cilindro" anche sulla Fulvia, con la creazione della Fulvia 2C a due carburatori doppio corpo).
L'inclinazione del motore - per gli stessi scopi - era in realtà stata "inaugurata" dalla Mercedes nella rivoluzionaria W196 di Formula 1; quella macchina aveva sia il motore inclinato sia l'iniezione meccanica. Zaccone Mina riteneva fantastiche entrambe le soluzioni. Come detto l'impianto dell'iniezione meccanica (che pure progettò e realizzò, costruendo un motore sperimentale monocilindrico che altro non era che 1/8 del D50) non gli fu consentito da Jano. Per il motore inclinato, invece, si accorse che il rendimento termodinamico variava. E non di poco. Zaccone Mina, a differenza di altri progettisti Lancia, non era nè un "cattedratico" nè un "fine teorico", ma studiava e risolveva le cose soprattutto "sperimentando" quelle che, via via, gli sembravano le soluzioni che raggiungevano lo scopo che si era prefisso.
Cosicchè non so dirti se le cognizioni sulla termodinamica dei motori inclinati - che Zaccone intuì e mise in pratica - siano poi state effettivamente riportate su manuali o volumi scritti.
Sta di fatto che il "tallone d'achille" della Mercedes W 196 era proprio il fatto di essere collocato in posizione inclinata ma essere stato progettato e realizzato come se dovesse stare "dritto".
Con problemi che si concentravano soprattutto sull' usura dei lati dei pistoni e delle fasce, sulla messa a punto del motore (le diverse inclinazioni dei clindri della V rendevano le combustioni non uniformi sulle due bancate con vari problemi sulla carburazione, sull'anticipo della distribuzione e sulla messa a punto generale), sulla lubrificazione.
Tutti problemi che Zaccone Mina riuscì a risolvere.
Il famoso giorno del "tuffo" di Ascari nel porto di Montecarlo, le W196 si erano tutte rotte. La D50 stava invece puntando dritta verso la vittoria sotto gli occhi esterrefatti di Alfred Neubauer.
La Fulvia ha il motore inclinato per tutt'altri motivi.
Il problema è che a Zaccone Mina era stato imposto da Fessia di utilizzare la trazione anteriore e gli organi meccanici (cambio, trasmissione, differenziale ecc. ecc.) della Flavia.
Senonchè quello della Flavia era un motore "boxer".
E quindi un motore in cui l'albero motore e la trasmissione si trovavano all'altezza delle bielle di un motore "coricato" e posto, ovviamente, ad una certa distanza da terra. Cioè era un motore in cui la trasmissione era "altissima". Montare un motore longitudinale "dritto" su quegli organi meccanici significava costruire un motore altissimo con una sezione frontale da autocarro. Tenuto conto, oltretutto, del fatto, che Zaccone Mina voleva a tutti costi realizzare un motore BIALBERO IN TESTA (con conseguente necessità di spazio "in alto" per alberi, comando della distribuzione e punterie). Occorreva chiaramente ridurre l'ingombro in altezza.
Zaccone Mina trovò la soluzione - appunto - nell'inclinare di 45 gradi verso destra il motore.
E perchè potesse funzionare correttamente, applicò su quello che doveva essere un "motorino" 1100 per una vettura medio-piccola destinata ad un pubblico di paciosi professionisti eleganti le cognizioni che aveva appreso sulla termodinamica dei motori inclinati.
I "segni" sono evidenti.
I pistoni della Fulvia sono asimmetrici e posti in "controangolo" rispetto all'inclinazione del motore.
Se uno somma l'angolo del cielo del pistone e l'angolo dell'incavo della valvola di aspirazione ottiene ...45! Cioè, nel motore Fulvia, la miscela aria e benzina entra praticamente "verticale" con una differenza tra le bancate di poco più di 12°, cioè esattamente l'angolo di divaricazione della V e quindi della spinta del motore V sull'albero motore.
Non chiedermi cosa significhi questo e a cosa serva, nè quali altri "diavolerie" abbia attuato Zaccone per rendere omogeneo il funzionamento del 4V Fulvia.
Sta di fatto che quel motore, nato 1100 per avvocati e padri di famiglia borghesi, ha raggiunto la soglia dei 100 CV/litro (Fulvia HF 1600 Gruppo IV; 160 Cavalli!) e senza nemmeno l'applicazione di compressori, turbo o volumetrici che dir si voglia, mantenendo due sole valvole per cilindro; in realtà solo perchè era un bialbero in testa concepito e costruito dalla volontà e mentalità di un progettista che aveva
ideato e realizzato il più straordinario motore di Formula 1 degli anni Cinquanta.
Per rispondere anche a Fabio, nel Lampredi, invece, la differenza praticamente non c'è.
E' montato inclinato (ma di pochi gradi) su alcuni modelli Lancia, Fiat e Alfa Romeo ed invece perfettamente "dritto" in altri.
Rispettando, peraltro, con l'inclinazione, sempre le "tolleranze" dei motori "dritti".
Lo scopo dell'inclinazione è - almeno nella Beta berlina, coupè e HPE - quello di consentire di avere l'albero motore in posizione tale da sistemare all'altezza e distanza giusta il cambio trasversale e l'uscita dei semiassi. Lasciando tuttavia lo spazio sufficiente per inserire, davanti, tutta l'alimentazione con i due carburatori doppio corpo.