Oggi in piazza è arrivato il carretto illuminato
trainato dall'asinello con Santa Lucia
per dare le caramelle ai bimbi,
un'anteprima per questa notte
12/12/2010
Re: S.Lucia
[IMG]http://i57.tinypic.com/29zscbs.gif[/IMG]
Re: S.Lucia
La fortuna sta proprio lì ... anche a Natale qualche regal:Dino non manca mai .
Re: S.Lucia
..e va be', allora non vale....
va be', era così anche a bruxelles, arrivava santa klaus (san nicola) e poi anche babbo natale
va be', era così anche a bruxelles, arrivava santa klaus (san nicola) e poi anche babbo natale
Salvaroma


Re: 12/12/2010
Da Wikipedia
A Verona
Secondo la tradizione popolare veronese, intorno al XIII secolo, in città, in particolare tra i bimbi, era scoppiata una terribile ed incurabile epidemia di “male agli occhi” La popolazione decise allora di chiedere la grazia a Santa Lucia, con un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di S. Agnese, dedicata anche alla martire siracusana, posta dove oggi c'è la sede del Comune: Palazzo Barbieri. Il freddo spaventava i bambini che non avevano nessuna intenzione di partecipare al pellegrinaggio. Allora i genitori promisero loro che, se avessero ubbidito, la Santa avrebbe fatto trovare, al loro ritorno, tanti doni. I bambini accettarono ed iniziarono il pellegrinaggio; poco tempo dopo l'epidemia si esaurì. Da quel momento è rimasta la tradizione di portare in chiesa i bambini, per la benedizione degli occhi, il 13 dicembre e ancora oggi, la notte del 12 dicembre, i bambini aspettano l'arrivo di S. Lucia che porta loro gli attesi regali in sella ad un asinello accompagnata dal Castaldo. Si lascia un piatto sul tavolo con del cibo con cui ristorare sia lei che l'asinello prima di andare a dormire. In quella sera i bambini vanno a letto presto e chiudono gli occhi, nel timore che la Santa, trovandoli ancora svegli, li accechi con la cenere. La mattina dopo, Lucia fa trovare loro il piatto colmo di dolci, fra cui le immancabili “pastefrolle di Santa Lucia”, di varia forma (stella, cavallino, cuore…), nonché l'altrettanto immancabile "ghiaia dell'Adige" ed il "carbone dolce" per i bambini "cattivi". Le formine delle frolle scacciano il male e sono di buon auspicio. Dal secolo scorso si è sviluppata, per l'occasione la tradizionale grande fiera, che ancora oggi si tiene nei tre giorni precedenti il 13 dicembre, in una Piazza Bra' riempita dai “bancheti de Santa Lussia”, ricchi di giocattoli e dolci di ogni tipo.
Nel nord Italia
In alcune regioni dell'Italia settentrionale, particolarmente nel Trentino e nelle province di Udine, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Verona, esiste una tradizione legata ai "doni di santa Lucia", figura omologa dei vari San Nicola, Babbo Natale, Gesù bambino, Befana ed altri che, durante i secoli, hanno sostituito l'antico culto degli avi, nell'immaginario infantile.
Secondo la moderna usanza, nata negli anni trenta e consolidatasi nei decenni successivi, i bimbi scrivono una lettera alla santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi ed obbedienti durante l'anno.
Per accrescere l'attesa a la credenza dei bimbi, è uso che i ragazzi più grandi, nelle sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da messa e richiamando i piccoli al loro dovere di andare subito a letto, ad evitare che la santa li veda e li accechi, gettando cenere nei loro occhi. Allo scopo di ringraziare la santa è uso lasciare del cibo; solitamente delle arance, dei biscotti, mezzo bicchiere di vino rosso e del fieno per l'asino che trasporta i doni.
Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bimbi troveranno un piatto con le arance e i biscotti non consumati, arricchito di caramelle e monete di cioccolato. Inoltre, a volte nascosti nella casa, i doni che avevano richiesti e che sono dispensati totalmente o parzialmente, secondo il comportamento tenuto e, più spesso, secondo le disponibilità economiche dei genitori.
giacomovr
A Verona
Secondo la tradizione popolare veronese, intorno al XIII secolo, in città, in particolare tra i bimbi, era scoppiata una terribile ed incurabile epidemia di “male agli occhi” La popolazione decise allora di chiedere la grazia a Santa Lucia, con un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di S. Agnese, dedicata anche alla martire siracusana, posta dove oggi c'è la sede del Comune: Palazzo Barbieri. Il freddo spaventava i bambini che non avevano nessuna intenzione di partecipare al pellegrinaggio. Allora i genitori promisero loro che, se avessero ubbidito, la Santa avrebbe fatto trovare, al loro ritorno, tanti doni. I bambini accettarono ed iniziarono il pellegrinaggio; poco tempo dopo l'epidemia si esaurì. Da quel momento è rimasta la tradizione di portare in chiesa i bambini, per la benedizione degli occhi, il 13 dicembre e ancora oggi, la notte del 12 dicembre, i bambini aspettano l'arrivo di S. Lucia che porta loro gli attesi regali in sella ad un asinello accompagnata dal Castaldo. Si lascia un piatto sul tavolo con del cibo con cui ristorare sia lei che l'asinello prima di andare a dormire. In quella sera i bambini vanno a letto presto e chiudono gli occhi, nel timore che la Santa, trovandoli ancora svegli, li accechi con la cenere. La mattina dopo, Lucia fa trovare loro il piatto colmo di dolci, fra cui le immancabili “pastefrolle di Santa Lucia”, di varia forma (stella, cavallino, cuore…), nonché l'altrettanto immancabile "ghiaia dell'Adige" ed il "carbone dolce" per i bambini "cattivi". Le formine delle frolle scacciano il male e sono di buon auspicio. Dal secolo scorso si è sviluppata, per l'occasione la tradizionale grande fiera, che ancora oggi si tiene nei tre giorni precedenti il 13 dicembre, in una Piazza Bra' riempita dai “bancheti de Santa Lussia”, ricchi di giocattoli e dolci di ogni tipo.
Nel nord Italia
In alcune regioni dell'Italia settentrionale, particolarmente nel Trentino e nelle province di Udine, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Verona, esiste una tradizione legata ai "doni di santa Lucia", figura omologa dei vari San Nicola, Babbo Natale, Gesù bambino, Befana ed altri che, durante i secoli, hanno sostituito l'antico culto degli avi, nell'immaginario infantile.
Secondo la moderna usanza, nata negli anni trenta e consolidatasi nei decenni successivi, i bimbi scrivono una lettera alla santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi ed obbedienti durante l'anno.
Per accrescere l'attesa a la credenza dei bimbi, è uso che i ragazzi più grandi, nelle sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da messa e richiamando i piccoli al loro dovere di andare subito a letto, ad evitare che la santa li veda e li accechi, gettando cenere nei loro occhi. Allo scopo di ringraziare la santa è uso lasciare del cibo; solitamente delle arance, dei biscotti, mezzo bicchiere di vino rosso e del fieno per l'asino che trasporta i doni.
Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bimbi troveranno un piatto con le arance e i biscotti non consumati, arricchito di caramelle e monete di cioccolato. Inoltre, a volte nascosti nella casa, i doni che avevano richiesti e che sono dispensati totalmente o parzialmente, secondo il comportamento tenuto e, più spesso, secondo le disponibilità economiche dei genitori.
giacomovr
Giacomovr
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