I finanziamenti americani del dopoguerra.

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PG
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I finanziamenti americani del dopoguerra.

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Il recente ritrovamento del libro dei verbali del Consiglio di amministrazione della Lancia ci consente di fare oggi un’analisi più dettagliata di alcuni aspetti della storia dell’azienda torinese rispetto a quanto è stato scritto finora.

Premessa
Nel 1942, con l’introduzione del nuovo Codice civile, le società di capitali italiane vengono disciplinate secondo un nuovo ordinamento.
La Lancia & C. , che fino ad allora era una Società Anonima, si trasforma in Società anonima per azioni ed il suo capitale sociale, pari a 50 milioni di lire del 1941, viene suddiviso in azioni del valore nominale di lire 10.000. Poichè il Codice civile garantiva ancora l’anonimato all’azionista, a tutt’oggi è difficile ricostruire con precisione la compagine azionaria, ma possiamo attribuire con certezza il 69% delle quote alle famiglie Lancia e Miglietti, il 5% alla famiglia Vaccarossi, ed il 2% alla famiglia Bona. Nel primo dopoguerra alcune quote, ancora imprecisate, verrano rilevate dalle famiglie Gatta e Carello. Il periodo bellico, pur difficile e travagliato, consente alla Lancia di stabilire alcuni asset aziendali. Oltre alla totale riorganizzazione dell’impresa (uffici, enti e filiali italiane) vengono prese importanti decisioni che determineranno il futuro della società. A tal scopo, grazie all’efficiente lavoro svolto dall’Avv. Jappelli, vengono chiusi gli stabilimenti di Bonneuil-sur-Marne (Francia) e di Alperton (Gran Bretagna) e le relative società estere di controllo. Si da già per scontato la perdita dello stabilimento di Addis Abeba, mentre l’apertura nel 1939 dello stabilimento di Bolzano si rivelerà strategica nel corso del conflitto mondiale. Inoltre l’azienda mantiene intatte le sue compartecipazioni: il 10% della Pinin Farina, il 60% della Sabif e l’80% della Fira. Al termine della guerra, nel 1946, il consiglio di amministrazione decide una ricapitalizzazione necessaria per affrontare la ricostruzione e con fondi propri i soci aumentano il capitale sociale a 200 milioni di lire senza aumentare il numero delle quote, ma rivalutandone il valore uninominale. Le ricapitalizzazioni si succederanno annualmente fino al 1950, utilizzando sempre fondi propri, quando la Lancia porterà il capitale sociale ad 1 miliardo di lire dell’epoca, suddiviso in 100.000 azioni del valore di 10.000 lire ciascuna. Il 1950 è da considerarsi un anno felice poichè l’azienda non solo raggiungerà il pareggio di bilancio, per la prima volta dalla fine della guerra, ma avrà anche degli utili e potrà assegnare agli azionisti ben 900 lire di dividendi per quota. Tuttavia le operazioni effettuate nel dopoguerra non sarebbero state possibili senza adeguate ed opportune linee di credito. Oltre ad ottenere un finanziamento presso la Cassa di Risparmio di Torino di 100 milioni di lire nel 1947, la Lancia decise di rivolgersi all’ Ex-Im Bank (Export Import Bank) di Washington D.C. per un finanziamento dell’importo di 1.5 milioni di dollari (pari a 937,5 milioni di lire dell’epoca) necessario all’acquisto di materie prime: carbone, petrolio e derivati, acciaio. La richiesta fu possibile grazie al DL n°891 dell’ 11/9/47 approvato dal Governo italiano.
Nel 1945 la Ex-Im Bank fu incaricata dal Congresso degli Stati Uniti di concedere finanziamenti a quelle aziende americane che non potevano o non volevano assumersi il rischio del credito a causa della cessazione della domanda interna di materie prime conseguente alla fine del conflitto mondiale. Di conseguenza il surplus di materie prime fu rivolto all’estero ben prima dell’inizio del programma ERP. La Ex-Im bank concesse crediti per l’acquisto di commodities a tutti i paesi dell’Europa occidentale che erano stati occupati/annessi dalla Germania nazista, Polonia, Cecoslovacchia ed Austria inclusi, con l’eccezione quindi della Gran Bretagna. Lo stanziamento a favore dell’Italia, approvato con il DL n°891 dell’ 11/9/47, fu di 100 milioni di dollari.

L’European Recovery Program
L’ERP (European Recovery Program) è un enorme piano di sviluppo deciso dal Congresso degli Stati Uniti per consentire all’Europa di ricostruire i propri paesi, di farli funzionare in modo efficiente e quindi di reinserirli in un ciclo economico autonomo. A tal scopo gli USA costituiscono l’ECA (European Cooperation Administration) un’agenzia governativa nata per gestire le transazioni ed il presidente Truman nomina P.G. Hoffman, ex-presidente della Studebaker corporation, a capo dell’agenzia. Le trattative con i ministri europei si svolgono a Parigi, viene deciso che ogni governo europeo nomini una propria agenzia per esaminare le richieste. Il piano prevede inizialmente una copertura di 15 miliardi di dollari dell’epoca ripartiti in quattro anni. Le assegnazioni vengono divise in grants (cessioni a titolo gratuito) per le commodities, quali cereali, cotone, carbone, petrolio e derivati, acciaio ed in loans (prestiti di valuta con interessi fissi) per l’acquisto di attrezzature varie per le industrie. Per i loans viene stabilito che i rispettivi ministeri del Tesoro stanzino presso le banche centrali nazionali un controvalore in valuta e che i prestiti superiori ad 1 milione di dollari siano vagliati dall’agenzia europea OECE (Organizzazione per la Cooperazione Economica europea) presso la sede di Parigi e dall’americana ECA di Washington D.C. prima dell’assegnazione. Della concessione delle assegnazioni dei loans viene incaricata nuovamente l’Ex-Im Bank, mentre l’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) assume il ruolo di controparte italiana. Il piano ERP diventa operativo nell’aprile del 1948 ed interessa tutti i paesi dell’Europa occidentale, esclusa la Germania. I paesi del cosiddetto blocco comunista non ne beneficeranno, ma L’URSS avrà delle compensazioni in grants, calcolate a parte, per il suo fondamentale apporto nell’ottenimento della vittoria sulla Germania. Il primo anno, ma sarebbe meglio considerare il periodo maggio 1948-dicembre 1949, è quello più attivo ed efficace. L’Italia è il quarto paese europeo per importi assegnati dal programma, sia di grants che di loans, dietro alla Gran Bretagna, alla Francia ed alla Germania Ovest, in quanto nel 1949 la Germania è stata separata ed il settore Ovest è diventato di diritto beneficiario del programma ERP. In questo lasso di tempo, a causa di alcune difficoltà nell’interpretazione delle norme e nella formulazione delle richieste, le aziende italiane del settore metalmeccanico a fronte di 119 domande per i loans ne vedranno accolte solo 30. L’industria italiana beneficia comunque di un totale di 26 milioni di dollari di loans nel primo anno del programma, valore che rappresenta il 16% degli importi erogati.
La Lancia decide di aderire all’ ERP al pari di tante altre industrie italiane ed effettua nel 1948 una prima richiesta, per un importo di 500.000 dollari (pari a 312,5 milioni di lire dell’epoca), necessitando di alluminio, leghe e materiali speciali; la seconda nel 1949 per un importo di 800.000 dollari (pari a 500 milioni di lire dell’epoca) e la terza nel 1950 per un importo di 320.000 dollari (pari a 200 milioni di lire dell’epoca), necessitando di attrezzature e di macchinari. In questo biennio l’azienda aveva già completato la ricostruzione post-bellica degli stabilimenti ed aveva fronteggiato la pesante crisi nazionale nel settore degli autotrasporti causata della liquidazione degli autocarri del parco ARAR. Va ricordato che allora il 34% della produzione Lancia era rappresentato dall’Esatau e che la vendita di chassis cabinati era molto più redditizia di quella delle due autovetture Aprilia ed Ardea.
Nel frattempo il governo americano, dati i deboli risultati economici di alcuni paesi europei, aveva pensato di prolungare il periodo del programma ERP a tutto il 1952 e di stanziare quindi altri aiuti e finanziamenti. Tuttavia lo scenario interno, in quel periodo al governo erano in maggioranza i Repubblicani, e lo scoppio della guerra di Corea con il conseguente rischio di una Terza guerra mondiale, posero fine al programma ERP nella primavera del 1951. Nonostante ciò gli industriali italiani insistettero con il Ministro del Tesoro Pella, attraverso il presidente della Confindustria Angelo Costa, nell'ottenere una proroga ed inoltrarono ancora delle richieste, ma tutti, Fiat compresa, ricevettero una risposta negativa. La sua durata effettiva fu di 3 anni e tre mesi e la cifra investita fu di circa 12.8 miliardi di dollari in totale, 1.2 miliardi dei quali furono assegnati all’Italia.

Conclusioni
Per molto tempo si è parlato di una quarta richiesta di loans da parte della Lancia per un importo di 1.8 milioni di dollari, che sarebbe stata effettuata nel gennaio del 1951. Di questa ultima richiesta non c’è alcuna traccia nel libro dei verbali del Consiglio di amministrazione, nemmeno all’ordine del giorno e probabilmente questo fatto ha contribuito a creare delle leggende, ma sarebbe stato impossibile per l’azienda, in base allo statuto societario, non farne menzione nei verbali. Possiamo però dire che se l’intenzione c’era non fu portata a termine e molto probabilmente perchè non si fece in tempo fra il gennaio e l’ aprile del 1951 a presentare la domanda ed ottenere il finanziamento. Va tenuto presente che per quell’importo la richiesta doveva passare al vaglio dell’OECE e dell’ECA prima che l’IMI erogasse il finanziamento e che il ministero del tesoro doveva depositare il controvalore in valuta presso la Banca d’Italia. Tuttavia da più parti si è dato per scontato che la domanda sia stata inoltrata e poi rifiutata per svariati motivi che hanno volutamente contribuito a dipingere con tinte fosche la vicenda. In primis si è detto che agenti della CIA presso l’ambasciata USA di Roma avessero comunicato a Parigi che Gianni Lancia si era iscritto al PCI dopo la guerra. Fatto del tutto assurdo poichè il primogenito di una delle 5 famiglie più importanti di Torino non aveva nessun motivo di prendere la tessera del PCI e comunque documentabile perchè nè nel 1945, anno in cui Gianni Lancia raggiunse la maggiore età, nè nel 1946 risulta iscritto negli elenchi del PCI torinese. In seguito si è detto che la Lancia aveva cercato di vendere o comprare acciaio nella Germania Est, episodio che non trova riscontri perchè la Germania Est faceva parte del blocco comunista e quindi non c’era nessuna possibilità di portare o di ricevere qualcosa in cambio: nè denaro, nè merci per il controvalore. Oltretutto la Lancia non necessitava nè di soldi, li aveva già ottenuti dalle banche e dall’ERP, nè di materiali perchè poteva reperire facilmente i lamierati in acciaio stampati a caldo sul territorio nazionale e gli acciai ad alto tenore di carbonio dagli USA, come già avveniva regolarmente. Infine si è detto pure che la famiglia Lancia ed i soci litigarono sul da farsi, un evento plausibile, ma che di nuovo non trova testimonianza nei verbali del CdA e che risulta però improbabile alla luce dei risultati positivi dei bilanci sia del 1950 e soprattutto del 1951, quando si raggiunsero 2.6 miliardi di lire di utili, pari a quasi il doppio dell’anno precedente. Ma se ci fosse una traccia di questa quarta richiesta, non può che trovarsi negli archivi dell’IMI. Recentemente l'IMI ha confermato la presenza nei suoi archivi delle richieste, dei contratti e dei finanziamenti concessi alla Lancia nelle cifre e nei modi riportati sopra. Infine ulteriori studi sulla documentazione relativa al periodo della gestione Fidanza-Pesenti sono serviti a stabilire che per quanto riguarda il primo finanziamento, l'ultima rata è stata versata alla fine del 1958, mentre per gli altri 3 è stata versata alla fine del 1959.

Si ringraziano per la preziosa collaborazione:
Archivio storico Fiat, Torino ; Istituto piemontese per la storia della Resistenza, Torino ; Fondazione istituto piemontese A.Gramsci, Torino ; Fondazione L.Einaudi, Torino ; Centro studi P.Gobetti, Torino; Archivio IMI, Roma.

Fonti:
Libro giornale del CdA Lancia & C. 1942-1955 e 1955-61
Libro degli Inventari Lancia & C. 1947-53 e 1953-60
Repertorio dei finanziamenti ERP/IMI 1948-51
Gazzetta Ufficiale, serie storica 1947
Atti dell’Assemblea costituente 1947/48
Camera dei Deputati, sezione storica-discorsi:
Min.Sforza: La politica estera italiana dopo la ratifica del trattato di Pace, 1947
On. Scoccimarro: Le vie del risanamento finanziario, 1947
Min. Tremelloni: Il fondo lire, l’utilizzo ERP, 1948/49
On. Malagodi: Il piano Marshall a metà strada, 1949
Min. Togni: Il piano Marshall e gli scambi commerciali italiani con l’estero, 1949
Uff.Stampa CNCCG: ERP Italia: lineamenti di attuazione, 1948
Uff.stampa MSA: I prestiti ERP, tecnica e procedura, 1948
Uff.stampa MSA: L’ERP in Italia, 1952
ISE: Documenti sul piano Marshall, 1948
ISE: Documenti sul piano Marshall nel primo anno di attuazione, 1949
Confindustria: lettere del presidente Angelo Costa, 1951
Amatori e AAVV: La storia della Lancia, 1992
AAVV: Le carte scoperte, 1990
Bottiglieri: Storia dell’ANFIA, 1992
Romero: Gli Stati Uniti in Italia: piano Marshall e Patto atlantico, 1994
Spagnolo: Il piano Marshall in Italia, una stabilizzazione incompiuta, 2001
Fauri: Il piano Marshall e l’Italia, 2010
Allegati
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